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Dominik Windisch, biathlon: “La caduta di Oberhof ha inciso, lì non si dovrebbe gareggiare”

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Dominik Windisch, campione del mondo nella mass start di Östersund 2019, è rientrato a casa dopo un buon finale di stagione nella Coppa del Mondo di biathlon. Nel Mondiale di casa nella sua Anterselva è riuscito a conquistare la medaglia d’argento nella staffetta mista, ma non ha saputo ripetersi anche nelle gare individuali, nonostante una discreta mass start. Il 30enne altoatesino dell’Esercito è stato condizionato durante il mese di gennaio da una caduta nella staffetta di Oberhof, dove ha sbattuto contro i cartelloni pubblicitari e che non l’ha aiutato nell’avvicinamento del grande appuntamento. Con lui abbiamo fatto il punto al termine della stagione su diversi temi e sul momento difficile che si sta vivendo a livello globale.

Quanto è stato difficile gareggiare nelle ultime due tappe tra porte chiuse e l’emergenza coronavirus che dilagava nel Nord Italia?

“In gara non mi accorgevo neanche del pubblico perchè ero concentrato interamente sul mio lavoro, è stato un peccato vedere gli stadi vuoti ma i motivi sono comprensibili. A Kontiolahti l’Ibu ha preso la decisione di cancellare le gare di Oslo Holmenkollen, fortunatamente non abbiamo gareggiato per due settimane sul percorso finlandese, che tra l’altro non mi piace per cui va bene così, l’importante ora è stare tutti a casa”.

Dopo l’argento nella staffetta mista ci si aspettava un acuto da parte tua durante i Mondiali di Anterselva, che purtroppo però non è arrivato. Forse tu e Lukas Hofer avete accusato di più la tensione dei Mondiali in casa?

“Forse sì, secondo me è difficile dirlo ma la tensione accumulata prima dell’esordio nella staffetta mista era davvero elevata, soprattutto per me che ero impiegato in ultima frazione per giocarmi le medaglie. Dopo quella gara mi sono sciolto, forse un po’ troppo, perchè ho perso un po’ di quella tensione positiva che ti aiuta a rendere al meglio. Ho iniziato male fin dalla sprint e gara dopo gara più mi mettevo pressione per far bene, più andavo male come prestazione, sia nell’inseguimento che nell’invididuale. Non ho trovato l’equilibrio giusto per poter trovare l’acuto e il risultato importante”.

Acuto che stava invece per manifestarsi nella mass start di Nove Mesto, dove sei arrivato in piazzola per giocarti il successo all’ultimo poligono…

“Ho ritrovato l’equilibrio giusto, ero tranquillo e convinto dei miei mezzi. Ho chiuso bene quella gara, un peccato per i due errori all’ultimo poligono, ma sono soddisfatto comunque soprattutto del finale di stagione, mi dà fiducia per il futuro. Purtroppo come dicevo Kontiolahti non si adatta bene alle mie caratteristiche e non riesco ad esprimermi al meglio”.

Come valuti complessivamente la tua stagione, che era iniziata con degli ottimi risultati nelle prime tre tappe e che invece non sono stati confermati nella seconda parte. Quanto ha influito la caduta in cui sei occorso nella staffetta di Oberhof sull’andamento complessivo?

“Se torno indietro è iniziata molto bene a dicembre, purtroppo questa caduta mi ha condizionato molto, ho speso molte energie fisiche e soprattutto mentali per trovare la tranquillità al tiro, avendo molto dolore nelle serie a terra, anche in allenamento. Avevo quasi timore di sparare: risolto il problema non ho comunque ritrovato al 100% la tranquillità. D’altra parte se avessi saltato le gare di gennaio non sarei stato in grado di partecipare alla mass di Nove Mesto, dove ho fatto molto bene, per cui ho tenuto duro proprio per questo motivo. Non avevo niente di rotto, per cui si trattava solo di stringere i denti e lottare per i punti di Coppa del Mondo. Oberhof non è un posto dove dovrebbe gareggiare il biathlon. Le condizioni meteo sono molto difficili in Turingia, per di più sei in cima ad una collina dove tira sempre forte il vento, poi non c’è mai stata a memoria una settimana di bel tempo. Ci sono altre location in Germania che potrebbero meritare una chance in Coppa del Mondo, ma avendo due tappe tedesche ogni stagione probabilmente sarebbe più sensato lasciarne solo una. Per quanto riguarda il calendario non si può chiaramente cambiare dal momento che sono fissati i Mondiali nel 2023, quindi al momento non sono in discussione e sarà sicuramente una tappa confermata nelle prossime stagioni”.

Una stagione che si è chiusa con l’addio di due atleti di riferimento per il biathlon come Martin Fourcade e Kaisa Makarainen, un peccato che non abbiano potuto essere celebrati come si deve…

“In effetti è stato un po’ triste, ero sorpreso dai loro annunci del loro ritiro sui social, in particolare non pensavo che Fourcade concludesse senza un grande palcoscenico, così silenziosamente sebbene si giocasse la Coppa del Mondo”. 

Pensi che siano previsti dei cambiamenti tra lo staff tecnico azzurro da qui a Pechino 2022?

“Spero di no, per ora non ci sono rumors di grandi cambiamenti, da parte degli atleti c’è la volontà di continuare con questo gruppo, l’ha evidenziato anche Dorothea. Però dopo due anni, soprattutto dopo un Mondiale svolto in casa, la FISI dovrà valutare come proseguire in vista delle Olimpiadi”. 

Sei rimasto colpito dei due neo-arrivati classe 2000 Tommaso Giacomel e Didier Bionaz? Hanno subito mostrato di avere del potenziale importante ben comportandosi anche in Coppa del Mondo.

“Li ho sempre visti bene, sia d’estate che durante le prime gare. Non avendo fatto gare con loro non sapevo fare effettivamente un paragone o un riferimento corretto per giudicare, ma sapevo che erano forti. Mi ha sorpreso il fatto che Tommaso sia riuscito subito a far punti nella sprint, perchè ha iniziato benissimo. Bisogna però stare attenti nella loro gestione, perchè hanno un gran potenziale e c’è il rischio di bruciare questi ragazzi in anticipo. Parlo per esperienza personale, va bene fare esperienza in Coppa del Mondo, ma mi ha aiutato molto di più la gavetta in Ibu Cup dove ho imparato a lottare nelle prime posizioni, perchè un conto è lottare per entrare nei sessanta e un conto per salire sul podio. Sarà più corretto se verranno alternati i due circuiti per poterli far crescere al meglio, se c’è bisogno io e Lukas Hofer possiamo dargli una mano perchè al momento non abbiamo intenzione di smettere, anzi…”.

Come passerai questo periodo a casa e di isolamento? Mi pare di aver letto che hai in programma il fatto di andare a convivere con Julia e che stai ristrutturando casa a Rasun, giusto?

“Sì, esatto. Avevamo iniziato i lavori ma chiaramente ora è tutto fermo, io però nel frattempo colgo l’occasione per riposare al meglio e staccare dallo sport. A fine stagione negli ultimi anni ero spesso impegnato ad eventi che quest’anno non sono previsti e sono sicuro che avrò ancora più carica quando sarà il momento per ripartire con la preparazione”.

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nicolo.persico@oasport.it

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Foto: Federico Angiolini

 

 

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