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“Wierer la più forte di testa. Olsbu ha avuto ragione e tra gli uomini è una guerra vera” Bersaglio Mobile’ con René Laurent Vuillermoz

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I Mondiali di Anterselva 2020 sono in pieno svolgimento. Cinque delle dodici gare in programma sono andate in archivio e l’Italia ha già festeggiato due medaglie. L’argento nella staffetta mista e l’oro di Dorothea Wierer nell’inseguimento femminile. L’argomento iridato è il piatto forte dell’undicesima puntata di “Bersaglio Mobile”, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con l’ex biathleta azzurro René Laurent Vuillermoz. Si parla anche delle critiche ricevute da Marte Røiseland-Olsbu, del fatto che Johannes Bø e Martin Fourcade siano ancora digiuni di titoli iridati, delle prospettive per le competizioni della seconda settimana, nonché delle brillanti prestazioni di Didier Bionaz in Ibu Cup. Tanta, anzi, tantissima carne al fuoco in questo appuntamento. Gettiamoci dunque sulla grigliata più succosa della stagione.

René, partiamo giocoforza da Dorothea Wierer, che ha consacrato ancora di più la propria carriera conquistando un oro mondiale sulle nevi di casa. Cosa possiamo dire su di lei, più di quanto non sia già stato detto?
“Ha fatto un garone, perché si è visto sin dalle prime battute che è partita con l’idea di vincere, riuscendoci. Sul piano agonistico, non doveva dimostrare più niente dopo la stagione scorsa, durante la quale si è portata a casa sia la Coppa del Mondo che un oro iridato. Eppure, nell’inseguimento di domenica, ha dato un’ulteriore testimonianza di grandezza, ovvero ha palesato di essere diventata la più forte anche a livello mentale”.

Ti riferisci all’ultimo poligono?
“Sì, ma non solo. Innanzitutto correre in casa, con addosso tanta pressione mediatica e i favori del pronostico, non è mai semplice. Eppure, nonostante questo fardello sulle spalle, ha saputo gestire la gara in maniera perfetta. L’ultimo poligono, poi, è stato da scuola, nonostante l’errore in apertura. Dico così perché ha costruito la sua serie allo scopo di vincere la gara. È andata in crisi sull’ultimo bersaglio, ma avendo intuito che Olsbu aveva sbagliato una volta in più, ha saputo ricostruire il colpo conclusivo per mandarlo a segno. Inoltre sugli sci ha disputato una grandissima prova, manifestando di essersi preparata alla perfezione per il Mondiale di casa, crescendo su questo particolare di gara in gara. Nella staffetta mista non era apparsa brillantissima, nella sprint ha fatto il suo, mentre nell’inseguimento è stata eccellente. Che dire? Chapeau!”.

Hai sottolineato la crescita di Wierer sugli sci nelle tre gare iridate. Invece, Vittozzi, è sembrata percorrere il sentiero opposto, andando in calando giorno dopo giorno. È solo una mia impressione?
“Confermo. Sugli sci mi è sembrata molto brillante nella staffetta mista, ha fatto bene nella sprint, dopodiché nell’inseguimento è tornata la Lisa altalenante della stagione 2019-’20. Anzi, a dire il vero è andata anche peggio del solito, perché una come lei non può finire ventisettesima con tre errori. Conoscendo la sua professionalità, fa male vederla così e mi spiace per lei. Spero possa reagire e riprendersi entro la fine del Mondiale”.

Vuoi aggiungere qualcosa sulle altre italiane?
“Niente di nuovo sul fronte occidentale. Federica è sempre sul suo livello, mentre Michela sta proseguendo nel suo percorso di crescita”.

Wierer a parte, la grande protagonista di questo inizio di Mondiali di Anterselva 2020 è stata Marte Røiseland-Olsbu, che ha zittito le critiche piovutele addosso per la scelta di non gareggiare a Le Grand Bornand. Quali sono i tuoi pensieri al riguardo?
“Prima di tutto, scrivi per favore che mi fanno ridere queste polemiche riguardo il fatto che determinati atleti saltino delle gare. Un atleta di altissimo livello è un professionista e come tale deve sapere e potere gestire la propria carriera come ca..o gli pare! Scrivi così, non edulcorarlo, perché non esiste che il tifoso medio pontifichi in merito alla decisione di Marte Røiseland-Olsbu di saltare una tappa. Sia esso norvegese, italiano, tedesco o cinese. L’atleta, in quanto professionista, deve essere autonomo e deve avere la possibilità di amministrarsi come preferisce. L’obiettivo di Olsbu erano Mondiali? Evidentemente a dicembre non riteneva che la sua presenza a Le Grand Bornand fosse propedeutica per arrivare al top a febbraio. Quindi non è andata in Francia. Per di più, ad Anterselva in tre gare si è portata a casa 2 ori e 1 bronzo! Quindi basta, ha avuto ragione lei! Però, al di là di questo, anche se non fossero arrivate medaglie, bisognerebbe smetterla di voler essere tutti allenatori. La vita da atleta è complicata! Non è per nulla semplice preparare e poi correre una stagione. Quando tutto va bene è un po’ più facile, mentre se iniziano a esserci alti e bassi diventa tutto complicatissimo. Questi concetti andrebbero sempre tenuti in considerazione prima di esprimersi”.

Per il resto, chi ti ha impressionato in positivo nelle prime tre gare femminili?
“Spero che in Gran Bretagna nessuno abbia scommesso pesante su Lucie Charvatova a medaglia, perché altrimenti qualche bookmaker potrebbe rischiare la bancarotta! Scherzi a parte, è una sorpresa e ci sta, sono situazioni comuni nelle gare secche. Lei ha saputo cogliere l’occasione, quindi brava. Discorso simile per Susan Dunklee, vista la sua stagione sinora. Chi mi ha impressionato maggiormente è Denise Herrmann, che sta bene e si vede. Dico anche di fare attenzione ad Hanna Öberg, cresciuta strada facendo come Dorothea, ma ancora a bocca asciutta. Quindi occhio a lei per la seconda parte del Mondiale, perché è in condizione e avrà il dente avvelenato”. 

Capitolo delusioni femminili del primo weekend? Tiril Eckhoff e le francesi?
“Ho qualche riserva nel definire Eckhoff una “delusione”. In staffetta mista ha fatto una bella gara, poi ha bucato completamente la sprint e questo ha condizionato anche il suo inseguimento. Sicuramente non è la Tiril di dicembre e inizio gennaio, però ci sta. Resta un’atleta priva di solidità di rendimento al tiro, nel senso che non ha mai sparato costantemente con l’85-90%. Quindi è soggetta ad alti e bassi. È un peccato che uno dei passaggi a vuoto sia arrivato proprio al Mondiale. Comunque, può ancora riscattarsi. Le francesi invece sono una delusione totale. C’è poco da dire, le vedo in un tunnel da cui non sarà semplice uscire. Inoltre, per uno della mia generazione, è incredibile vedere le russe ridotte in questo modo. Sono passate dall’essere una superpotenza al non esistere più!”

Passiamo agli uomini. I primi due campioni del Mondo di Anterselva 2020 sono Alexander Loginov ed Emilien Jacquelin. Possiamo definirli due outsider. Quali sono le tue considerazioni in merito?
[Renè resta in silenzio per 10 secondi prima di rispondere] “Ti do una chiave di lettura. Sono due atleti che hanno qualcosa in comune, ovvero il loro modo di approcciare il poligono. Hanno un tiro da ‘o la va, o la spacca’ e, quando va, paga. Infatti tra sprint e inseguimento, hanno entrambi coperto 29 bersagli su 30! Loginov ha fatto una grandissima sprint, non entro nelle polemiche perché tanto non serve a niente. È stato il più forte e ha vinto, confermandosi poi sul podio anche il giorno successivo. Emilien possiamo definirlo una sorpresa, non tanto per il suo valore, perché sugli sci non è certo uno zoppo, quanto per il come è arrivato il suo successo. Vincere un oro mondiale in volata su Johannes Bø, dopo aver sparato quattro zeri, non era certo preventivabile”.

Hai citato Johannes Bø. Lui era sicuramente l’atleta più atteso assieme a Martin Fourcade. Invece entrambi hanno cominciato il Mondiale in difesa. Cosa pensi di quanto avvenuto negli ultimi giorni?
“Partiamo dal presupposto che hanno comunque una medaglia individuale a testa al collo. Comunque, meglio così. Se entrambe le tête de file hanno mancato il titolo, vuol dire che il livello medio è ancora più alto. Speriamo si continui su questa falsariga, perché sinora in campo maschile abbiamo visto un gran bel Mondiale”.

Non te la cavi così. Entriamo più nei dettagli!
“Riguardo Martin, secondo me non bisogna essere stupiti del suo rendimento. In primis perché non ha mai amato Anterselva, una località dove ha sempre fatto fatica. Inoltre non è più il Fourcade di due/tre anni fa. È un atleta diverso, ancora in evoluzione, che deve capire quali sono i suoi nuovi limiti. Per questo motivo penso che, in proporzione, sia un pelino più sottotono il Mondiale di Johannes. Non mi sento però di definirlo deludente. Comunque il suo bilancio parla di un oro nella staffetta mista, un quinto posto nella sprint e un argento nell’inseguimento! Va detto che non mi aveva impressionato sugli sci già giovedì, confermando poi di non avere margine neppure sabato e domenica. D’altronde nella staffetta mista ha dovuto lottare con Windisch, nella sprint è stato battuto a parità di errori da Fillon Maillet e nell’inseguimento ha perso la volata con Jacquelin. I casi sono due. O lui non è al 100% della forma, come si pensava potesse essere, oppure tutti stanno andando molto più forte di prima. Quindi, non prendete impegni per mercoledì pomeriggio. Se li avete inventatevi una scusa per evitarli e guardatevi la 20 km. Secondo me quella gara è l’obiettivo di Fourcade, perché sa di avere i quattro zeri e sa di potersi difendere meglio sugli sci. Inoltre Bø sicuramente non si aspettava di entrare nella seconda settimana senza ori individuali al collo. Quindi entrambi vorranno fortemente vincere l’individuale, ma al tempo stesso si è visto come siano ambedue battibili. Di conseguenza tutti gli altri saranno ringalluzziti e vorranno giocarsela. Insomma, mi aspetto una gara bellissima”.

Ti chiedo la tua opinione sull’ultimo giro dell’inseguimento maschile. Sia Bø che Jacquelin hanno affermato che la chiave del successo del francese è stata quella di imboccare in testa l’ultima curva. In tal senso, Johannes ha sbagliato a lasciarlo passare nel corso della tornata conclusiva?
“Secondo me sì, perché se sei davanti all’ultimo intertempo puoi stare tutto a sinistra e se chi è dietro vuole passare, deve allungare la strada, facendo tanta fatica. Dopo il ponte poi chiudi a destra, stai all’interno e l’altro non ti passa più. Parlo per esperienza personale, perché nella staffetta mista dei Mondiali 2007, Alexander Wolf mi fregò proprio in questo modo! Credo che Johannes abbia avuto paura che Emilien volesse sfruttare la sua scia nella discesa del prato, per poi attaccarlo sulla salitella dell’intermedio. Allora, lo ha lasciato passare per evitare questo rischio. Comunque, il comportamento del norvegese è la dimostrazione di come non ne avesse sugli sci, perché altrimenti si sarebbe messo a fare il suo ritmo sin dall’uscita del poligono”.

Passiamo alle vicende di casa Italia, purtroppo c’è poco da dire, nel senso che i risultati languono e l’unico che ha mostrato qualche guizzo è stato Hofer. A te la parola.
“Lukas ha disputato una grandissima frazione nella staffetta mista, dove poi Dominik ha fatto il suo. Bene così, perché è arrivato l’argento. Nelle gare individuali le cose non sono andate altrettanto bene. Lukas, se vuole lottare per le medaglie, deve fare zero. Ribadisco quanto ho detto settimana scorsa, l’occasione più grande per salire sul podio è la 20 km di mercoledì, se non si sbaglia. Windisch invece mi è sembrato spaesato, falloso al tiro e irriconoscibile sugli sci. Spero solo che la musica possa cambiare nella seconda settimana, ma non è facile. Bormolini e Cappellari, invece, si sono espressi sul loro livello”.

Guardiamo alle prove a squadre, cominciando dalla single mixed di giovedì. Io vedo una gara apertissima, tu come la pensi?
“In casa Italia a questo punto non ci sono più dubbi e la coppia sarà Wierer/Hofer. Comunque, al di là dell’argento dello scorso anno, sarà durissima. La Norvegia per me resta superiore, anche se non dovesse schierare Johannes Bø, perché le alternative non le mancano. Poi, a parte gli scandinavi, c’è un gruppo composto da sette/otto nazioni che possono tutte salire sul podio. Insomma, sarà una bella guerra!”

Passiamo alla staffetta femminile. Come cambiano le quotazioni dei vari Paesi dopo la prima settimana? Io vedo in calo le azioni della Norvegia e della Svezia, mentre stanno salendo quelle della Germania. Le tue opinioni?
“Dopo aver visto sprint e inseguimento, la Germania diventa da corsa per la medaglia d’oro. D’altronde a parte Herrmann, anche Preuss e Hinz hanno dimostrato ottima competitività, mentre Horchler sta facendo benissimo per i suoi mezzi. La Norvegia avrà anche vinto tutte le staffette viste sinora, ma le manca una quarta frazionista, Tandrevold sembra un po’ in calo e se Eckhoff diventa più fallosa del solito si fa in fretta a scivolare indietro. L’Italia se la può giocare per una medaglia, soprattutto se verrà schierata Nicole Gontier che, per quanto visto in Ibu Cup, è davvero in grande condizione sugli sci. Può sbagliare? Lo sappiamo bene. Però, se imbocca la giornata di grazia al poligono, si trasforma in un valore aggiunto. Personalmente, questo rischio me lo prenderei, soprattutto considerato che un oro lo abbiamo già vinto. Se poi andasse male, amen, ma avremmo avuto la convinzione di essercela giocata”.

Chiudiamo, almeno l’argomento Anterselva 2020, con la staffetta maschile.
“Norvegia e Francia hanno confermato di essere le due grandi favorite per la medaglia d’oro. Dietro, la Germania è forse la più quotata per il bronzo, però saranno della partita anche la Russia, gli svedesi se si alzano con il piede giusto, gli ucraini che non vanno mai sottovalutati e, magari, i bielorussi se dovessero sparare bene. Riguardo l’Italia, sarà durissima andare a podio”.

Infine ti chiedo di spendere due parole sulla tappa di Ibu Cup della Val Martello, dove gli azzurri del 2000 hanno fatto faville.
“Allora, prima di parlare dei ragazzi del 2000, permettimi di spendere due parole per un figlio degli anni ’80. Mi riferisco a Rudy Zini. Personalmente, trovo altamente ingiusto che un atleta in grado di salire sul podio in Ibu Cup, non venga minimamente considerato per una tappa in casa. Non possiamo fare le bocche fini o i brillanti, perché dietro ai big non abbiamo niente. Quindi, avrà anche 31 anni, ma non lo si può cestinare a cuor leggero. Facile fare le foto tutti sorridenti quando l’atleta sale sul podio, salvo poi lasciarlo a piedi dopo poche settimane. Detto questo, la Val Martello ci ha dimostrato come Bionaz e Giacomel siano davvero due cavallini da corsa. Didier ha fatto il botto, perché due piazzamenti nella top-ten in Ibu Cup all’esordio assoluto tra i senior sono tanta roba. Però anche Tommaso ha avuto un bell’impatto con il circuito cadetto, nonostante abbia sbagliato un po’ troppo. Hanno dato prova di essere due bei prospetti che vanno gestiti con cura, senza rovinarli, come purtroppo è stato fatto con altri atleti nel recente passato”.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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