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Dorothea Wierer, il cuore di Anterselva e del biathlon azzurro. Una doppietta per la storia: chi è la fuoriclasse altoatesina?

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Dorothea Wierer è la donna del momento. Ha conquistato la seconda medaglia d’oro nei Mondiali di biathlon di Anterselva, replicando nell’individuale il successo dell’inseguimento e regalando all’Italia la terza medaglia. In pochi però, esclusi gli appassionati della disciplina, conoscono l’atleta e il personaggio che oggi guida la classifica di Coppa del Mondo di biathlon e che sta riscrivendo la storia di questo sport in Italia ma non solo.

Dorothea proviene da Rasun Anterselva, così come Dominik Windisch, anche se è originaria di Rasun di Sotto mentre l’atleta classe 1989 dell’Esercito risiede tuttora a Rasun di Sopra. Da diversi anni vive in Val di Fiemme con il marito Stefano Corradini, allenatore trentino nello sci di fondo. La statura non è il suo punto di forza, è una ragazza vivace, spontanea e soprattutto vera, mantenendo quel carattere e quello stile unico che non è cambiato a seguito della notorietà e dei risultati raggiunti, suscitando persino l’interesse di multinazionali come Red Bull e Adidas, main sponsor dell’azzurra. Anno dopo anno, stagione dopo stagione, l’azzurra è riuscita a crescere il suo livello sia nel fondo che nel tiro. Nel tempo libero si disinteressa di quello sport che le toglie così tante energie, preferendo rilassarsi con le serie tv e il passatempo preferito al di fuori degli allenamenti rimane comunque il suo smartphone. Se la giovane Dorothea era pigra e adorava più le feste degli allenamenti, ora è meticolosa nella gestione del proprio fisico e delle proprie energie, soprattutto per i numerosi eventi a cui partecipa, mentre al poligono il mal di schiena e il nervo sciatico rappresentano ad oggi il nemico numero uno.

Il biathlon è stato sempre nel suo DNA, fin da piccola, dal momento che ha seguito i fratelli che praticavano già la disciplina, in particolare la sorella Caroline. Già dalle giovanili è riuscita ad ottenere grandi risultati, come il tris ai Mondiali di Nove Mesto nel 2011. Ha dovuto fare i conti anche con ripetuti malanni e piccoli infortuni che le hanno rallentato la crescita, come la distorsione alla caviglia occorsa alla vigilia della stagione 2012-2013. Come detto dal Direttore Tecnico Fabrizio Curtaz il risultato di questo gruppo è la somma di ogni singolo podio e di ogni singolo bronzo, il primo dei quali è arrivato sempre a Nove Mesto con la staffetta femminile, con Dorothea al lancio, a seguire Nicole Gontier, Michela Ponza e Karin Oberhofer. Nella stagione successiva, quella che prevedeva i Giochi di Sochi del 2014, si è tolta la soddisfazione del bronzo olimpico nella staffetta mista sempre con Karin Oberhofer, Dominik Windisch e Lukas Hofer, ma arriva anche il primo podio in Coppa del Mondo nell’inseguimento di Pokljuka (Slovenia), nel giorno del ritiro di Michela Ponza e che segna un effettivo passaggio di consegne.

Un testimone che detiene tuttora perché Dorothea non si è ancora fermata: nella stagione 2015-2016 sale l’ultimo gradino per diventare un atleta di primo livello, conquistando ben tre successi in Coppa del Mondo. In tre stagioni vince la Sfera di Cristallo davanti alla compagna-rivale Lisa Vittozzi: una sfida avvincente quella dello scorsa stagione, decisa all’ultima gara e che ha diviso l’Italia del biathlon, ma che ha regalato anche l’oro iridato nei Campionati di Östersund dello scorso marzo nella mass start, in una giornata indimenticabile per i colori azzurri se abbinata all’impresa di Dominik Windisch solo poche ore dopo.

Ciò che è rimasto costante in questi anni è stata proprio lei: Dorothea è rimasta la stessa, nonostante tutto e tutti. Il gruppo della nazionale e lo staff sono rimasti il suo punto di riferimento fino ai Giochi di PyeongChang, l’unica grande delusione della carriera di Dorothea nonostante il bronzo confermato nella mista, che al termine della stagione ha visto lasciare sia Patrick Favre che Patrick Oberegger, gli allenatori che l’avevano accompagnata fino a quei livelli e che si trasferivano rispettivamente nella nazionale francese e norvegese. Questa è stata l’ennesima spinta psicologica per Dorothea che l’ha portata, con il supporto di Andreas Zingerle e Andrea Zattoni, a diventare l’atleta numero 1 del movimento internazionale di questo sport e la protagonista di questa rassegna iridata davanti al pubblico di casa che vede sempre più tinte tricolori e azzurre.

Il tassametro conta 11 vittorie in Coppa del Mondo, 3 ori Mondiali individuali, 1 Coppa del Mondo e tanti altri podi, coppe di specialità e medaglie ottenute che sarebbe riduttivo aggiungere, ma che danno la dimensione dell’atleta. Dorothea ha saputo sempre raggiungere i propri obiettivi e subito dopo riuscire ad alzare l’asticella per migliorarsi. Se l’appetito vien mangiando non ci resta che sognare, perchè “Doro” ha ancora fame…

nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Federico Angiolini

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