Sci di fondo

“Bolshunov ha chiuso la Coppa del Mondo. Johaug commovente e d’esempio per tutte” ‘L’ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo si è trasferita nel Nord Europa, dove rimarrà senza soluzione di continuità per un mese. Il primo appuntamento nordico è andato in scena a Falun, in Svezia, autentico antipasto in vista dello Ski Tour scandinavo che prenderà il via settimana prossima. La tappa potrebbe aver posto la parola fine sulla lotta per la Sfera di cristallo maschile, con Alexander Bolshunov che ha sfruttato al meglio l’assenza di Johannes Høsflot Klæbo. Invece fra le donne Therese Johaug ha inanellato l’ennesima vittoria, mentre la Coppa sprint si fa più incerta che mai, poiché Linn Svahn, Anamarija Lampic e Natalia Nepryaeva sono in piena bagarre.

Andiamo dunque a fare il punto della situazione in compagnia di Fulvio Valbusa, nella decima puntata de “L’ululato del Bubo”, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in compagnia del campione olimpico di Torino 2006.

Dunque Bubo, Alexander Bolshunov ha approfittato al meglio dell’assenza forzata di Johannes Høsflot Klæbo, marcando 190 punti in due gare. Per di più, il parziale dopo il Tour de Ski parla di un eloquente 566 a 216 in favore del russo. Dunque, considerando che ora Bolshunov ha un vantaggio di 425 punti, possiamo dire che la Coppa del Mondo ha ormai preso la strada della Russia? Oppure il norvegese può ancora sovvertire la situazione?
“Bolshunov ha sfruttato al meglio l’occasione. Secondo me neanche lui pensava di portare a casa così tanti punti in questo weekend. È quasi come se avesse vinto due gare! Sta benissimo, quindi credo che sia il favorito anche per il Tour scandinavo, dove Klæbo rientrerà, ma non penso potrà essere competitivo a 360° come il russo. Quindi, io credo che la Coppa del Mondo si sia chiusa a Falun, a meno che Bolshunov non abbia seri inconvenienti da qui a fine stagione. Mi fa piacere pensare che la Sfera di cristallo vada in Russia, perché finalmente prende una strada diversa dal solito. Di questo fatto saranno contenti tutti i media mondiali e, sotto sotto, anche quelli norvegesi. Loro, infatti, vogliono sempre lotta, non competizioni scontate. Quindi, paradossalmente, non gli dispiacerà vedere i propri atleti subire un’occasionale sconfitta dopo tanti trionfi”.

Capitolo Italia. Federico Pellegrino ha disputato una grande sprint, seppur conclusa al quarto posto. Al di là del risultato, volevo chiederti come vedi la situazione in ottica futura. Klæbo a parte, la concorrenza nelle sprint sta crescendo. Insomma, quali sono le prospettive di Chicco, che dovrà confrontarsi contro una generazione di nuovi sprinter?
“Pellegrino ha disputato una grande gara, perché arrivare quarto in una sprint così non è affatto banale. Se devo essere sincero, dopo la semifinale pensavo che potesse aggiudicarsi la vittoria. Così non è stato, perché la concorrenza è appunto elevatissima. Pål Golberg è una scheggia impazzita, può farti prestazioni incredibili così come arrivare centesimo. Però la situazione si fa preoccupante soprattutto guardando al futuro, come hai detto tu. Erik Valnes fa paura. Ha sei anni meno di Chicco ed è stato impressionante vedere un atleta della sua stazza reggere così bene sulle salite. Insomma, il lotto degli avversari si farà sempre più fitto. Klæbo sarà onnipresente; Valnes può diventare un altro mostro, soprattutto in alternato; Bolshunov lo conosciamo; Chanavat a skating quest’anno si è messo ad andare come un aereo; occhio anche a Taugbøl, che secondo me ha tanto potenziale. Quelli che ho citato sono tutti atleti di tre, quattro o addirittura sei anni più giovani di Pellegrino! In questo senso, i loro tempi di recupero possono essere sicuramente più rapidi. Quindi Chicco, per emergere, dovrà mettere in campo tutta l’esperienza a sua disposizione. Può sicuramente andare a medaglia sia ai Mondiali 2021 che alle Olimpiadi 2022, ma non potrà più sbagliare una virgola e sono sicuro che lui ne è consapevole”.

Sempre in tema Italia, cosa vogliamo dire del fatto che proprio Pellegrino sia il migliore azzurro anche nelle prove distance?
“Effettivamente è triste, perché sappiamo bene come Chicco usi le gare di distanza allo scopo di crearsi una solida base di resistenza per essere competitivo turno dopo turno nelle sprint. Il fatto che lui, che gareggia nelle distance in funzione delle sprint, batta tutti gli altri azzurri anche in quest’ambito è indubbiamente inquietante per il resto della squadra.

Va bene Bubo, ti faccio la domanda diretta. Dobbiamo metterci il cuore in pace? Sarà un inverno privo di acuti per De Fabiani?
“Ricordo bene cosa avevo detto tra Nove Mesto e Oberstdorf. Pensavo che finalmente si stesse accedendo, ma il risultato dei campionati italiani assoluti mi ha fatto venire il dubbio che, invece, quanto visto in Repubblica Ceca e Germania sia stato un fuoco di paglia. Purtroppo questa paura si è tramutata in realtà a Falun. Lo avevo annunciato protagonista al Tour scandinavo, ma ora come ora non credo potrà accadere. La condizione non la migliori esponenzialmente in una settimana, quindi non possiamo fare altro che metterci il cuore in pace. Purtroppo dobbiamo prendere atto del fatto che De Fabiani, quest’anno, non c’è.”.

Due parole sull’esordiente Gilberto Panisi, se non altro perché la sua storia ti ha molto colpito. Vuoi dire qualcosa su di lui?  
“Per questa puntata mi limito a dire che è un gran ragazzo. È arrivato in Coppa del Mondo da civile, avendo a disposizione letteralmente solo tre paia di sci in croce, che peraltro si è sempre preparato da solo in Opa Cup. Come se non bastasse si stila i programmi di allenamento praticamente da solo, assistito da un tecnico italiano del triathlon, ripeto del triathlon, e non dello sci di fondo! Fatte queste premesse, è incredibile pensare che non solo sia arrivato in Coppa del Mondo, ma abbia addirittura battuto atleti della squadra nazionale. Insomma, questo è un argomento che dovremmo approfondire in una delle prossime puntate. Perché se un civile, che arriva praticamente dal nulla, riesce a fare meglio di tanti connazionali, arruolati e seguiti da tecnici federali, allora forse sarà il caso di guardarsi indietro e riflettere su quanto è stato fatto”.

Passiamo al settore femminile. Personalmente Therese Johaug domenica mi ha commosso. Vederla attaccare Andersson con quella veemenza nel chilometro conclusivo, riuscendo con un ultimo disperato assalto a conquistare una vittoria che, francamente, non avrebbe aggiunto nulla al suo palmares è stato emozionante. Secondo me questa ragazza, una volta di più, ci ha fatto capire la sua grandezza. Esagero?
“Sono d’accordo con te. Perché una norvegese con la Coppa del Mondo già in tasca, che corre in Svezia di fronte a un numeroso pubblico svedese, con una Ebba Andersson straordinaria capace di starle attaccata al sedere per nove km, potrebbe anche dire ‘vabè, amen, lasciamola vincere questa ragazza’. Invece no, si è spremuta come un limone per imporsi, riuscendoci. Questo non significa essere cannibali. Semmai significa saper e voler dare sempre il 100%, fino alla fine. Queste sono lezioni di sci di fondo impartite a chi non riesce a fare fatica, senza metterci né la testa, né il cuore. Johaug ci ha mostrato ancora una volta quanta umiltà ci vuole  per essere campioni. Sarà anche un fenomeno, ma quello che la rende così vincente è la sua capacità di soffrire in maniera estrema. Chi glielo fa fare di soffrire così? Nessuno! Se non la sua ambizione e il suo orgoglio. Sarà un esempio anche per la generazione che verrà dopo di lei. Parlo delle Andersson, delle Karlsson, delle Fossesholm, che non a caso hanno chiuso tutte nelle prime dieci”.

Concludiamo guardando alla Coppa sprint femminile. Non se ne parla granché, ma sta venendo fuori una lotta splendida. Anamarija Lampic, Linn Svahn e Natalia Nepryaeva sono racchiuse in 55 punti. Chi pensi sia la favorita? Forse la svedese potrebbe avere qualcosa in più, se non altro perché ha una media punti pazzesca, avendo partecipato solamente a cinque delle otto prove andate in scena sinora?
“Bella lotta davvero! Se la Coppa del Mondo assoluta non ha mai avuto storia, quella sprint è emozionante. Quello che hai citato è un bel terzetto e non saprei sbilanciarmi. Svahn sabato mi ha stupito, perché non pensavo potesse vincere in classico su un tracciato così selettivo. Anche Nepryaeva mi ha sorpreso, perché non credevo potesse confermarsi dopo Oberstdorf. Lampic, invece, ha dimostrato di avere una grandissima preparazione. Ecco, al riguardo permettimi di dire una cosa. Tanto di cappello ad Anamarija Lampic, perché con grandissima generosità si è spremuta alla morte per concludere settima in una 10 km. Lei, una sprinter pura che si sta giocando la Coppa del Mondo di specialità! Non solo ha partecipato alla gara distance, ma si è anche portata a casa un grandissimo risultato. Ha tutta la mia stima perché a me, queste cose, fanno tantissimo piacere”.

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Foto: Davide Glatz

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