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Formula 1

F1, Mondiale 1985: il sogno infranto di Michele Alboreto e della Ferrari

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Il Mondiale 1985 viene ricordato dai tifosi della Ferrari come l’ultimo in cui vi è stata la possibilità di vedere il Cavallino Rampante galoppare verso il titolo iridato con un pilota italiano in sella. Il sogno si è infranto proprio nella parte conclusiva dell’annata e da allora replicare l’impresa di Alberto Ascari è diventata una chimera. Andiamo, dunque, a rivivere quel campionato terminato in maniera molto amara per la “Rossa”, ma durante il quale è stata accarezzata una visione unica.

Ai nastri di partenza della stagione, gli addetti ai lavori vedono in Alain Prost il favorito principale per la conquista del titolo. D’altronde la McLaren MP4/2B firmata da John Barnard è un’evoluzione del modello che ha dominato l’annata precedente, al termine della quale il francese si è dovuto inchinare in volata al compagno di squadra Niki Lauda. Il transalpino viene ritenuto ormai maturo per strappare all’austriaco, laureatosi campione 1984 soprattutto grazie alla sua esperienza e capacità di leggere la corsa, i galloni di numero uno del team di Woking. Il motore TAG Porsche, poi, è una sicurezza assoluta.

La principale alternativa alla McLaren è rappresentata dalla Ferrari, reduce da un 1984 deludente. La Scuderia di Maranello ha però imbastito una riorganizzazione tecnica, affidando l’evoluzione della nuova monoposto ad Harvey Postlethwaite anziché all’ingegner Mauro Forghieri, esautorato dopo aver tenuto per oltre un decennio il timone della squadra. La vettura, denominata 156/85, ottiene ottimi tempi nei test invernali ed è ritenuta potenzialmente molto competitiva. Sul fronte dei piloti, Michele Alboreto, alla seconda stagione in rosso, ha ormai assunto il ruolo di punto di riferimento di una Scuderia in cui René Arnoux è sempre più ai margini.

Nelson Piquet e Keke Rosberg, piloti di punta rispettivamente di Brabham-Bmw e Williams-Honda, sono considerati degli outsider nella corsa al titolo, soprattutto perché l’affidabilità dei rispettivi propulsori è tutta da verificare. Infine, c’è molta curiosità per vedere all’opera l’astro nascente del Circus, Ayrton Senna, a bordo di un’auto competitiva, quella Lotus-Renault su cui gareggerà anche l’italiano Elio De Angelis.

L’annata si apre il 7 aprile in Brasile. Sul tortuoso circuito di Jacarepagua, Alboreto realizza la pole position e, dopo la sfuriata iniziale della Williams di Rosberg, costretta al ritiro da un guasto meccanico nei primi giri, eredita la testa del Gran Premio. L’italiano deve fare i conti con una Ferrari non perfettamente bilanciata a causa di un contatto con l’altra Williams di Nigel Mansell al via, ma riesce a mantenere a lungo la leadership con autorità nonostante la minacciosa presenza di Prost immediatamente alle sue spalle. Tuttavia, un piccolo errore del milanese viene sfruttato al volo dal francese, che effettua il sorpasso e si invola verso il successo. L’alfiere del Cavallino Rampante conclude, comunque, alla piazza d’onore.

Subito dopo il GP d’apertura, Alboreto si trova prima guida indiscussa della squadra. Infatti Arnoux viene improvvisamente silurato per ragioni mai chiarite ufficialmente. Si vocifererà che a Maranello vi fossero dubbi sulle sue condizioni fisiche e, quindi, sulla sua capacità di essere effettivamente competitivo. Si tratta, però, di speculazioni ancora oggi prive di qualsiasi conferma. Il transalpino viene sostituito dal veloce, ma incostante, svedese Stefan Johansson, alla prima esperienza assoluta in un top team.

La seconda gara stagionale va in scena in Portogallo. Sul circuito dell’Estoril, domenica 21 aprile 1985, si abbatte un autentico diluvio. Le uscite di pista si sprecano e tra le vittime illustri si conta anche Prost, che va a sbattere nel tentativo di sorpassare De Angelis. L’aderenza precaria esalta il talento di Senna, che sbaraglia la concorrenza e ottiene la prima vittoria della carriera. Alle sue spalle, seppur staccato di un minuto, si classifica proprio Alboreto, autore di una corsa regolare e priva di sbavature. Grazie alla seconda piazza d’onore consecutiva, il milanese prende il comando della classifica iridata.

Il 5 maggio, a Imola, l’italiano della Ferrari è in piena bagarre per il successo. Tuttavia, problemi elettrici lo costringono al ritiro. Il Gran Premio di San Marino vive un finale convulso, con svariati piloti di testa che si fermano senza carburante. Il primo a tagliare il traguardo è Prost, il quale viene però squalificato nel dopo-gara perché la sua vettura è trovata sottopeso. La vittoria passa quindi a De Angelis, nuovo leader del campionato.

Il 19 maggio si disputa l’iconico Gran Premio di Montecarlo. Senna parte bene dalla pole position, ma ben presto il suo motore si rompe. Così è proprio Alboreto a ereditare il comando. Al diciassettesimo passaggio, però, sul rettilineo d’arrivo si verifica uno spaventoso incidente tra la Brabham di Piquet e l’Alfa Romeo di Patrese. La pista viene inondata d’olio e il milanese della Ferrari finisce lungo a Sainte-Dévote, evitando quantomeno di sbattere contro le barriere. Riparte, ma Prost è passato in testa. L’italiano si lancia all’inseguimento del francese e riesce a superarlo proprio sul rettifilo di partenza. Insomma, quel giorno Michele è indiscutibilmente il più forte. Però, a questo punto, ci si mette la sfortuna. Per sorpassare la McLaren, Alboreto è passato su un detrito lasciato dalla collisione Piquet-Patrese che gli ha forato uno pneumatico. L’alfiere della Ferrari è obbligato a una sosta ai box. Quando rientra in pista è quarto e si lancia in una feroce rimonta con il coltello tra i denti, durante la quale riesce a risalire sino alla seconda posizione. La vittoria, però, gli è ormai sfuggita e lo stesso Prost riconosce che, senza l’inconveniente capitato all’avversario, non avrebbe avuto modo di imporsi.

Il 2 giugno è in programma il Gran Premio del Belgio. Il venerdì tutti i piloti restano sorpresi dall’incredibile aderenza generata dal nuovo asfalto steso sulla pista. Addirittura la pole position provvisoria, realizzata da Alboreto, è di 8 secondi più rapida rispetto al tempo firmato da Prost nel 1983! Tuttavia il manto stradale dimostra di non essere in grado di reggere le terribili sollecitazioni generate dalle vetture di Formula 1, causando forature o addirittura disfacendosi. Piquet viene infatti colpito sul casco da un pezzo di bitume alzato da una monoposto che lo precede. Nella notte tra venerdì e sabato vengono effettuate riparazioni d’emergenza, ma la situazione non migliora. La pista viene letteralmente distrutta dalle auto! Le qualifiche del sabato vengono annullate, ma Bernie Ecclestone, direttore dell’associazione dei costruttori, spinge perché si gareggi comunque. Ne nasce un braccio di ferro con i piloti, forti dell’appoggio del presidente Fia Jean-Marie Balestre, che invece ritengono la situazione troppo pericolosa. Alfine, sono proprio i piloti a spuntarla e sabato sera il Gran Premio viene rinviato a data da destinarsi.

Così, la gara successiva va in scena il 16 giugno in Canada. Nelle fasi iniziali è De Angelis, partito dalla pole position, a menare le danze. Però alle sue spalle Alboreto è perennemente in agguato e, dopo un paio di attacchi rintuzzati dal romano, riesce a sorpassarlo e a prendere il comando. Stavolta non ci sono imprevisti e il milanese resta in testa fino al traguardo, conquistando la prima vittoria della stagione proprio davanti al compagno di squadra Johansson, che sale sul podio per la prima volta in carriera, permettendo alla Ferrari di realizzare una doppietta che mancava da quasi due anni. Prost, costretto a fare i conti con un consumo di carburante eccessivo, si deve accontentare della terza piazza. Con questa affermazione, Alboreto torna in testa al Mondiale con 5 punti di margine proprio sulla coppia formata dal francese e sul regolarista De Angelis, quinto al traguardo.

Il 23 giugno si gareggia nell’infernale circuito cittadino di Detroit, dove Alboreto si è imposto nel 1983 a bordo della Tyrrell. Sin dalle prime battute, però, sulla Ferrari dell’italiano si manifestano problemi ai freni, messi a dura prova dal tremendo tracciato. Il milanese, comunque, stringe i denti e guidando letteralmente sulle uova arriva sino alla bandiera a scacchi, raccogliendo un terzo posto reso ancor più prezioso dal ritiro di Prost, i cui dischi in carbonio sono invece letteralmente esplosi. De Angelis, dal canto suo, conclude quinto. In questo modo, Michele rafforza la sua leadership iridata, portandosi a +7 sul romano e a +9 sul francese.

Ormai è evidente come in tifosi della Rossa possano sognare. Un italiano ha la concreta possibilità di laurearsi Campione del Mondo in sella al Cavallino Rampante 32 anni dopo Alberto Ascari e quasi due decenni dopo la tragica fine di Lorenzo Bandini, sul quale erano riposte grandi speranze. A Maranello, Enzo Ferrari gongola. Il Drake ha grande stima di Alboreto, lo ha voluto fortemente nella sua scuderia e crede fermamente in lui.

Si torna in Europa e il 7 luglio è previsto il Gran Premio di Francia. La gara del milanese dura, però, pochi minuti, poiché il suo motore esplode nelle fasi iniziali. Tuttavia, ai rivali per il titolo non va molto meglio. Prost rimane a lungo in seconda posizione, ma nel finale ha a sua volta noie al propulsore e deve cedere la piazza d’onore proprio nel corso dell’ultima tornata, chiudendo terzo. De Angelis, invece, conclude nuovamente quinto. L’italiano della Ferrari, dunque, mantiene 5 punti sugli inseguitori. C’è però un problema, la 156/85 ha dimostrato di soffrire sui circuiti veloci come il Paul Ricard. Soprattutto perché il suo motore non ha la medesima potenza del TAG Porsche, dell’Honda e del Bmw. Fatto tutt’altro che incoraggiante in vista del proseguo dell’estate. A Maranello si inizia, quindi, a lavorare su un’evoluzione.

Il 21 luglio si gareggia a Silverstone, all’epoca pista superveloce. Come previsto, la Ferrari soffre tremendamente, tanto che McLaren, Williams e Lotus si rivelano decisamente superiori. Alboreto decide di viaggiare di conserva, mentre tutti gli altri si sfidano all’arma bianca. La strategia paga, poiché il milanese sfrutta i tanti ritiri per problemi meccanici degli avversari, riuscendo ad arpionare un miracoloso secondo posto, seppur a un giro dal vincitore Prost. L’italiano e il francese sono ora separati da soli 2 punti, mentre De Angelis è scivolato a -12 dal connazionale.

Il 4 agosto si va a correre al Nürburgring. Le qualifiche sono sconvolte dalla pioggia e, tra la sorpresa generale, la pole position viene realizzata dalla Toleman di Teo Fabi. Alboreto è solo ottavo, mentre Prost è terzo. Tuttavia, quando il semaforo diventa verde, Michele si rende protagonista di una partenza clamorosa che gli permette di guadagnare la terza piazza, mettendosi alle spalle anche il transalpino della McLaren. Il milanese, quel giorno, disputa una delle gare migliori della carriera. Corre in maniera calma, si difende con fermezza dagli assalti prima di De Angelis e poi di Prost, aspettando il momento propizio per attaccare il battistrada Rosberg. Quando, però, decide di affondare il colpo mostra grandissima risolutezza, riuscendo ad avere la meglio sull’arcigno finlandese grazie a un sorpasso spettacolare e deciso. Nelle battute conclusive tiene a bada un arrembante “Professore” che, per una volta, sbaglia e finisce in testacoda, riuscendo comunque a ripartire e salvare la seconda posizione. Ormai è evidente come la lotta per il Mondiale riguardi Alboreto e Prost, nuovamente separati da 5 punti. Comunque vada, il 1985 passerà alla storia. Il Campione del Mondo sarà un italiano a bordo della Ferrari, evento che non si verifica da più di tre decenni, oppure un francese, eventualità mai capitata prima.

Il 18 agosto si disputa il Gran Premio d’Austria sul velocissimo Österreichring. Come da copione, la 156/85 soffre, ma Alboreto limita i danni. Il milanese rimane coinvolto in un incidente al via e la sua monoposto risulta semidistrutta, però per sua fortuna viene esposta la bandiera rossa e può ripartire con il muletto. Alla fine, la gara di Michele ricorda molto quella di Silverstone. Riesce ad arrivare terzo, nonostante la scarsa competitività della sua vettura. Il GP va a Prost, che quindi raggiunge il milanese in testa al Mondiale.

Il 25 agosto si gareggia in Olanda. La situazione della Ferrari è disastrosa, poiché sullo sconnesso tracciato di Zandvoort le “Rosse” sono completamente prive di carico aerodinamico e trazione. Alboreto, infatti, si qualifica solamente sedicesimo. Le McLaren, invece, dominano. In gara, però, l’italiano si trasforma e si lancia in una decisa rimonta che lo porta sino al quarto posto. Il team di Ron Dennis fa doppietta, ma a vincere è Niki Lauda, il quale non si presta certo a giochi di squadra e precede proprio Prost. Il transalpino diventa leader della classifica iridata con 3 punti di margine.

A questo punto la Ferrari è pronta a mandare in pista un’evoluzione della 156/85 e del motore 031. I test sono incoraggianti e a Maranello c’è ottimismo riguardo la possibilità di recuperare rapidamente competitività. La prova del nove è rappresentata dal Gran Premio d’Italia, previsto l’8 settembre. L’aria nel paddock di Monza è pesante a causa della tragica morte, avvenuta pochi giorni prima, di Stefan Bellof. Il tedesco, pilota della Tyrrell, gareggia contemporaneamente anche nel Mondiale sport prototipi e perde la vita in un incidente durante la 1000 km di Spa-Francorchamps. Il teutonico, neppure ventottenne, era considerato un grandissimo talento e, secondo alcune indiscrezioni, era destinato a diventare il compagno di squadra di Alboreto nel 1986. La firma del contratto con la Ferrari sarebbe dovuta avvenire proprio a Monza dove, però, lo sfortunato Bellof non arrivò mai.

In Brianza tra venerdì e sabato si addensano cupe nubi sul box del Cavallino Rampante. L’evoluzione della 156/85 sembra completamente inefficace. Sabato sera, Alboreto ha una lunga conversazione telefonica con Enzo Ferrari, durante la quale esprime tutte le sue preoccupazioni. Infatti, in gara, le Ferrari sono evanescenti. Vengono addirittura doppiate, mentre Prost appare avviato verso una preziosa seconda posizione alle spalle di Rosberg. Per il Cavallino Rampante la situazione precipita a pochi giri dal traguardo. I motori di Rosberg e Alboreto si rompono quasi in contemporanea, servendo a Prost la vittoria su un piatto d’argento e impedendo all’italiano di ottenere qualsiasi risultato. È la svolta della stagione. Mancano ancora quattro gare al termine dell’annata, ma il “Professore” ha 12 punti di vantaggio su un avversario scopertosi in piena crisi.

Sette giorni dopo si recupera il GP del Belgio ed è evidente come non vi sia più partita. Rispetto a tre mesi prima, i tempi della Ferrari sono peggiorati sensibilmente. È la resa. In quel 1985 Alboreto non vedrà più il traguardo, mentre Prost avrà via libera verso il primo Titolo Mondiale della carriera. L’emblema della disfatta, e di quanto sia dolorosa, è rappresentato da ciò che avviene a Brands Hatch, il 6 ottobre. Il motore di Michele cede nelle fasi iniziali e lui, furibondo, percorre un intero giro con la vettura pericolosamente in fiamme prima di fermarsi ai box.

Sulle ragioni di quel crollo verticale in tema di affidabilità si è discusso a lungo. Ufficialmente, il problema principale del nuovo motore era dovuto al surriscaldamento, generato dalle modifiche apportate alla posizione dei radiatori e soprattutto da un inefficace impianto di recupero dell’olio. Al riguardo, però, è nata una leggenda. Ovvero, che le ripetute rotture derivassero dal fatto che in Ferrari si fosse segretamente cominciato a utilizzare le turbine americane Garrett al posto delle tedesche KKK poiché, a Maranello, era nato il sospetto che nei GP di Austria e Olanda, successivi al trionfo nel GP di Germania, l’azienda teutonica avesse cominciato a fornire pezzi di qualità inferiore rispetto a quelli assicurati alla McLaren, motorizzata Porsche e quindi tedesca come KKK. La mossa azzardata, generata dal sospetto, si sarebbe però rivelata un disastro, poiché il motore 031 era stato progettato per funzionare con le turbine KKK e non con quelle statunitensi.

Una leggenda, appunto. Perché la Ferrari passerà dalle turbine KKK alle Garrett solo nella primavera del 1986, come riportato dalla stampa dell’epoca. Di certo, la sofferenza della 156/85 sulle piste veloci era già emerse a inizio estate e l’attesa evoluzione della monoposto non diede i i frutti sperati, anzi si rivelò controproducente, annunciando quella crisi tecnica da cui il team di Maranello uscirà solo nella seconda metà del 1987. Difficile dire se alla debacle di fine 1985 abbia contribuito l’utilizzo, seppur non ufficiale, di turbine differenti rispetto a quelle con cui è iniziata la stagione.

Quello che è sicuro è che il 1985 resta la stagione in cui la Ferrari e i suoi tifosi hanno potuto sognare, per l’ultima volta, di vedere il Cavallino Rampante portato al successo iridato da un pilota italiano. Una possibilità mai più verificatosi nei 35 anni successivi a quell’annata.

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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: La Presse

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