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Christof Innerhofer, sci alpino: “A 35 anni non mi sento vecchio, sono malato di sport. Milano-Cortina 2026: voglio esserci!”

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La voglia di non mollare mai, di essere ancora una volta al cancelletto di partenza per ricominciare un’altra stagione di Coppa del Mondo. Christof Innerhofer ha un entusiasmo enorme dopo un’annata vissuta a mezzo servizio per recuperare al meglio da un grave infortunio. Il campione azzurro dello sci alpino si è raccontato in esclusiva ad OA Sport, spaziando dai problemi attuali del Coronavirus fino ad un sogno grandissimo come quello delle Olimpiadi 2026 di Milano-Cortina.

Come tutti gli italiani in questo momento sei a casa per l’emergenza Coronavirus. Come stai affrontando questo momento?

“E’ un momento un po’ difficile per tutti, per noi atleti, ma soprattutto per tutte le persone che hanno perso dei cari e per tutti gli imprenditori che sono in grande difficoltà con le loro aziende. Io come sportivo posso dire di star bene, cerco di far il meglio possibile”.

Sui social sei stato molto attivo in questi giorni, anche con alcuni video molto simpatici con gli skiroll. Un momento sicuramente divertente e per passare il tempo immagino?

“Ho fatto questa garetta con gli sci con le rotelle con mio nipote. E’ stata molto divertente, ma ti dico anche molto difficile, perchè non è facile girare appena incontri qualche scalino”. 

Per voi atleti è un momento sicuramente particolare, con la Coppa del Mondo interrotta presto e con la preparazione completamente cambiata. Come stai gestendo questo periodo? Ti stai allenando in casa? 

“Io ormai da tantissimi anni mi alleno abbastanza in solitaria con solo qualche raddrizzata di una o due persone. Per me questo non è un problema, mentre è meno buona per i giovani.  Un po’ la preparazione è cambiata, perchè io di solito scio fino a fine Aprile, ma ho deciso di anticipare ed ho cominciato con la preparazione atletica e fare tanta resistenza, che è il periodo con il quale iniziamo. Io riesco a fare tutto a casa, con la mia palestrina, con la mia bici, faccio dei circuiti per addominali e dorsali. Io spero ancora comunque che tra qualche settimana la situazione migliori e che da metà Aprile posso ancora fare due o tre settimane di sci”.

Un’ultima stagione a mezzo servizio, con la decisione di gareggiare solo due volte per evitare di perdere la posizione nelle startlist. Ti sei pentito alla fine di questa scelta?

“Ero dispiaciutissimo di non aver potuto fare gare, perchè gareggiare è la mia passione e mi è mancata l’adrenalina di trovarmi al cancelletto di partenza, il sapore della sfida di essere il più veloce e la voglia di divertirmi. E’ tutto quello che amo e che amo ancora di più adesso rispetto a quattordici anni fa quando ho cominciato a gareggiare in Coppa del Mondo. Con l’infortunio non era possibile fare diversamente e mi viene da dire che per fortuna ho preso questa decisione, perchè alla fine ho fatto solo tre gare in meno di quelle che potevo fare, visti tutti i rinvii e cancellazioni. Era impossibile per me fare gli stessi punti degli altri in così poche gare e davvero per fortuna ho preso questa decisione”.

La Coppa del Mondo è finita nelle mani di Aleksander Aamodt Kilde. Una sorpresa? E’ più una vittoria del norvegese o più una sconfitta di Pinturault o Kristoffersen?

“Non è mai facile essere competitivi sempre e quindi l’ha vinta Kilde. Spesso è così, quando per qualcuno è scontato alla fine vince l’altro. Per tutti era scontato che vincesse uno tra Pinturault e Kristoffersen ed alla fine non è successo. Niente è scontato ed ogni anno si comincia da zero”.

Per Dominik Paris è stata una stagione sfortunata, chiusa in anticipo per un grave infortunio. Pensi che Dominik avrebbe potuto lottare per la Coppa del Mondo generale?

“Sicuramente tutto è possibile, ma con due discipline in meno era molto dura. Lui ha fatto una stagione fino all’infortunio incredibile e poteva giocarsi sicuramente la coppa di discesa, anche se era molto difficile visto che Feuz è stato veramente incredibile quest’anno. Abbiamo comunque visto che Kilde fa tanti punti anche in gigante ed in combinata. Fare quei 200/300 punti in più era difficile farli in super-G o discesa, anche perchè ci sono state poche gare di velocità. Era più plausibile che si potesse giocare la coppa di discesa, mentre molto difficile per la generale senza i punti di gigante e combinata”.

Dietro di te e Paris le nuove leve faticano ad emergere. Da ormai veterano della Coppa del Mondo e senatore della squadra azzurra cosa manca ai tuoi compagni più giovani? 

“Sono sicuramente molto contento per Mattia Casse, che è tornato a fare bene come aveva fatto cinque o sei anni fa. Mi ha fatto piacere il rientro di Guglielmo Bosca, che è anche lui uno che ama lo sport ed ha fatto vedere delle cose buone. Rispetto ad altre nazioni, che sono sempre come base in Europa durante la Coppa del Mondo e quindi sciano veramente tanto anche in allenamento, noi invece sciamo meno. Se hai qualche difficoltà, sciando poco, è davvero difficile recuperare durante l’inverno. Si rimane sempre al livello dove parti nelle prime gare, quindi se uno nelle prime gare è trentesimo o quarantesimo, poi fa fatica a recuperare”.

Sei sempre stato uomo da grandi appuntamenti ed il prossimo anno ci saranno i Mondiali di Cortina. Un grande evento a cui sicuramente punti, ma prima ci sono tante gare. La Coppa del Mondo sarà per te il trampolino verso la rassegna iridata?

“Per me tutta la stagione è importante e non guardo solo l’evento singolo. La stagione serve a trovare la fiducia, la serenità, la tranquillità, tutta la condizione giusta per poi lottare per una medaglia. Ogni stagione per me è importante, sia che ci siano Mondiali, Olimpiadi o anche solo la Coppa del Mondo”.

A 35 anni hai ancora la voglia degli esordi e sei sempre pronto a ricominciare. Ritroveremo ancora l’Innerhofer delle medaglie olimpiche e mondiali? 

“Io non mi sento ancora vecchio, questa è la mia fortuna. Mi sembra incredibile che a 35 anni sono così. Quello che mi aiuta è che sono un malato di sport. Quest’inverno ho comunque ottenuto degli ottimi risultati nelle varie prove che ho disputato e non ero mai stato così regolare e competitivo, arrivando da un infortunio e dallo zero allenamento in Argentina. Io continuo a crederci che posso essere tra i migliori ed una cosa che devo fare è quella di fare pace con la pista di Cortina. Volevo andare questa primavera a campo libero su quella pista per dimenticare l’infortunio, che può succedere ovunque, ma volevo arrivare a non pensarci più”.

So che hai un sogno ed è quello delle Olimpiadi del 2026, è corretto?

“Arrivare fino al 2026 sarebbe veramente un sogno, anche perchè le Olimpiadi sarebbero quelle di casa e poi perchè vorrei fare l’atleta per più anni possibili e soprattutto questo è il motivo. Mi piace allenarmi, mi piace sciare e la sfida. Io dico sempre che dagli atleti vedi quanto si ama lo sport, per esempio Valentino Rossi ha vinto molto più degli altri ed è ancora li perchè ha passione e lo vedi. La mia mamma mi ha detto ‘Tutto è buono per qualcosa’, anche nei momenti difficili ho sempre visto il lato positivo ed è la motivazione che mi fa andare avanti”.

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andrea.ziglio@oasport.it

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Foto: FISI/Pentaphoto

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