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Ciclismo

Elogio a Mathieu van der Poel, un talento magnifico che sta rivoluzionando il ciclismo

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Mathieu van der Poel, oggi, ha conquistato il suo terzo Mondiale di ciclocross tra gli Elite, il secondo consecutivo, il quinto in totale nella disciplina se consideriamo quelli vinti da junior, il sesto in assoluto nel mondo delle due ruote se contiamo quello vinto su strada, sempre da junior, a Firenze 2013. Numeri incredibili per un ragazzo che ha compiuto 25 anni appena due settimane fa. Ma non è tutto, da settembre 2017 a oggi van der Poel ha preso parte a 103 gare di ciclocross vincendone 93. Da settembre 2018, ad oggi, invece, sono 61 su 64. Van der Poel ha eguagliato il record di 32 successi in stagione di Roland Liboton per due anni consecutivi e si è elevato ulteriormente aggiungendo a questi le vittorie di rango su strada e nel cross country.

Ma questo ennesimo trionfo iridato non solo conferma la grandezza del fenomeno neerlandese, ma gli permette di scalare ulteriormente le vette dell’Olimpo del ciclocross, del ciclismo e dello sport in generale. Se c’era una cosa, infatti, che van der Poel non aveva ancora fatto era vincere un titolo iridato con un’impresa di portata storica. Un’impresa paragonabile a quella di Renato Longo a Zurigo nel 1967 o a quella di Albert Zweifel a Saccolongo nel 1979 o ancora a quella dell’eterno rivale Wout Van Aert a Valkenburg nel 2018. Il tulipano ha preso la testa della gara durante la partenza e non l’ha più mollata, già dopo un giro aveva staccato tutti e dopo tre aveva un minuto di vantaggio sul secondo.

Van der Poel si è dimostrato incredibilmente superiore ai rivali in ogni segmento del tracciato svizzero dell’aerodromo di Dubendorf. Nei lunghi rettilinei da fare in bicicletta riusciva a spingere un rapporto incredibilmente lungo e a toccare punte di velocità per gli altri neanche lontanamente avvicinabili. Nelle numerose erte da fare a piedi saliva con una disinvoltura ai rivali sconosciuta. Mai, in oltre un’ora di gara, il neerlandese è inciampato in una delle rampe fangose da percorrere con la bici a mano o in spalla.

Una gara come quella odierna del neerlandese può essere definita in un modo solo: perfetta. Van der Poel non ha commesso neanche una minima sbavatura né ha mai avuto un brevissimo passaggio a vuoto. E’ partito con la cattiveria di chi sa di essere il più forte e non ha mai occupato una posizione che non fosse la prima. Il tutto di fronte ad avversari di elevatissimo rango come Tom Pidcock, Toon Aerts e lo stesso Wout Van Aert, il quale ancora non è al top, ma ormai non vi è nemmeno molto lontano.

La sua stagione, ora, potrebbe anche finire qui o potrebbe, più semplicemente, concentrarsi su un programma soft in vista delle Olimpiadi di mountain bike. Invece, da domani van der Poel metterà in garage la bici da cross e prenderà in mano quella da strada, pronto a dare la caccia alle grandi classiche di primavera. Mathieu sta rivoluzionando questo sport e sta dimostrando le falle di taluni dogmi che sembravano inoppugnabili. Un atleta da un lato d’antan, che richiama i grandi che sapevano eccellere in più specialità come Eddy Merckx o il nostro Fausto Coppi, ma dall’altro rivoluzionario, che sta facendo vedere al mondo quanto siano spettacolari anche i versanti meno conosciuti dell’universo del pedale.

Mathieu van der Poel non è solo un grande sportivo, è un regalo che lo sport ci ha fatto. Perché è unico nel suo genere, perché lui corre per vincere da gennaio a dicembre. Perché quando van der Poel è in gara nulla è prevedibile. Un campione cresciuto tra campioni quali Adrie van der Poel e Raymond Poulidor, dai quali ha imparato a rispettare i rivali, che sovente batte, ma mai umilia, così come i tifosi, per i quali ha sempre un occhio di riguardo, sia fuori dalle gare sia, soprattutto, quando attacca il numero alla schiena e mette in piedi degli spettacoli grandiosi come quello odierno.

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