Biathlon

Lukas Hofer, biathlon: “Ho ritrovato la condizione, la schiena è sotto controllo. Medaglia ai Mondiali? Con un po’ di fortuna…”

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Il carabiniere azzurro Lukas Hofer ci ha raccontato le proprie sensazioni alla vigilia del Mondiale di biathlon ad Anterselva, che inizierà giovedì con la staffetta mista. Il 30enne altoatesino è uno degli atleti di spicco del biathlon azzurro e non solo, merito anche dei risultati ottenuti nelle ultime due stagioni, nelle quali ha trovato quella costanza di rendimento che gli ha permesso di confermarsi nella top ten del massimo circuito. Il vincitore della sprint di Anterselva nel 2014 punta a ritrovare le migliori sensazioni in gara durante la rassegna iridata. Gli azzurri sono rientrati a casa dopo il ritiro di Obertilliach (Tirolo, Austria), dove hanno finalizzato la preparazione per l’appuntamento iridato.

Lukas, su quali aspetti si è concentrata la rifinitura di questi giorni ad Obertilliach prima della partenza?

“I primi giorni più che altro ci sono serviti per abituarci all’altitudine, proprio per questo motivo abbiamo cercato un posto per allenarci in quelle condizioni, come altre squadre che hanno optato per la Val Martello, la Val Ridanna o l’Alpe di Siusi. Noi invece abbiamo scelto Obertilliach perché è una località vicina ad Anterselva e anche l’entrata al poligono con un giro finale assomiglia molto a quello della Alto Adige Arena, è stato importante anche per la rifinitura: praticamente all’inizio abbiamo fatto un po’ di base a per abituarci al clima e poi c’erano dei lavori di forza sia in palestra che sugli sci e soprattutto nel programma erano previsti dei lavori intensi, con ripetute sui medi e dei veloci proprio per finalizzare l’ultima parte la preparazione per i Mondiali”.

Come per il via della stagione, i Mondiali inizieranno con la staffetta mista che è forse la gara più sentita per la nostra squadra per il successo ottenuto a Östersund; in Svezia proprio lo scorso anno arrivò la prima medaglia iridata nel format e fu il preludio di un’ edizione memorabile. Può essere un antipasto per togliere un po’ di pressione prima delle gare individuali e per rompere il ghiaccio fin da subito?

“Sicuramente la staffetta mista è una gara a cui teniamo tanto già da diversi anni e dove puntiamo veramente a fare bene perché è una conferma per tutta la squadra per dimostrare il valore sia nel settore femminile che maschile e secondo me proprio un format che ti fa vedere il valore complessivo di una squadra. Non è facile rompere il ghiaccio, perché la staffetta mista è sempre una gara particolare, abbastanza lunga e intensa nella quale dovremo lottare fino alla fine e di sicuro dovremo dare il massimo in ogni frazione: poi,come si sa, ogni squadra ha l’obiettivo di conquistare una medaglia, ce ne sono tre a disposizione per cui dobbiamo fare il meglio che possiamo. La possibilità c’è dal momento che la nostra squadra ha dimostrato il proprio valore in questo format di gara, qualora riuscissimo a salire sul podio allora riusciremmo davvero a rompere il ghiaccio per le gare individuali perchè ti rende fiducioso per guardare avanti e puntare anche sulle gare singole”.

Dal bronzo conquistato a Khanty Mansyisk nel 2011 sono cambiati tanti aspetti ma non le tue motivazioni di poter eguagliare se non migliorare quel risultato, visto che sei l’ultimo azzurro che in campo maschile è riuscito a vincere nella tappa di casa, nell’ormai lontano 2014. Una medaglia individuale nel Mondiale di Anterselva sarebbe la giusta ricompensa per queste stagioni in cui sei stato tra i top 10 della disciplina.

“Dal 2011 sono passati un paio d’anni (ride). Ne ho fatte tante di gare, alcune belle e alcune meno, ma fa parte del gioco. Nel 2011 ero molto giovane,  non conoscevo ancora tutti gli aspetti della Coppa del Mondo è per me è stato anche un bronzo un po’ inaspettato. Chiaramente ero reduce da una gran bella stagione di Coppa del Mondo, la mia seconda, prima dei Mondiali di Khanty Mansiysk. In quell’edizione ho lottato in diverse occasioni per la medaglia però non era così scontato che riuscissi a conquistarla, per cui salire sul podio è stato davvero emozionante, qualcosa di speciale per me. Nelle edizioni successive sono andato vicino a conquistare la medaglia ma è mancata un po’ di fortuna per ripetersi. Sono sicuro che ci saranno ancora delle possibilità per centrare la medaglia e se succedesse ad Anterselva ben venga, perché se la conquisti nei Mondiali di casa può equivalere ad una medaglietta olimpica. Se ripenso anche la vittoria nel 2014 è stata veramente speciale, sono momenti unici che poi ti rimarranno sempre nella testa e non li dimentichi più e io spero proprio di portar tutti i ricordi e le emozioni degli anni passati come spinta per finalizzare tutto il lavoro che ho sviluppato e che ho fatto durante l’estate. Se mi assiste un po’ di fortuna, posso lottare anche io per la medaglia individuale”.

C’è la consapevolezza di poter lottare in ogni gara per la medaglia? Ci saranno tanti pretendenti ma se sei in giornata te la puoi giocare…

“Sì quello è vero, come hai ben detto ci sono le possibilità in ogni gara però come sai anche te, devi avere la giornata giusta, gli sci devono essere perfetti, la condizione al massimo, anche perché ormai in campo maschile è difficile vincere una medaglia se non sei al top e poi devi sparare bene perché alla fine puoi giocartela al massimo con un errore al tiro, altrimenti è veramente dura. Abbiamo un piccolo vantaggio con l’altitudine, conosciamo la pista, il percorso e il poligono e sappiamo gestirci bene per cui cerchiamo di sfruttare al massimo questo a vantaggio e poi lottiamo fino alla fine in ogni gara”.

Com’è il clima nella squadra azzurra, che ha un mix di atleti giovani e esperti, alla vigilia del vostro primo mondiale in casa? Tu che sei un po’ il capitano della squadra, dal momento che sei l’atleta più esperto, percepisci la tensione positiva e anche il conseguente stress del grande appuntamento?

“Per me il clima è sempre buono soprattutto anche perché ognuno di noi si aspettava di poter gareggiare i Mondiali in casa almeno una volta nella propria carriera sportiva. Difficile che ci siano altre occasioni simili, per cui bisogna anche cercare di goderti anche quel momento e quando hai la possibilità di correre in casa. Ormai sono il “vecchietto” della squadra perché sono in giro da 12 anni in Coppa del Mondo, ho superato le 300 gare e cominciano a farsi sentire, però è bello anche i giovani che stanno crescendo sia nel maschile che femminile e poi spero che prima poi ci diano il cambio perché non penso che noi avremo tante stagioni ancora da poter disputare: si cerca sempre di andare avanti però non sai mai quando il tuo corpo dice stop! Il biathlon è parte della nostra vita, spero di poter passare quando sarà il momento a giovani che porteranno nuovo entusiasmo e fame di vincere, ma soprattutto di allenarsi bene. Chiaramente adesso c’è un po’ di stress per i primi giorni, ma nemmeno troppo dal momento che l’addetto stampa FISI Andrea Facchinetti ci aiuterà a gestire tutte le situazioni e anche io cerco di evitare più possibile di perdere la concentrazione, al di fuori degli appuntamenti con stampa e sponsor da fare alla vigilia, ma sono relativamente pochi. Da lì in poi ci concentreremo solamente sulle gare e proveremo ad isolarci il più possibile”.

Le gare migliori di questa stagione le hai disputate a dicembre. Nell’ultima tappa di Pokljuka sei riuscito a trovare l’equilibrio e la stabilità per potertela giocare con i migliori sulla pista di casa?

“Come molti sanno ho avuto un infortunio a ottobre alla schiena, dal quale ho recuperato bene a dicembre, la condizione era veramente buona fino alla tappa di Annecy, dove ho accusato una piccola ricaduta alla quale si è aggiunta una bella influenza dopo capodanno. Non a caso le prime due settimane di gennaio ho fatto tanta fatica e sono state veramente dure per me, soprattutto sugli sci ma anche al tiro. A Pokljuka sono riuscito a ritrovare sensazioni buone sul tiro, sugli sci mancava quel qualcosa che però ho ritrovato nelle ultimi due settimane di allenamento, per cui cerco e spero di riportare queste buone sensazioni nelle gare di Anterselva”.

Sia il passo sugli sci che le percentuali al tiro in piedi sono in leggera controtendenza, rispetto alle ultime stagioni. Come per Dorothea questi fattori possono essere dovuti ai problemi che hai accusato alla schiena durante questa stagione?

“Nelle prime gare avevo controllato i tempi sugli sci e avevo il -4%, allo stesso livello dell’anno scorso. Sul tiro c’ero fino a quando è emerso il mio problema della schiena e lì di sicuro il fattore schiena e i soliti malanni mi hanno condizionato nelle due settimane tedesche di gennaio,  per cui ho perso abbastanza sugli sci e quindi di un punto percentuale medio sul tempo sugli sci. Purtroppo anche il tiro in piedi è legato al problema alla schiena, perchè faticavo a mantenere la posizione, però al momento sembra che stiamo riuscendo a gestire bene tutto tutto il discorso e spero di portare la mia condizione proprio adesso in queste due settimane al top per far vedere quello che valgo e quello che so fare”.

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nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Federico Angiolini

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