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F1, Piloti immortali: Juan Manuel Fangio e i trionfi agli albori con Ferrari e Maserati

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Ci sono sportivi che non sono stati solo vincenti, ci sono sportivi che sono delle leggende. Juan Manuel Fangio appartiene alla seconda categoria senza se e senza ma in F1.

Partiamo dalle cifre. Il pilota argentino stabilì un record che durò la bellezza di 46 anni. I suoi 5 titoli mondiali hanno infatti rappresentato un punto di riferimento per tante generazioni. Ci pensò poi il tedesco Michael Schumacher a fare meglio, ottenendo 7 vittorie. Fangio partecipò a 51 GP, vincendone 24, ottenendo 29 pole-position e salendo sul podio in 35 circostanze. Fu autore del giro più veloce della gara in 23 casi. Nel proprio palmares anche due secondi posti nella mitica Mille Miglia e due vittorie nella 12 Ore di Sebring. Pertanto, valutando il rapporto tra successi e gare disputate, si può notare che il 47.06% sia una percentuale decisamente alta.

Nacque a Buenos Aires il 24 giugno del 1911 da famiglia non benestante. Fangio fece la sua apparizione in età avanzata (37 anni) nelle corse più importanti, dopo essersi fatto le ossa in Argentina. La seconda guerra mondiale, come è facile immaginare, bloccò la sua ascesa. Il suo esordio in Europa fu nel ’48 in Francia a Reims su una Simca-Gordini sia in F2 che in F1 e dovette ritirarsi in entrambe le gare. Fece ritorno in Argentina ed ebbe il suo primo incidente grave della propria carriera: nel corso del GP dell’America del Sud, una corsa di tre settimane, la sua Chevrolet si cappottò più volte. L’argentino rimase ferito al collo, mentre il suo amico/copilota Daniel Urritia morì sul colpo.

Nel ’49 Fangio iniziò a porre il suo marchio nelle gare europee, vincendo anche il GP di Monza in F2. Nel 1950, l’anno in cui prese il via la prima edizione del Mondiale di F1, era tra i piloti con le maggior credenziali. L’Alfa Romeo lo scelse e con l’Alfa 158 fu letteralmente devastante, vincendo tutte le gare nel Vecchio Continente. Tuttavia l’epilogo fu amaro, visto che a causa di un guasto a Monza dovette alzare bandiera bianca, con Nino Farina a festeggiare. Nel 1951, con l’Alfetta 159, il sudamericano ottenne il suo primo successo mondiale, prevalendo al termine di un confronto appassionante con la Ferrari 375 di Alberto Ascari. L’Alfa Romeo si ritirò dalle corse e allora l’argentino sposò la causa della Maserati.

Il 1952 fu un anno molto difficile per Fangio: l’8 giugno si schiantò a Monza durante una corsa di F2 al terzo giro, riportando un grave infortuno al collo che lo costrinse a saltare le gare per quattro mesi, dovendo quindi praticamente dire addio a tutta la stagione. Un incidente, racconterà poi, dovuto alla stanchezza, dal momento che il giorno prima aveva preso parte a una competizione in Irlanda, giungendo poi in Italia dopo aver guidato tutta la notte. Nel ’53 fu l’affidabilità della sua Maserati a tradirlo: la macchina era prestazionale ma non consistente. Concluse secondo alle spalle della Ferrari di Ascari. Nel 1954 la Mercedes fece letteralmente irruzione nel Mondiale con la W196. Fangio iniziò l’annata con la Maserati, vincendo le prime due corse europee e nello stesso campionato fu ingaggiato dalla Stella a tre punte (aveva firmato un contratto con la Mercedes in precedenza ma prese parte ai primi due appuntamenti della stagione al volante della nuova Maserati 250F grazie a una clausola espressamente voluta da lui per evitare di perdere punti mondiali in attesa del debutto delle Frecce d’argento), imponendosi in altre tre gare e conquistando il suo secondo titolo.

Il ’55 fu un anno decisamente triste e amaro per tutti: il 26 maggio Ascari morì a Monza provando una Ferrari sport privata e l’11 giugno la 24 Ore di Le Mans fu sconvolta dal crash che costò la vita a Pierre Levengh e a 83 persone, visto che i rottami della Mercedes 300 SLR volarono in tribuna, ferendo altrei 120 spettatori. Un campionato dunque che non ebbe storia, con l’argentino che vinse 4 GP, incamerando il terzo Mondiale della serie. La Mercedes si ritirò al termine del 1955 e allora Fangio firmò un contratto con la Ferrari. Nel ’56 la Lancia-Ferrari D50 lo lasciò a piedi in tre circostanze. Nonostante questo e la forza della Maserati 250F dell’inglese Stirling Moss, l’argentino seppe comunque imporsi per la quarta volta. I rapporti però con Enzo Ferrari non erano buoni e quindi decise di lasciare il Cavallino Rampante, facendo ritorno in Maserati. Con la 250F nel 1957 si aggiudicò il suo quinto titolo, entrando di fatto nella leggenda di questa categoria.

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giandomenico.tiseo@oasport.it

Twitter: @Giandomatrix

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Foto: LaPresse

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