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Ciclismo su pista, le prossime sfide di Filippo Ganna: Olimpiadi di Tokyo 2020, il muro dei 4 minuti e il record dell’ora

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Il quarto titolo iridato nell’inseguimento individuale, il nuovo record del mondo della specialità e il bronzo con record italiano nella prova a squadre. Un bottino fantastico quello con cui Filippo Ganna torna a casa dai campionati del Mondo di ciclismo su pista di Berlino. Ma la cosa veramente incredibile è che questo è solo l’inizio. Già, perché il 23enne piemontese, il quale è ormai entrato ufficialmente nella storia della sua disciplina, ha tutta una carriera davanti, a cominciare da questo 2020 appena iniziato ove ha molteplici obiettivi.

Innanzitutto, ora, si concentrerà un po’ sulla strada, anche per capire che corridore potrà diventare. L’ipotesi classiche del nord pare scartata. D’altronde quel successo alla Parigi-Roubaix U23 2016 era ben poco indicativo. Quella gara non aveva davvero nulla in comune con la vera Regina delle Classiche. Si svolse, infatti, a fine maggio e i 107 corridori che conclusero la corsa arrivarono raccolti in 1’13”. Lo stesso Filippo, che all’Inferno del Nord dei grandi al momento ha un DNF e un fuori tempo massimo, sembra essere molto poco interessato alle corse in linea del pavé. La scelta team Ineos, una squadra in cui inseguitori come Wiggins e Thomas sono diventati uomini da grandi giri, pare parlare chiaro in questo senso.

L’idea è che a Ganna interessino prima di tutto le cronometro. Nelle gare contro il tempo, nell’ultimo periodo, è riuscito a trasformarsi dal classico inseguitore forte principalmente sulle distanze brevi, a cronoman completo capace di competere coi migliori financo quando si superano i 50 km. Il bronzo agli scorsi Mondiali sembra essere solo l’inizio e l’impressione è che Filippo possa crescere ancora molto in questa disciplina. Già quest’anno, verosimilmente, lo vedremo battersi per una medaglia alle Olimpiadi-

Ma oltre alle crono, Ganna sembra covare un altro sogno: le corse a tappe. D’altronde gli esempi di grandi inseguitori capaci di eccellere addirittura nei grandi giri, nella storia, si sprecano. Fausto Coppi, Hugo Koblet, Ercole Baldini, Jacques Anquetil, Roger Riviere, Ferdinand Bracke, Francesco Moser e, ovviamente, i già citati Wiggins e Thomas. Certamente questo è un progetto più a lungo termine, ma i bei risultati ottenuti al Tour de San Juan lasciano intendere che il potenziale sui cui lavorare ci sia. Sulle tre settimane è tutto da vedere, ma non sarebbe sorprendente se nel futuro prossimo Filippo vincesse una Tirreno-Adriatico piuttosto che un Giro di Romandia, competizioni World Tour che solitamente non presentano un tracciato troppo aspro.

Dopodiché, ovviamente, ci sono anche gli obiettivi su pista. Innanzitutto a Tokyo 2020 il quartetto azzurro, l’unico capace di far tremare la corazzata danese in questa rassegna iridata, si presenterà per vincere l’oro. L’aggiunta del promettentissimo 19enne Jonathan Milan, grande protagonista a Berlino sia nella prova a squadre che in quella individuale, conclusa ai piedi del podio, ha fatto fare il salto di qualità al poker azzurro. Se poi in Giappone dovesse esserci anche il miglior Plebani, allora l’Italia avrà veramente tutte le carte in regola per guardare negli occhi gli assi provenienti dalla penisola nordeuropea.

Infine, ci sono le due grandi suggestioni. La prima è abbattere il muro dei quattro minuti nell’inseguimento individuale. Al momento Filippo si è fermato a 4’01”, ma l’impressione è che prima o poi possa migliorarsi ulteriormente. E la seconda è il record dell’ora. Una prova, anch’essa, che negli anni ha sorriso a tanti grandi inseguitori. Da Coppi a Wiggins, passando per Anquetil, Baldini, Riviere, Bracke, Boardman. Il lavoro fatto al team Ineos sulle cronometro lunghe, che ha permesso a Ganna di migliorare notevolemente negli sforzi prolungati, potrà essere la chiave quando il piemontese deciderà di tentare l’assalto ai 55.089 km di Victor Campenaerts.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Lapresse

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