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Ciclismo, Eva Lechner: “Sono molto credente. Il mio sogno? Vestire la maglia iridata”

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Eva Lechner è senza ombra di dubbio la certezza più grande, più bella del Ciclocross e della Mountain bike nazionale da ormai diversi anni. È una donna che non ha bisogno di tante presentazioni, visto che parla per lei il suo meraviglioso palmares che l’ha identificata come la regina del movimento del fuoristrada italiano. Bolzanina tutta d’un pezzo, dal sorriso e dalla determinazione senza eguali, Eva è la campionessa italiana in carica di ciclocross, titolo appena conquistato in quel di Schio per l’undicesima volta, un record.

Ma è anche la vicecampionessa europea di questa specialità, medaglia d’argento nel 2019 alla rassegna tricolore di MTB tra le donne Elite, ma anche a livello continentale, del Team Relay; tutto questo parlando soltanto degli ultimi mesi di gare tra una disciplina e l’altra, ed esclusivamente a livello di campionati nazionali e non. Le altre corse? Il suo passato? Un lunghissimo elenco di successi e di soddisfazioni per questa donna che vive per il ciclismo e che si ritiene veramente fortunata nell’aver fatto della sua passione la sua bellissima e gloriosa esistenza.

Partiamo innanzitutto da un tuo giudizio sul Mondiale di ciclocross che hai affrontato lo scorso weekend a Dübendorf.

“La cosa positiva è che mi sono presentata al Mondiale preparata e, soprattutto, sono riuscita a preparare l’avvicinamento alla prova iridata con tranquillità. Ero concentrata, tranquilla. Poi purtroppo c’è stato un piccolo incidente in partenza che mi ha praticamente portato nelle ultime posizioni; questo mi ha frenato un po’, altrimenti avrei avuto la possibilità di attaccarmi alle ruote delle prime. Vorrei tanto sapere come sarebbe andata in questo caso. C’era tantissimo vento, ho fatto tutta la gara in rimonta; il mio obiettivo era quello di andare il più avanti possibile. È un vero peccato, ma alla fine sono contenta di come sono riuscita a reagire, visto che ho chiuso al settimo posto partendo in pratica dalla trentesima posizione. E poi con un percorso così veloce non era affatto facile”.

Cosa ne pensi della neo campionessa del mondo Ceylin Del Carmen Alvarado?

“Va tanto forte, e poi ha solamente ventidue anni. È arrivata in Svizzera con una costanza che fa veramente paura a quell’età, perché quest’anno non è riuscita a salire sul podio soltanto una volta. È impressionante”.

Sei soddisfatta della sua stagione, oramai finita da un po’, di MTB? E per quanto riguarda il ciclocross?

“Per la mountain-bike sono soddisfatta, perché comunque sono riuscita nuovamente ad essere tra le migliori con più costanza. Poi sono riuscita ad entrare anche in una top ten che non arrivava da diverso tempo e per questo sono davvero contenta di aver fatto un netto miglioramento. Adesso il primo step è quello di puntare al podio. Ovviamente ci sono stati anche dei momenti no come aver perso il Campionato italiano, e poi mi sono presentata al Mondiale abbastanza stanca. Ho vissuto un periodo veramente pesante tra luglio e agosto dove penso di esser rimasta a casa giusto quattro giorni. Era una stanchezza sia fisica che mentale. Poi erano tutte gare una in fila all’altra”. 

Tra i prossimi obiettivi ci sono anche le Olimpiadi di Tokyo?

“Si. Finita la stagione di ciclocross ripartirò subito con la MTB e andrò a fare una gara a tappe in Spagna con la Nazionale Italiana. Dobbiamo cercare di ottenere degli ulteriori punti per avere due posti in Giappone e tra l’altro potremo giocarceli fino a fine maggio. Spero proprio di qualificarmi e in tal caso far bene, perché probabilmente potrebbe essere l’ultima Olimpiade. Ma non si sa mai, visto che c’è gente che ha disputato i Giochi Olimpici a quarant’anni e tra quattro anni non avrò ancora raggiunto questa “soglia”. Nel frattempo iniziamo a puntare a Tokyo”.

Tra Ciclocross e Mountain bike, il tuo cuore è diviso a metà, oppure prediligi una disciplina rispetto all’altra?

“A metà. È difficile scegliere”.

Fino a dove riuscirà a spingersi Eva Lechner? Parlando anche di sogni

“Il sogno è sempre quella maglia iridata che mi è sfuggita un paio di volte con sfortuna. Spero di avere ancora l’opportunità di vincerla in tutte e due le discipline, o almeno in una. Poi se non riuscirò a raggiungere questo obiettivo, pazienza; però ci proverò. Ci sono andata vicina sia nel ciclocross che nella MTB ma sono incappata in forature o cadute”.

Qual è la tua forza? Magari anche una motivazione, una spinta in più per le giovani atlete che stanno emergendo in questo momento 

“La mia forza personale è anche Dio. Sono molto credente e vivo anche secondo la Bibbia. E poi c’è la passione. Anch’io ho passato dei momenti difficili in cui avrei voluto mandare tutto all’aria, anche con un over training nel 2016 che ho risentito per un po’ di anni. Ci ho messo diverso tempo per tornare a sentirmi bene. Però non ho mai dimenticato che ho l’opportunità di fare il mio hobby come lavoro. Tanti mi hanno detto “Vai in bici finché puoi e finché riesci a guadagnare soldi in questo modo, perché il mondo del lavoro è tutta un’altra cosa”. Per questo motivo mi sono sempre ricordata che è comunque un mio hobby, e così ho sempre cercato di reagire in sella ad una bici e di non vederla come un peso. Sono fortunata di avere questa opportunità, perché quando ero piccola avevo sempre paura di diventare grande. E poi ho fatto della mia passione la mia vita”. 

Tu sei un’esperta di multidisciplinarietà, un concetto ancora da ampliare qui in Italia per la sua importanza nella crescita e nella carriera di un’atleta.

“È fondamentale. Anche per coloro che fanno strada e pista, è importante provare le discipline del fuoristrada e viceversa. Ognuna di esse ha qualcosa in più che è in grado di aiutarti anche nella specialità di punta. Questo lo possiamo notare in atleti fortissimi su strada come Mathieu Van der Poel, Matteo Trentin, Elia Viviani, Julian Alaphilippe, Peter Sagan, Jakob Fuglsang. Tutti loro hanno affrontato la multidisciplinarietà e sono diventati tra gli uomini più forti del mondo del movimento su strada. Aiuta davvero tanto”.

Come giudichi il movimento del fuoristrada italiano a livello femminile? Quali sono le nostre speranze per il futuro?

“Si sta migliorando. Però ci sono stati degli anni in cui non veniva su nulla di buono. Adesso ci sono delle ragazze molto giovani che comunque stanno crescendo tra le Junior e le Allieve. Però questo andrà capito col tempo, perché quando ho iniziato a correre da Allieva primo anno, era tutto un gioco e non mi allenavo più di tanto. Invece oggi è già tutto molto professionale sin da piccoli. Sicuramente c’è molto più movimento rispetto a dieci anni fa”. 

Come immagini il tuo futuro dopo che avrai smesso di correre?

“Ci penso già. Il mio sogno sarebbe quello di rimanere nel ciclismo, o lavorando in una squadra, o entrando in un Comitato, e quindi di essere ancora in campo. Magari aiutare le ragazzine e le donne a migliorarsi. Ovviamente vorrei contribuire con la mia esperienza. Potrebbe essere una bella soluzione e mi farebbe molto piacere”.

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lisa.guadagnini@oasport.it

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Foto: Luca Tedeschi / LivePhotoSport

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