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Giro d’Italia 2020: Remco Evenepoel fa già paura. Può puntare a vincerlo

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Remco Evenepoel ha iniziato il 2020 facendo quello che fa da quando, nell’estate del 2017, ha lasciato il calcio per dedicarsi al ciclismo: vincere. Dopo aver trionfato nella Vuelta a San Juan, gara in cui ha letteralmente demolito la concorrenza in una cronometro di 15 km, dando distacchi abissali in proporzione alla distanza (il bronzo mondiale di specialità Filippo Ganna è giunto secondo a 32″, tutti gli altri hanno preso più di un minuto), l’enfant prodige belga si è imposto anche nella tappa regina della Volta ao Algarve.

Sull’Alto da Foia, erta di 9 km che rappresenta l’arrivo più duro che la gara lusitana possa proporre, Remco si è messo dietro corridori del calibro di Maximilian Schachmann, Daniel Martin e Rui Costa grazie a una portentosa sparata a 500 metri dall’arrivo. Il gesto tecnico del corridore della Deceuninck Quick-Step non ha lasciato indifferenti i suoi avversari e Vincenzo Nibali, dopo la frazione, ha dichiarato pubblicamente di considerarlo un rivale temibile per la vittoria del prossimo Giro d’Italia.

Remco, infatti, farà il suo esordio nei grandi giri proprio a maggio nella Corsa Rosa. Vincere una corsa a tappe al primo tentativo è cosa per pochissimi eletti, parliamo di nomi come Bernard Hinault, subito a segno alla Vuelta del 1978 (e farà anche doppietta con il Tour in un’epoca in cui la gara a tappe spagnola si svolgeva, ancora, in primavera), Jacques Anquetil, che esordì conquistando la Grande Boucle del 1957, e Fausto Coppi, il quale, complice la sfortuna di Bartali, si aggiudicò il primo Giro a cui partecipò nel 1940. Financo un fuoriclasse del calibro di Eddy Merckx, invece, ha avuto bisogno di un anno di apprendistato.

La prima cosa che balza all’occhio snocciolando l’elenco dei nomi di cui sopra, è la grande somiglianza che vi è tra le caratteristiche dei citati e quelle di Remco Evenepoel. In particolare i due francesi, e soprattutto Hinault, hanno diversi punti in comune con il giovane belga. Proprio come Jacques e Bernard, Remco è un brevilineo dotato di un potenziale di portata storica a cronometro. Con il Tasso, inoltre, condivide anche una buona esplosività di base e quella volata lunga di ieri a Foia può ricordare quelle che faceva il bretone, anche se chiaramente, al momento, non può considerarsi allo stesso livello, nel fondamentale, di chi ha vinto sprint contro Roger De Vlaeminck e Francesco Moser.

Il percorso del Giro d’Italia, oltretutto, è proprio l’ideale per le caratteristiche del giovane Evenepoel. Tanta cronometro, quantomeno per gli standard attuali, e salite lunghe e dalle pendenze non eccessive, perfette per chi è, già oggi, un’eccellenza assoluta per quanto concerne le doti sul passo. La vera incognita, ovviamente, è la tenuta sulle tre settimane. I tempi sono cambiati rispetto a quando correvano Hinault e Anquetil e, soprattutto, i ritmi in gara non sono gli stessi.

Un tempo i corridori, in gran parte delle tappe, andavano ad andatura molto controllata fino a quando non iniziava il collegamento TV. Oggi, invece, capita che si vada a tutta dall’inizio alla fine in quasi ogni frazione e questo fa si che anche nelle giornate più banali il dispendio energetico richiesto agli atleti sia di gran lunga superiore rispetto a qualche decennio fa.

Dalla sua, ad ogni modo, Evenepoel ha più di qualche freccia in faretra per reggere le tre settimane. Da dati ufficiali riportati dal sito Sport.Be, infatti, pare proprio che il belga abbia i valori fisici ideali per dominare le grandi corse a tappe. Il suo ematocrito, ovvero il numero di globuli rossi nel sangue, è attorno al 48%, il che gli permetterà di recuperare molto bene dagli sforzi profusi nel corso delle varie tappe. Inoltre, la sua Vo2Max, massimo volume di ossigeno consumato per minuto, si avvicina a 90. Per concludere, Remco ha un coefficiente di resistenza aerodinamica tra i più bassi mai calcolati, per cui spreca molto meno di altri anche quando sta al vento.

Remco da junior era imbattibile nelle corse a tappe e, dopo un anno di apprendistato, nelle gare di una settimana sembra ingiocabile anche tra i professionisti. I grandi giri, però, sono un’altra cosa, anche se, proprio come ha detto Nibali, l’enfant prodige belga, stante la sua superiorità a cronometro e le sue qualità in salita, inizia già a fare paura.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Romeo Deganello

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