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Canottaggio, Luca Rambaldi: “Dispiace per le Olimpiadi. Mondelli? Un duro colpo. Vivo da solo in quarantena”

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Dopo aver conquistato l’oro ai Mondiali 2018 nel quattro di coppia senior, Luca Rambaldi ha centrato, con Filippo Mondelli, Andrea Panizza e Giacomo Gentili, il pass olimpico (non nominale) con l’imbarcazione che fu dei Cavalieri delle Acque alle Olimpiadi di Tokyo 2020: l’atleta delle Fiamme Gialle ha parlato con OA Sport del momento storico molto delicato che stiamo vivendo e delle attese circa la rassegna nipponica.

Quello di Filippo Mondelli è stato un duro colpo per tutti voi, ma soprattutto per te che hai condiviso molto con lui. Come stai cercando di superarlo?
Ad inizio gennaio è stato molto sconcertante apprendere questa notizia, sia per quello che comportava sulla sua vita da atleta sia per i risvolti sulla sua vita personale. Ovviamente io, come gli altri membri del nostro equipaggio e l’Italia del canottaggio intera, ho cercato di digerire il duro colpo e dargli sostegno come più potevo. Giovedì scorso è stato operato e dovrebbe essere andato tutto bene“.

Cosa comporta per te lo slittamento delle Olimpiadi al 2021? Può essere un vantaggio, alla luce dell’assenza di Mondelli, per il quattro di coppia?
Lo slittamento delle Olimpiadi al 2021 è stata la decisione migliore che il CIO potesse prendere, anche se ancora non si sa la data in cui verranno svolte. Non nego che sono dispiaciuto di non disputarle quest’anno perché io e il resto del quattro di coppia abbiamo lavorato molto bene questo inverno e stavamo iniziando a vedere i frutti della preparazione effettuata. Eravamo molto carichi anche perché ad aprile c’erano in programma due delle tre tappe di Coppa del Mondo in Italia: a Sabaudia (Latina), dove ci alleniamo tutto l’inverno, ed a Varese. Sarebbe stato bello gareggiare contro il mondo davanti al nostro pubblico. Da quando abbiamo saputo della malattia di Mondelli, noi atleti dell’equipaggio insieme allo staff tecnico federale abbiamo dovuto subito cercare un nuovo membro per il quattro di coppia e per ora lo abbiamo trovato in Luca Chiumento, ex Canottieri Padova ed ora Fiamme Gialle. Il nuovo innesto fin da subito ha dimostrato ottime qualità, ovviamente se Filippo dovesse riuscire a ritornare in forma (e glielo auguro!) in tempo per il 2021 saremmo lieti di dargli un’altra possibilità. In ogni caso siamo una barca composta da atleti giovani, tra i 22 e i 25 anni, quindi un anno in più potrebbe farci maturare ancora maggiormente“.

Come ci si allena in questo periodo, senza poter affinare l’affiatamento con i compagni e senza avere un obiettivo preciso nel mirino?
La nostra Federazione ci ha fatto la cortesia di prestarci dell’attrezzatura per svolgere attività fisica indoor presso le nostre abitazioni, come remoergometro, cyclette e pesistica, continuando così ad allenarci come meglio riusciamo in questa situazione. L’unico allenamento possibile quindi è solo fisiologico e non anche tecnico o di sinergia con i compagni, ma è un problema comune a tutti nel mondo, quindi non crea svantaggio solo a noi. Ora che i Giochi sono slittati di un anno dobbiamo non perdere troppo di quel miglioramento costruito duramente da ottobre a marzo. Non sarà facile. Gli atleti di alto livello sono come macchine da guerra: impostano un obiettivo e non si fermano finché non lo hanno raggiunto. Ora, senza obiettivi a breve termine nel mirino, bisogna essere ancora più freddi“.

In che modo stai vivendo questo periodo in cui tutta l’Italia è zona protetta?
Purtroppo non è un momento facile per nessuno e io non ne sono esente, essere un atleta e restare chiuso fra quattro mura è opprimente, ma allo stesso tempo indispensabile ora. Finito il raduno con la Nazionale il 16 marzo sono ritornato alla mia abitazione ed è stato necessario che trascorressi le due settimane di isolamento per precauzione, nel mentre la mia ragazza con cui convivo è andata nella casa dei suoi in montagna. Sfortuna vuole che nell’ultimo Decreto del Governo siano stati vietati gli spostamenti per ritorno alla residenza senza ragione di necessità assoluta, quindi sono in compagnia solo di cyclette, remoergometro e televisione“.

Come affronti la paura del contagio?
La paura del contagio la affronto ascoltando le indicazioni che le Autorità forniscono, restando a casa ed uscendo solo per necessità con le opportune accortezze igieniche e di distanza. Ho la fortuna che la Guardia di Finanza abbia concesso a noi atleti il ritorno alle nostre abitazioni, almeno siamo a casa nostra e non in una camerata della caserma, e ringrazio tutti i lavoratori che stanno continuando a sostenere l’Italia, dalla sanità ai trasporti alla vendita di beni primari. Facciamo tutti quello che ci viene richiesto e ne usciremo prima“.

Quanto è stato importante per te l’ingresso nelle Fiamme Gialle?
Pratico canottaggio dall’età di 9 anni e sin da ragazzino, dopo i primi risultati, avevo in mente di rendere questa passione il mio lavoro. A 15 anni quindi ho deciso di lasciare la mia città e ho sfruttato la possibilità di entrare nel College Remiero Federale trasferendomi a Piediluco (Terni) per tre anni, una realtà che ti permette di andare a scuola ed allenarti con i migliori strumenti. Con il salto di qualità che ho raggiunto ho ottenuto abbastanza risultati per entrare nelle Fiamme Gialle, che non mi hanno mai fatto mancare il supporto anche nei periodi non proprio rosei. La maggior parte degli sportivi di alto livello in Italia fa parte di Gruppi Sportivi dello Stato perché è l’unico modo per conciliare sport e lavoro per mantenersi“.

Hai 25 anni. Nei tuoi progetti la carriera agonistica continuerà fino a Parigi 2024 (e oltre)?
Sono giovane, è vero, ma è da molti anni che faccio agonismo e sono perennemente lontano da casa. Sono 15 anni che organizzo la mia vita in base al canottaggio e agli impegni che comporta. Nella mia testa c’era di portare a compimento nel miglior modo possibile Tokyo 2020 e poi prendere un anno di pausa. Ora sarà Tokyo 2021, va bene comunque, ma poi si vedrà. Questo sport può dare molte gioie, ma richiede tanti enormi sacrifici, oltre che tanto impegno, non bastano il talento e l’intelligenza, perché il valore fisiologico che si crea con migliaia di ore di duro allenamento è fondamentale“.

Dove può arrivare a Tokyo l’anno prossimo l’imbarcazione dei Cavalieri delle Acque?
Sentirci definire Cavalieri delle Acque è motivo di orgoglio, però per onestà ci manca ancora quella ‘piccola cosa’ per meritarci veramente quel titolo. Sì, perché proprio di un titolo si parla, considerando cosa ha realizzato vent’anni fa il quattro di coppia a Sidney 2000. Per ora posso dire con certezza che abbiamo le carte in regola per giocare una buona partita, di più non posso, e non voglio, sbilanciarmi!“.

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roberto.santangelo@oasport.it

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Foto: Federcanottaggio

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