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Biathlon: Linda Zingerle, Bionaz e Giacomel. L’Italia ha un futuro anche dopo Dorothea Wierer

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Il biathlon italiano deve ancora svegliarsi dal sogno del Mondiale casalingo che è da poco terminato. Lungo i dieci giorni di competizioni sono stati molteplici i momenti sportivamente esaltanti, dalla grande lotta in campo maschile dove i quattro titoli individuali sono stati assegnati ad altrettanti contendenti differenti alle imprese, tra le donne, della norvegese Marte Olsbu Røiseland e naturalmente di Dorothea Wierer. 

Cercando di effettuare un bilancio complessivo della prestazione azzurra, però, è altresì evidente come alle spalle della fuoriclasse altoatesina la situazione in questa rassegna iridata non sia stata particolarmente rosea. Lisa Vittozzi è alle prese con dei problemi più psicologici e mentali che fisici dall’inizio della nuova Coppa del mondo e, nonostante qualche lampo nelle staffette, le sue prestazioni continuano a destare qualche preoccupazione. Lukas Hofer si è ben difeso raccogliendo però come massimi risultati alcuni piazzamenti a ridosso della top 10, non certo il bottino che ci si poteva augurare dal carabiniere di San Lorenzo di Sebato. Le situazioni più serie riguardano però certamente tutti gli altri. Dominik Windisch ha perso nelle ultime stagioni un po’ di brillantezza nella sciata e la miracolosa e impareggiabile mass iridata del 2019 non può distrarre dal fatto che ormai i piazzamenti di peso stiano cominciando a mancare costantemente per lui. Federica Sanfilippo sembrava in crescita in questo 2020 ma non ha rubato l’occhio allo stesso modo, con particolare riferimento alla brutta frazione in staffetta. Michela Carrara è in enorme crescita e da quando è stata portata in Coppa sta rispondendo sempre più presente quantomeno sugli sci stretti, ma per il momento resta difficile ipotizzare una sua esplosione che la renda atleta capace di lottare per i piazzamenti di vertice. Thomas Bormolini ha perso un po’ di fiducia in sé stesso con il calo di rendimento patito a gennaio e nonostante il tiro stia rispondendo abbastanza positivamente fatica più del previsto ad avvicinarsi alla top 10, mai raggiunta in carriera.

Senza fare di tutta l’erba un fascio e definire disastrosa una situazione che tale non è, in quanto stanno continuamente arrivando, per un motivo o per l’altro, enormi soddisfazioni a riconoscimento del lavoro svolto, è necessario cominciare a preoccuparsi anche del futuro, che significa Pechino 2022 in primis ma naturalmente con un occhio di riguardo all’edizione casalinga successiva delle Olimpiadi invernali. Risulta abbastanza evidente che gli atleti maschi nati nel decennio ’90 abbiano trovato grosse difficoltà nell’emergere e che al momento nessuno possa rappresentare una solida alternativa al ruolo comunque di peso delle prime punte attuali. Daniele Cappellari e Patrick Braunhofer sono ottimi tiratori ma il salto di qualità sugli che ci si augurava quest’estate quando sono stati chiamati ad allenarsi con la squadra A, non è arrivato. Il friulano si sta difendendo solamente grazie alle straordinarie percentuali ma è lontano, al momento, dal poter competere con avversari di Coppa, mentre l’altoatesino è letteralmente sparito dai radar dopo alcuni acciacchi fisici che sembrano averne condizionato oltremodo una condizione che non riesce più a ritrovare. E allora è necessario guardare ancora più in basso.

Il nuovo millennio offre due interessantissimi giovani come il trentino Tommaso Giacomel e il valdostano Didier Bionaz, classe 2000, che si sono messi in luce nei recenti campionati mondiali junior di Lenzerheide (gareggiando in età youth). Ciò che conta non sono però i singoli risultati ottenuti in gare singole ma il contesto grazie al quale essi sono arrivati. Il motore che entrambi hanno a disposizione è evidentemente di ottima qualità, spesso sono riusciti ad andare più forte dei colleghi più navigati e questo è un sintomo fondamentale per giudicare il potenziale grezzo di un atleta. I due ragazzi hanno da poco esordito nell’IBU Cup dei senior e Bionaz in particolare è già stato capace di sfiorare il podio in un paio di occasioni. Con la corretta gestione delle risorse l’impressione è che si possa avere a disposizione due ricambi immediati per i posti in Coppa del Mondo di Cappellari e/o Giuseppe Montello, di modo da preparare entrambi ai Giochi che si svolgeranno tra un paio d’anni.

Il settore femminile resta al momento molto meno delicato, in quanto non c’è la stessa urgenza di forzare le cose. Carrara può crescere ancora molto, Sanfilippo è ampiamente in grado di restare a buoni livelli da qui a Pechino e non va dimenticata naturalmente anche Irene Lardschneider, che nonsotante stia attraversando una stagione molto sotto le aspettative, è certamente in grado di riprendere quel ruolo che in tanti le attribuivano fino a solo 14 mesi fa. Dai sopra citati Mondiali giovanili svizzeri di gennaio, nella categoria youth, sono arrivate però tutte e quante le soddisfazioni in termini di medaglie, visto che tra Hannah Auchentaller, Rebecca Passler e Linda Zingerle l’Italia è riuscita ad andare a medaglia in tutte le prove. Naturalmente la figlia d’arte di Andreas è uscita dalla rassegna come il nome più caldo in conseguenza al titolo nella sprint e al bis quasi sfiorato nell’inseguimento, ma tutte e tre possono, con i propri modi e tempi, riuscire ad emergere celermente e portare la concorrenza interna per i due rimanenti posti virtuali nella staffetta ad un altro livello. Per le tre altoatesine naturalmente saranno fondamentali in tal senso i risultati del prossimo inverno, dove dovrebbero essere schierate nell’IBU Cup senior femminile che servirà come test per il decisivo anno seguente.

E’ davvero prematuro parlare di cosa si possa ottenere da questi giovani e interessantissimi talenti, nello sport le dimostrazioni che i risultati a livello giovanile non determinano automaticamente quelli ad alti livelli sono infinite. Tuttavia la base di partenza è decisamente interessante e il futuro del biathlon italiano pare essere in buone mani.

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michele.brugnara@oasport.it

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Foto: ufficio stampa newspower

1 Commento

  1. riax

    26 Febbraio 2020 at 14:03

    Intanto si può dire che una bravissima Irene Lardschneider fa il 14° posto a 32″.7 dalla vetta in IBU CUP a Mionsk e salva l’Italia dalla seconda delusione di giornata, dopo le eliminazioni dei quattro azzurri in gara.Infatti, erano già state eliminate Nicole Gontier (67ª con tre penalità e due ricariche) e Alexia Runggaldier (79ª con due penalità e una ricarica), la prima penalizzata dall’imprecisione al poligono, la seconda in difficoltà sugli sci.

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