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Biathlon, Mirco Romanin: “Il gruppo junior/giovani funziona al 100%, i ragazzi si allenano impegnandosi e si divertono”

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Oggi per la nostra rubrica dedicata al biathlon e ai giovani abbiamo il piacere di confrontarci con Mirco Romanin, allenatore responsabile della Nazionale junior e giovani. Abbiamo contattato il friulano classe 1989 dello sci club Asd Monte Coglians in un momento particolare della stagione, dove sta preparando i ragazzi per gli Europei Junior, ma abbiamo fatto con lui il punto della stagione e delle soddisfazioni che si è tolto il suo staff a livello giovanile, ma non solo.

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Ciao Mirco, purtroppo il Coronavirus ha toccato tutti gli sport, quindi anche voi siete stati costretti a modificare i programmi?
“Purtroppo non è stato possibile raggiungere Bionaz per il raduno collegale che abbiamo programmato, anche perché con il caldo la neve comincia a sciogliersi, per il discorso Coronavirus siamo rimasti bloccati e quindi i ragazzi si alleneranno sul territorio con i tecnici di riferimento”.

Nel mese di gennaio hai visto i tuoi ragazzi fare il pieno di medaglie. Partiamo con ordine, raccontaci della tua esperienza ai Giochi Olimpici Giovanili di Losanna (Svizzera) dove avete conquistato con Marco Barale e Linda Zingerle l’argento nella single mixed e poi anche l’oro nella staffetta mista con Martina Trabucchi e Nicolò Betemps. Che emozione è stata?
“Sicuramente è stata un’importante esperienza per i ragazzi e per noi tecnici. I Giochi Giovanili rappresentano un punto di partenza per il futuro della disciplina ed è un evento veramente formativo. Tutti i nostri ragazzi sono tornati da Losanna molto contenti dell’esperienza ed ha fatto molto bene a tutti, i risultati e le medaglie poi sono state la ciliegina sulla torta”.

Nell’arco di 15 giorni ti sei spostato da Losanna a Lenzerheide (Svizzera): dai Giochi Olimpici ai Mondiali giovanili, dove sono arrivate le medaglie nella categoria youth. Dapprima l’argento di Rebecca Passler nell’individuale, che si è ripetuta nella staffetta con le compagne di una vita, sebbene abbiano solo 18 anni, con Auchentaller e Zingerle. Quest’ultima poi abile a trovare il successo nella sprint, nonostante un errore al tiro ed infine il bronzo nell’inseguimento. Ti aspettavi questi risultati?
“Anche l’evento del Mondiale youth e junior ha il primario obiettivo di fare formazione per atleti che potenzialmente un giorno potranno diventare di alto livello, inoltre ricordo che l’obiettivo della squadra che seguo rimane sempre e comunque il lungo termine, quindi le medaglie contano fino a un certo punto. I ragazzi si sono presentati in Svizzera per continuare a fare tanta esperienza, dando il meglio di loro stessi. Se guardiamo ai risultati il bilancio è stato sicuramente più che positivo, soprattutto per quanto riguarda la categoria giovani femminile: sapevamo di avere una squadra forte perché avevano già dimostrato il loro valore in Junior IBU Cup a dicembre contro avversarie di un paio d’anni più grandi, e lo hanno ribadito ai Mondiali. Le tre ragazze che hai citato hanno fatto delle ottime gare, ma anche Martina Trabucchi si è espressa bene, considerando il fatto che lei e Linda Zingerle hanno gareggiato anche agli YOG. In generale però tutti i ragazzi hanno avuto un ottimo atteggiamento: i giovani maschi, a parte Stefano Canavese, erano tutti alla prima apparizione internazionale. Proprio quest’ultimo ha fatto delle ottime prove, con il quinto posto nell’individuale e il terzo tempo di giornata nell’inseguimento. Le juniores si sono comportate come da previsioni, dimostrando un buon livello al tiro e faticando di più sugli sci. Chiaramente positive le prove dei due juniores di punta Tommaso Giacomel e Didier Bionaz, che hanno grande potenziale, ma devono crescere ancora tanto anche loro. Michele Molinari ha disputato una buona individuale, Patrick Braunhofer è stato un po’ sottotono, ma non arrivava da un periodo positivo dal punto di vista della condizione. Daniele Fauner invece ha toppato l’appuntamento iridato, ma ha dimostrato il suo valore nella fase di qualificazione all’appuntamento”.

I segnali più positivi però si sono visti dai due 2000, ossia Tommaso Giacomel e Didier Bionaz. Parlando con loro, hanno elogiato la preparazione svolta con te e Fabio Cianciana, soprattutto per come riuscite a stimolarli a dare il massimo uno contro l’altro, valorizzandoli dal punto di vista della tecnica. Il duro lavoro previsto dal programma sta dando i propri frutti soprattutto per questi due ragazzi…
“Non sono un allenatore severo ma pretendo tanto dai miei atleti quando si lavora. Sebbene siano solo dieci anni che faccio questo mestiere, ho avuto modo di lavorare con tutti i contesti, dallo sci club, al comitato, alle squadre Nazionali, e l’unica cosa certa che ho imparato è che senza massimo impegno e quotidiano sacrificio non si va da nessuna parte in questo sport. Ovviamente per lavorare tanto e bene bisogna avere un gruppo che funzioni al 100%, che si allena impegnandosi e che si diverta, prima, durante e dopo ogni allenamento. Tra atleti e tecnici deve instaurarsi un rapporto di rispetto e di fiducia reciproco. Stiamo tanto tempo assieme e se non ci fosse unione di gruppo sarebbe un disastro. Il mio primo obiettivo, condiviso con tutto lo staff, è stato fin da subito quello di creare un ambiente sereno. Nella scorsa stagione non potevamo ancora valutare con precisione il giusto carico da affidare ai ragazzi perché non li conoscevamo, in questa stagione la continuità ci ha permesso di lavorare più duramente, aumentando i carichi ad alta intensità combinati al tiro, per iniziare ad accrescere il livello degli atleti, in modo tale da avvicinarsi il più possibile ai piani alti. E questi due ragazzi sono sicuramente l’esempio che il lavoro sta pagando. Ringrazio tutti i membri dello staff perché ognuno sta dando il massimo affinché tutti i nostri ragazzi continuino nel loro percorso di crescita”.

Ti aspettavi un loro approccio di questo tipo nell’IBU Cup di Martello, dove hanno fatto vedere cose egregie all’esordio, in particolare Bionaz, che ha sfiorato il podio. Pensi che siano pronti per fare il passo definitivo e poter gareggiare con i migliori della disciplina oppure preferiresti farli salire un gradino per volta continuando il tuo percorso di crescita in IBU Cup?
“Tommaso e Didier hanno dimostrato durante tutta la stagione di essere cresciuti tantissimo, in tutti i circuiti in cui hanno gareggiato, sono orgoglioso della loro convocazione per la tappa di Coppa del Mondo di Nove Mesto (Repubblica Ceca). Soprattutto in IBU Cup a Martello hanno fatto vedere di che pasta sono fatti: dispiace per Tommaso, che ha faticato al tiro durante quel weekend, Didier invece si è espresso in maniera egregia all’esordio in questo circuito e nella tappa di maggior livello, che vedeva al via atleti che sono stati considerati riserve rispetto a coloro che gareggiavano ad Anterselva. Come il tedesco Lesser ad esempio, che ha colto anche due medaglie iridate la settimana successiva, seppur in gare a squadre. I piazzamenti e il livello di biathlon che hanno dimostrato sono stati davvero ottimi”.

Il lato più positivo e confortante del tuo gruppo, al là dei risultati, sta nel fatto che i ragazzi non provengono unicamente da Anterselva, ma un po’ da tutto l’arco alpino e questo è importante per la crescita del movimento e del lavoro che fanno i comitati e gli sci club.
“Certo, questo è sicuramente un segnale importante del lavoro svolto negli anni dagli sci club, dai comitati e dai gruppi sportivi militari. Senza di loro questi ragazzi non potrebbero nemmeno raggiungere le squadre Nazionali. Troppo spesso si dimentica l’importanza che ricoprono queste istituzioni, che sono la base di tutto. Avendo lavorato in questi contesti so benissimo i sacrifici che ci sono dietro le quinte per portare avanti i ragazzi, quindi sfrutto l’occasione per ringraziare infinitamente tutti coloro che si prodigano per la continua crescita del nostro movimento”.

Passiamo invece ad alcuni considerazioni per quanto riguarda l’ambiente senior dopo il Mondiale di Anterselva: al di là dei risultati ottenuti dal quartetto che ha composto la staffetta mista, si comincia a parlare di buco generazionale tra gli anni ’90 ed i 2000. Da un lato è un segnale della vostra crescita, dall’altro della mancanza di atleti di livello o di gestione del talento dei ragazzi. Cosa ne pensi?
“Io sono l’allenatore del gruppo giovani e junior e mi occupo, assieme ai miei colleghi, unicamente della loro crescita. Sicuramente però non si può parlare di buco generazionale, ci sono atleti di talento anche negli anni ’90, che hanno probabilmente bisogno di ancora un po’ di tempo per raggiungere il loro reale livello”.

Tu che la conosci bene, come ti spieghi la stagione difficile di Lisa Vittozzi, che ha bloccato una crescita che l’aveva portata ad essere la numero due del movimento?
“Sicuramente la carriera di un atleta non è sempre sempre lineare, può succedere che ci siano anche dei momenti più difficili. Bisogna cercare di capire il perché dei problemi, analizzarli e ripartire con ancora più motivazione, evitando di ripeterli. Lisa sta probabilmente vivendo la sua peggior stagione in Coppa del Mondo, non tanto a livello di risultati, dove ha alternato alti e bassi e dimostrando che il suo biathlon è rimasto comunque di alto livello, quanto dal punto di vista mentale. Per come la vedo io ha sprecato tante energie psicologiche durante la fase di preparazione, la vedevo davvero cattiva in ogni singolo allenamento durante tutta l’estate, e probabilmente ha pagato questo impegno quasi morboso. Sono convinto che abbia imparato tanto in questa stagione e che tornerà presto molto più forte di prima”.

Come valuti invece la stagione di Daniele Cappellari, la prima nel circuito maggiore? Poi immagino tu abbia visto da vicino anche il recupero di Giuseppe Montello dall’infortunio.
“Ho seguito Daniele fin dai primi passi in Comitato e lo conosco bene. Il suo livello al tiro è davvero ottimo, gli manca sicuramente tanto lavoro organico ma i margini per chiudere il gap ci sono. Sono convinto che se lavorerà con criterio nei prossimi anni potrà raggiungere un buon livello anche in Coppa del Mondo, perché il confronto con i suoi pari età fino allo scorso anno è stato confortante, per cui diamogli il tempo di crescere e lo valuteremo nei prossimi 2-3 anni. Per Beppe è l’ennesimo episodio sfortunato della carriera, che ha compromesso parte della sua stagione, con la difficoltà attuale di dover rincorrere la condizione. Si impegna molto e non è mai riuscito a raccogliere quello che ha seminato. Anche quest’estate aveva accresciuto il suo livello sugli skiroll e fin da Sjusjoen le sensazioni erano le migliori di sempre sugli sci, poi purtroppo a Östersund, dopo appena una gara, è successo l’incidente che tutti conosciamo. Nella fase di recupero ha accelerato molto con la fisioterapia stringendo i denti, e a fine gennaio è tornato in Coppa Italia e poi in IBU Cup. Speriamo finisca la stagione con dei bei risultati e di poterlo recuperare, soprattutto dal punto di vista del morale”.

 

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nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Mirco Romanin

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