Festival di Sanremo
Sanremo 2020, le pagelle della terza serata. Nella serata delle cover Jannacci e Pelù superstar, Morgan e Bugo strazianti
Zarrillo (con Fausto Leali) – “Debora” – VOTO 7: se ieri è venuta fuori l’anima rock di Zarrillo, oggi invece, complice Fausto Leali, ecco un Zerrillo in ‘black’, per un’esecuzione che va via bella liscia, piacevole dalla prima all’ultima nota, ma soprattutto piacevole nell’intreccio delle due splendide voci.
Junior Cally (con Vito) – “Vado al massimo” – VOTO 4: povero Vasco. Bistrattato nell’anno ‘vero’, quello della gara del lontano ‘82, e, riesumato quasi 30 anni dopo, moralmente distrutto anche dal pessimo duetto di Cally. Per Vasco proprio Sanremo non s’ha da fare.
Marco Masini (con Arisa) – “Vacanze romane” – VOTO 5: versione da sagra paesana decisamente poco gradevole. D’accordo che nessuno si aspettava una versione più bella ed emozionante di quella dei Matia Bazar, ma qualcosa di più sì, si sperava. Anche nella vocalità di Arisa, piuttosto sotto tono.
Riky (con Ana Mena) – “L’edera” – VOTO 4: una versione reggae-lento veramente poco convincente, così come pessima, a tratti agghiacciante, oltre all’arrangiamento è la vocalità di Riky. L’encefalogramma resta piatto anche con l’ingresso di Ana Mena.
Raphael Gualazzi (con Simona Molinari) – “E se domani” – VOTO 7.5: versione ‘classosa’, di rara eleganza, complici le voci calde e accoglienti, perfettamente fuse nei quattro minuti di brano. Simona Molinari aggiunge, ma il livello è già altissimo sin dalle prime note di uno splendido Gualazzi.
Anastasio (con PFM) – “Spalle al muro” – VOTO 6: più che una cover, Anastasio trasforma “Spalle al muro” in un’altra canzone che ospita al suo interno frammenti del brano divinamente scritto da Mariella Nava. Il voto è una media tra il brano nuovo (Anastasio resta tra i migliori rap del nostro panorama) e il poco che si sente del brano originale.
Levante (con Francesca Michelin e Maria Antonietta) – “Si può dare di più” – VOTO 7: un esperimento davvero ben riuscito, sulla canzone sanremese per eccellenza, che aveva (almeno fino a ieri) come marchio indelebile quello delle voci maschili.
Alberto Urso (con Ornella Vanoni) – “La voce del silenzio” – VOTO 5: Urso continua ad apparire molto, troppo impostato, col risultato di essere poco emozionale anche in questa “Voce del silenzio” dove certo avere accanto una Ornella Vanoni ormai non solo pensionata, ma soprattutto (e urgentemente) da pensionare, non aiuta.
Elodie (con Aheam Ahman)- “Adesso tu” – VOTO 8: il più bell’arrangiamento della serata, e convincente fino in fondo è Elodie, che sa essere semplice e diretta, che non stravolge questo bellissimo brano ma anzi lo impreziosisce.
Rancore (con Dardust e La rappresentante di lista)- “Luce” – VOTO 5: anche in questo caso, pressoché impossibile esprimere un giudizio. Una cover non cover, dove c’è solo il ritornello che richiama al brano di Elisa (e per di più con stonature evidentissime, varie e assortite).
Pinguini Tattici Nucleari – Medley sanremese– VOTO 7: una bella idea quella del medley, peraltro senza stravolgimenti eccessivi ma dando un tocco di novità nell’arrangiamento dei brani (non sempre riuscita). Mettere insieme “Papaveri e papere”, Sarà perché ti amo” e “Rolls Royce” ci sono pochi dubbi, è geniale.
Enrico Nigiotti (con Simone Cristicchi) – “Ti regalerò una rosa” – VOTO 7: ricalca l’originale. Bella, ben eseguita, due voci che si ‘prendono’, ma sicuramente un pizzico di coraggio in più non sarebbe dispiaciuto.
Giordana Angi (con Solis String Quartet) – “La nevicata del ‘56” – VOTO 7.5: non pecca di presunzione, riuscendo a immergersi con garbo e grazia in una delle più belle canzoni non solo passate dal palco dell’Ariston, ma della musica italiana. Omaggia degnamente Mia Martini, e l’arrangiamento zeppo di archi risulta molto piacevole.
Le Vibrazioni (con Canova) – “Un’emozione da poco” – VOTO 6: la scelta non è sbagliata: del brano, dell’arrangiamento e pure del compagno di viaggio per la serata delle cover. Il mantello rock con cui hanno scelto di vestire “Un’emozione da poco”, però, è un po’ troppo strong, in alcuni passaggi.
Diodato (con Nina Zilli)- “24 mila baci” – VOTO 5.5: una “24 mila baci” molto energica, pure troppo. Le aspettative erano alte, non tutte rispettate. A tratti i due ‘attori’ sembrano esagerati almeno quanto il look della Zilli, il più brutto per distacco di tutti gli abiti visti fin qui.
Tosca (con Silvia Perez Cruz) – “Piazza Grande” – VOTO 7: la versione spagnoleggiante di uno dei brani simbolo dell’infinita produzione di Lucio Dalla non sfigura, piace anche se non accende smodati entusiasmi. C’è affinità tra le due voci, e non è poco, in una sera di duetti non sempre ben assortiti.
Rita Pavone (con Amedeo Minghi) – “1950” – VOTO 7.5: arpeggiante arrangiamento, di grande suggestione soprattutto nella prima parte, la più lenta. Una fusione davvero bella, con Rita Pavone che mette da parte la sua anima rock e si immerge in pieno in questo brano.
Achille Lauro (con Annalisa) – “Gli uomini non cambiano” – VOTO 6: si salva aggrappandosi ad Annalisa, scegliendo di cimentarsi su uno dei terreni più sdrucciolevoli che ci sia, ovvero la poesia scritta per Mia Martini. Lui, conciato da David Bowie dei poveri, pecca (come sempre) in dizione e intonazione, lei, Annalisa, se la cava egregiamente.
Morgan e Bugo – “Canzone per te” – VOTO 4.5: uno dei peggiori sfregi che si potessero fare al brano di Sergio Endrigo, vocalmente parlando. Stonature a ripetizione, cambi di tonalità agghiaccianti. E la netta impressione che il problema non siano state le scarse prove lamentate da Morgan. Nei peggiori karaoke si senti di meglio, ma molto di meglio.
Irene Grandi (con Bobo Rondelli)- “La musica è finita” – VOTO 7.5: bell’omaggio davvero, e bello l’incrocio tra il baritonale Rondelli e la voce pulita di Irene Grandi, che mostra un altro volto di se, meno rock ma molto interessante.
Piero Pelù – “Cuore matto” – VOTO 8: chi fa per se, fa per tre. Super-Pelù in questa versione rock di Cuore Matto che sarebbe piaciuta, siamo certi, anche al Little Tony che nonno Piero omaggia facendolo intervenire, in video e in voce, in un passaggio del brano.
Paolo Jannacci (con Francesco Mandelli) – “Se me lo dicevi prima” – VOTO 8: commozione autentica. Paolo Jannacci ci riporta indietro di 30 anni, ed è come se il tempo non fosse mai passato. Arrangiamento di allora, ritocchi al testo amaramente ironici e calzanti con la società di oggi. E Mandelli non toglie, aggiunge. Papà Enzo sarebbe stato fiero.
Elettra Lamborghini (con Myss Keta) – “Non succederà più” – VOTO 4.5: lo ammettiamo, impossibile non farsi contaminare dal fatto che sia salita sul palco dopo un monumentale Jannacci. La verità, sforzandosi a guardare oltre, è che non sia la vocalità la dote migliore dell’ereditiera.
Francesco Gabbani – “L’italiano” – VOTO 6.5: l’inno cutugnano ‘sveglia’ l’Ariston, un po’ perché Gabbani in versione astronauta fa strabuzzare gli occhi, un po’ perché la canzone, effettivamente, è nelle corde del buon Francesco, che diverte e si diverte.
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