Formula 1
F1, Ferrari e uno sviluppo della SF1000 limitato dalla sosta forzata. Nuove regole nel 2022: una boccata d’ossigeno
Tutto chiuso, o quasi, in Italia. Tutto chiuso anche a Maranello. La Ferrari, notizia di ieri, ha ufficialmente annunciato la chiusura del suo stabilimento per tre settimane. Le vacanze estive che di solito si vivono ad agosto, quest’anno, per colpa del coronavirus, si spostano in primavera. Una situazione straordinaria, e non solo per la sua gravità. Un cambio totale delle nostre vite e, di conseguenza, anche dei lavori delle fabbriche. Un effetto domino che, scemando a livello di importanza tocca, eccome, anche il mondo dello sport. Del motorsport in questo caso. Il Mondiale di Formula Uno 2020, nello specifico.
Queste settimane di stop forzato lasceranno tutto in standy-by. La situazione rimane cristallizzata a quanto visto (e, soprattutto non visto) a Barcellona nei test pre-stagionali. Soprattutto nel caso della Ferrari. La SF1000 era subito sembrata una monoposto con pregi e difetti, non impeccabile dunque. L’occasione sarebbe stata ghiotta per provare ad avvicinarsi al massimo, lavorando duramente per farsi trovare pronti all’esordio del campionato. Saltata, con colpevole ritardo, la tappa australiana di Melbourne, ora tutto sembra portare verso il mese di giugno per il ritorno in pista vero e proprio.
Sarò così? Pessimismo? Ottimismo? Lo scopriremo nelle prossime settimane. Per il momento non ci rimane che analizzare la situazione della scuderia con il Cavallino Rampante. Charles Leclerc e Sebastian Vettel hanno messo in mostra una SF1000 che ha compiuto passi in avanti a livello di conduzione delle curve, mentre ha peggiorato sul fronte della velocità di punta. Una sorta di coperta corta che dovrà essere regolata in maniera impeccabile nel corso dell’anno per non andare a scapito di nessuna delle due parti. Nei sei giorni di test svolti al Montmelò la Rossa ha dimostrato di avere ancora molto lavoro da svolgere, soprattutto nei confronti della W11 della Mercedes con il suo incredibile sistema DAS e della RB16 della Red Bull.
L’idea del team emiliano, dopo la cancellazione della gara dell’Albert Park, era di recuperare il gap a tavolino, sui banchi prova e nei computer. Un lavoro capillare, giorno per giorno, per limare i difetti della nuova monoposto e presentarla al ritorno ufficiale in pista, nel migliore dei modi. Uno sforzo che avrebbe potuto incidere pesantemente anche pensando al 2021, alla rivoluzione tecnica tanto attesa. La seconda importante notizia di ieri, ovvero che tutto sarà rimandato al 2022, rappresenta una vera e propria boccata d’ossigeno per i progettisti. La decisione è stata inevitabile, per colpa della pandemia in atto, che ha convinto le squadre ad adottare un atteggiamento responsabile, tutelando anche l’aspetto economico. Non si faranno più le cose di corsa, rischiando di sviluppare le nuove vetture in maniera raffazzonata, grossolana e, soprattutto, frettolosa.
In questo modo i costi della stagione in corso si potranno spalmare anche sul 2021 dove rimarranno costanti telaio, cambio e sospensioni proseguendo soltanto la ricerca sul lato aerodinamico. La Ferrari ha votato assieme alle altre scuderie per posticipare la rivoluzione tecnica. In una situazione simile, così incerta e dai contorni ancora tutti da descrivere, è sicuramente più consigliabile pensare al presente e prendersi tutto il tempo per la nuova era della Formula Uno. Il coronavirus oltre all’avvio del Mondiale 2020, fa dunque slittare anche il cambio di regolamento al 2022. Una situazione senza precedenti e mai vista prima, che il Circus prova di affrontare nella maniera più saggia possibile.
alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse