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Basket, quando il Campionato non è stato terminato e lo scudetto non assegnato. I precedenti storici

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Ancora nessuno sa cosa possa esserne del campionato di Serie A 2019-2020 di basket, che si è aperto a Pesaro. Quella stessa Pesaro che, pochi mesi dopo, ha ospitato le Final Eight di Coppa Italia senza sapere che, per molto tempo, sarebbe stato quello l’ultimo evento cestistico completato al 100% sul suolo tricolore. Tutte le ipotesi sono attualmente in campo per capire come agire dopo l’eventuale fine della pandemia di coronavirus, compresa quella di uno stop che avrebbe dello storico. Tra le tantissime cose che sono accadute nella storia del campionato italiano, manca ancora la conclusione anticipata, che neanche nel periodo della Seconda Guerra Mondiale si è mai verificata. Di fatti alternativi, però, ce ne sono stati in questa storia che dura dal 1920.

Fu quello, infatti, l’anno del primo campionato su base nazionale, che però era gestito dalla Federazione Ginnastica Nazionale Italiana, poiché la prima esibizione su suolo italiano, avvenuta per merito di Ida Nomi Pesciolini (che tradusse il regolamento originale di James Naismith) nel 1907, si tenne in un Concorso Ginnico a Venezia. Nel 1921 nacque la FIB (Federazione Italiana Basketball, poi Federazione Italiana Palla al Cesto e infine, dall’inizio degli Anni ’30, Federazione Italiana Pallacanestro, l’attuale FIP), che a sua volta organizzò il proprio campionato nazionale nel 1922. Questa coesistenza durò fino al 1926, quando ci fu l’unificazione. Questo, però, non bastò a evitare una serie di dissidi. Fu su queste basi che non si disputò il campionato del 1929 (allora si giocava su anno singolo, e questo sarebbe poi successo fino al 1935). Fu un anno in cui neppure la Nazionale, nata soltanto tre anni prima, con la prima partita il 4 aprile 1926, giocò. Il campionato riprese, il generale Ferdinando Negrini, mediatore tra le difficoltà, cedette il posto di presidente federale che, dopo qualche vicenda figlia dell’epoca fascista (tra cui un breve commissariamento), passò al conte Giorgio Asinari di San Marzano, che fu poi tra i fondatori della FIBA, la Federazione internazionale, e tra i motori dell’inserimento del basket nel programma olimpico a partire dal 1936. Il campionato ripartì nel 1930, ma solo nel 1932 si riuscirono a risolvere tutti i problemi.

Venne poi il periodo bellico, che tolse di mezzo parecchie squadre, alcune delle quali erano ormai inquadrate nei GUF (Gruppi Universitari Fascisti) da molti anni. Si erano imposti i nomi di Ginnastica Roma, Borletti Milano (che, di fatto, sarebbe diventata l’Olimpia attraverso vari passaggi) e Ginnastica Triestina, ma dal 1941 era emersa la Reyer Venezia, campione nel 1942 e nel 1943. Il vento di guerra stava però arrivando in Italia: molte squadre iniziarono a rinunciare, nel 1944 si giocò per davvero praticamente solo al Nord, vista la drammatica situazione del Centro-Sud (le fonti storiche riportano che Borletti Milano, Giordana Genova e Virtus Bologna furono invitate a giocare il raggruppamento finale, ma declinarono). Anche questo scudetto sarebbe andato alla Reyer Venezia, se non fosse che oggi alla voce 1944 si legge “titolo non assegnato”. Questo perché accadde qualcosa che, per strano che possa sembrare dato l’anno, con la guerra non c’entrava niente. Nella gara decisiva del girone finale tra Reyer e Ginnastica Triestina, vinta dai veneziani per 25-23 (era un altro basket, con un altro campo e con ben altre regole), gli ospiti sporsero reclamo perché un problema al cronometraggio aveva cancellato un importante minuto di partita. Quel ricorso fu accolto, e così lo scudetto rimase senza padrone. Non ci fu ulteriore tempo per disquisire, però, perché la stagione successiva non si disputò a causa del precipitare degli eventi di guerra su tutto il territorio nazionale. Si giocarono alcuni campionati provinciali, ma fu possibile riprendere l’attività soltanto verso la fine del 1945, mentre dal 1948 si ricominciò con l’utilizzo del girone unico.

Da allora, il campionato (che si è sempre tornato a chiamare Serie A dopo due periodi come Elette dal 1955 al 1965 e come Serie A1 dal 1974 al 2001) non si è mai più interrotto e ha saputo scrivere tante pagine molto significative. Tuttavia, due casi di scudetto revocato e poi non riassegnato ci sono stati, e anche piuttosto recenti. Riguardano il caso della Mens Sana Siena, allora targata Montepaschi. Quella che sarebbe passata alla storia come “Operazione Time Out” vide protagonista l’uomo che creò il ciclo vincente della Montepaschi, Ferdinando Minucci, che fu accusato di associazione per delinquere volta alla commissione di reati tributari, tramite false fatturazioni e false dichiarazioni. In particolare, le Fiamme Gialle rilevarono che furono falsificati i bilanci della Mens Sana del periodo 2007-2013, che coincise anche con una serie di pagamenti in nero corrisposti a diversi giocatori non italiani. Seguì un processo sportivo che si tenne due volte, perché il Collegio di Garanzia del CONI annullò il primo, e che portò sempre allo stesso risultato: revoche dei due scudetti della Mens Sana datati 2012 e 2013, oltre che delle stesse edizioni della Coppa Italia e della Supercoppa 2013, oltre alle radiazioni per Minucci e numerose altre figure. Quei titoli non sono mai più stati riassegnati.

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federico.rossini@oasport.it

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Credit: Ciamillo

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