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Biathlon, Dorothea Wierer: per batterla devi abbatterla! Il suo segreto è non avere punti deboli

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Dorothea Wierer ha vinto la Coppa del Mondo 2019-’20 sparando con l’83,8% e concludendo una sola gara senza errori.  Lo scorso anno, invece, aveva colpito l’84,9% dei bersagli e chiuso priva di penalità solamente due competizioni. Dati legati al poligono che, se rapportati a quelli di colei che in ogni stagione ha conquistato la Sfera di cristallo, generano un’interessante riflessione. Infatti chi, nel biathlon contemporaneo, è stato in grado di imporsi nella classifica generale tenendo una precisione inferiore all’85% e completando meno di tre gare immacolate in piazzola?

Negli ultimi quindici anni si leggono solo i nomi di Magdalena Neuner e di Kaisa Mäkäräinen. Tutte le altre vincitrici della Coppa del Mondo hanno concluso la stagione con percentuali migliori e/o un maggior numero di prove senza errori. Dunque, è subito evidente l’anomalia. La tedesca e la finlandese sono state biathlete dominanti nel fondo, o comunque tra le migliori in assoluto sugli sci stretti. Caratteristica di cui non è certo dotata l’altoatesina. Pertanto, sorge spontaneo il quesito di come sia possibile che l’azzurra sia stata in grado di appropriarsi di due Sfere di cristallo consecutive.

In primo luogo, è evidente come il periodo storico sia particolare. Colei che avrebbe dovuto essere la fuoriclasse di quest’epoca, ovvero Laura Dahlmeier, ha optato per un ritiro precoce dopo aver vinto tutto, preferendo fare altro nella vita. Il medesimo discorso vale anche per la grande rivale della bavarese, una solidissima tiratrice quale Gabriela Koukalova, capace di disputare stagioni da 92% al poligono. Di conseguenza, venendo meno due figure di altissimo profilo quali la tedesca e la ceca, si sono aperti spazi per tutte le altre biathlete. In questo ambiente, Dorothea Wierer spicca indiscutibilmente per solidità. L’azzurra non sarà devastante sugli sci e, al tempo stesso, neppure precisissima. Però non ha lacune ed è una delle poche, per non dire l’unica, a essere in grado di mantenersi a galla, sempre e comunque. Sì, perché se si analizzano con attenzione la stagione 2019-’20 e la carriera recente della ventinovenne di Rasun-Anterselva, emergono dati clamorosi.

Innanzitutto non va dimenticato come l’IBU abbia un sistema di punteggio molto particolare, ben diverso da quello delle discipline FIS. Non a caso, con quest’ultimo sistema la classifica generale sarebbe stata differente. Eckhoff avrebbe infatti primeggiato con 1066 punti, contro i 1016 di Wierer. L’ipotetico esito non sorprende, considerando come la norvegese abbia vinto 7 gare contro le 4 dell’italiana. Tuttavia, come si suole dire, “se mio nonno fosse stato un tram, avrebbe avuto le ruote” e, soprattutto, nel biathlon si mira da sempre a privilegiare la continuità di rendimento rispetto agli exploit.

Ecco, siamo giunti al concetto chiave dei successi di Dorothea. La continuità di rendimento. Sotto questo punto di vista i numeri sono eclatanti poiché, negli ultimi due inverni, l’azzurra ha concluso TUTTE le gare disputate nelle prime trenta posizioni. Anzi, nelle prime ventiquattro, perché i risultati peggiori sono appunto stati due ventiquattresimi posti! Chiaramente, non esiste altra biathleta che possa vantare un ruolino di marcia simile. Peraltro, l’inseguimento di Kontiolahti è stata la cinquantesima competizione consecutiva chiusa nella top 24. Una striscia impressionante, se si pensa che questa disciplina è fortemente soggetta alle condizioni meteo quando si tratta di sparare. Allargando lo sguardo alle ultime sei stagioni, si evince come la solidità dell’altoatesina sia incredibile. A partire dal dicembre del 2014, Wierer ha preso parte a 146 gare di primo livello, piazzandosi ben 130 volte fra le prime venti! Il dato è, a suo modo, sconcertante, essendo stato ottenuto in un arco temporale di ben sei inverni, quindi lunghissimo dal punto di vista di uno sport invernale, dove i malanni e i cali di forma sono sempre dietro l’angolo.

Osservando questi dati, si può capire quale sia il segreto dei successi dell’azzurra. In un’epoca priva di fuoriclasse, a fare la differenza è proprio la sua stabilità che, diversamente da tutte le avversarie, le permette di non crollare mai, anche quando vacilla. Insomma, Wierer appartiene a quella categoria di atlete “che per essere battute, vanno abbattute”. Se non si è in grado di farlo, allora alla lunga verrà premiata la concretezza di chi non ha punti deboli, proprio come accaduto nell’inseguimento di quest’oggi, degna conclusione di un biennio da numero uno del mondo.

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Foto: LaPresse

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