Formula 1
F1, è la Ferrari la scuderia più vincente della storia. Primato negli albi d’oro piloti e costruttori: Italia padrona
16 e 15. Da giocare sulla ruota di Maranello. No, non stiamo dando i numeri, ed il lotto effettivamente non c’entra niente. Semplicemente stiamo parlando dei record, straordinari, della Ferrari una scuderia che, dal 1950, sta scrivendo la sua leggenda nel mondo della Formula Uno. Cosa rappresentano, quindi, quelle due cifre? Altrettanti primati. 16 sono i Campionati mondiali Costruttori vinti dalle vetture con il Cavallino Rampante, mentre 15 sono i titoli piloti. 31 affermazioni complessive che confermano come il team emiliano sia il faro di tutto il motorsport. Andiamo, quindi, ad analizzare le due classifiche nel dettaglio.
Nelle 61 edizioni che il titolo Costruttori è stato assegnato sono 15 le scuderie che hanno potuto festeggiare. La Ferrari svetta con 16 allori, quasi doppiando la seconda classificata, la Williams con 9, quindi McLaren 8, Lotus 7, Mercedes 6 e Red Bull 4. Su 15 team vincenti ben 10 provengono dal Regno Unito per un totale di 33 successi (con Brawn, Benetton, Tyrrell, Vanwall, BRM, Cooper e Brabham ad aggiungersi alle più note), quindi 2 francesi (Matra e Renault) una austriaca (Red Bull) e una tedesca (Mercedes). La Ferrari vanta anche il record di titoli consecutivi con 6 (dal 1999 al 2004) appena pareggiato dalle Frecce d’argento (2014-2019).
Facciamo un po’ di storia, a questo punto. Il primo titolo Costruttori venne assegnato nel 1958 alla Vanwall della formidabile accoppiata Stirling Moss-Tony Brooks. La Ferrari stappa lo champagne per la prima volta al quarto tentativo, nel 1961 con il leggendario Phil Hill e Wolfgang von Trips con 6 pole, 5 vittorie e 14 podi complessivi. La scuderia di Maranello torna al successo nel 1964 con John Surtees e Lorenzo Bandini, prima di una lunga pausa. Bisogna attendere l’era Niki Lauda, ovvero il 1975 per tornare a vedere il rosso trionfare in F1. Tripletta 1975-1976-1977 con al fianco dell’austriaco due volte Clay Regazzoni e Carlos Reutemann nell’ultima occasione nella quale il successo arrivò con 33 punti sugli inseguitori più ravvicinati. Nel complesso un triennio con 16 vittorie e 40 podi totali. Dopo un solo anno di pausa la squadra emiliana vince nel 1979 con Jody Scheckter e Gilles Villeneuve con 38 punti di margine, prima della doppietta 1982-1983. Nel primo caso la morte del padre di Jacques portò a quattro la line-up con Didier Pironi, Patrick Tambay e Mario Andretti, mentre nell’annata successiva lo stesso Tambay e Rene Arnoux colsero l’ottavo trionfo complessivo.
Da questo momento inizia un periodo di digiuno clamoroso. Dal 1983, infatti, bisogna attendere fino al 1999 per un titolo Costruttori a Maranello. Anche senza quello piloti, Michael Schumacher (sostituito da Mika Salo durante il suo infortunio) e Eddie Irvine hanno la meglio sulla McLaren per 4 punti, prima gioia di un filotto che si concluderà nel 2004 con l’aiuto anche di Rubens Barrichello. Sei trionfi, spesso con margini amplissimi (129 punti nel 2002, e va ricordato che si utilizzava ancora il vecchio punteggio con 10 punti a vittoria) interrotto dalla doppietta Renault del 2005-2006. Riscossa Ferrari nel 2007-2008 con Kimi Raikkonen e Felipe Massa per due affermazioni brillanti ma che, com’è ben noto, hanno fissato un punto di sospensione. Da quel momento, infatti, la Ferrari non ha più centrato nessun titolo. Si sta per aprire il dodicesimo tentativo, dopo che la Red Bull con 4 e la Mercedes con 6 hanno monopolizzato tutto, a seguito del 2009 con la parentesi Brawn.
Passiamo, quindi, ai piloti. Come detto i piloti del Cavallino Rampante hanno vinto il Mondiale in 15 occasioni, contro i 12 della McLaren, gli 8 della Mercedes ed i 7 della Williams. In questo caso la lotta si fa più serrata, con la Ferrari che non vince dal 2007 con Kimi Raikkonen, mentre la McLaren è ferma dal 2008 con Lewis Hamilton, e la Williams addirittura dal 1997 con Jacques Villeneuve. Per quanto riguarda l’Italia oltre ai 15 della Ferrari vanno aggiunti anche i 2 dell’Alfa Romeo e della Maserati (una volta con Daimler Benz, una vola con Alfieri).
L’esordio assoluto avvenne nel 1950 con Nino Farina che vinse il titolo su Alfa Romeo, bisogna aspettare il 1952 per il primo successo ferrarista con Alberto Ascari, che bissò il trionfo nel 1953. Si pasa al 1956 con Juan Manuel Fangio, quindi nel 1958 tocca a Mike Hawthon chiudere il poker. Nel 1961 Phil Hill fa doppietta con il titolo Costruttori, quindi nel 1964 John Surtees porta a sei il computo totale. A quel punto tocca a Niki Lauda nel 1975 rompere il ghiaccio, quindi doppietta nel 1977 per l’austriaco. Altri due anni e nel 1979 ci pensa Jody Scheckter a riportare in alto la vettura di Maranello che, tuttavia, dà il via ad un digiuno record. Passano ben 21 anni per tornare al titolo e, ovviamente, è Michael Schumacher a fermare il trend con il suo quinquennio d’oro con la Rossa. Dopo il Kaiser è Kimi Raikkonen nel 2007 a vincere il titolo, e la storia si interrompe qui. 13 anni senza un alloro per i piloti con il Cavallino Rampante sulla fiancata. Un digiuno che va interrotto in fretta. Il 2020 sarà latore di buone notizie finalmente? Siamo certi che Enzo Ferrari, da lassù stia iniziando a perdere la pazienza, e uno come lui è meglio non farlo arrabbiare. Charles Leclerc e Sebastian Vettel sono avvertiti…
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse