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Federico Ruzza, rugby: “Mi alleno in garage, da solo. Il lavoro con Smith pagherà, serve tempo”

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Federico Ruzza, seconda linea dell’Italrugby e della Benetton Treviso, racconta in un’intervista esclusiva a OA Sport come sta vivendo questo periodo di stop dello sport a causa del Coronavirus. Dalle paure del momento agli allenamenti in casa, passando per gli obiettivi che uno sportivo deve comunque fissarsi anche in questo periodo particolare.

Ciao Federico, prima domanda banale. Come stai e sei preoccupato del momento che viviamo?

Bene, bene, nonostante tutto bene anche se come tutti sono obbligato giustamente a stare in casa. Le giornate sono un po’ tutte uguali, mi alzo, colazione, studio (è iscritto a Scienze motorie e Sports management, ndr). Poi mi rilasso, gioco un po’ di play-station, leggo, guardo la tv. Mi alleno anche tantissimo in casa, abbiamo potuto portare via un po’ di pesi e mi alleno in garage, sempre al chiuso e sempre da solo, mi raccomando! L’unica cosa che non faccio è correre, cerco di evitarlo anche se i decreti lo permetterebbero vicino a casa, e cerco di fare tutto l’allenamento solo in casa. La preoccupazione c’è, ovviamente, anche se personalmente sto molto attento, esco solo a fare la spesa e basta. Per fortuna anche i miei stanno attenti, mia mamma esce il meno possibile, anche se mio padre continua a lavorare, facendo il camionista, quindi un po’ per lui sono preoccupato, ma sta attento, segue tutte le regole e le precauzioni, quindi alla fine non mi devo preoccupare troppo“.

Come hai vissuto e come avete vissuto, come squadra, lo stop al Sei Nazioni e l’idea di giocare le ultime partite del Torneo probabilmente in autunno?

Io non l’ho vissuta direttamente da vicino perché in quei giorni ero a Newport con la Benetton e non ero in raduno quando hanno interrotto tutto. Ma sentendo i ragazzi mi hanno detto che era una situazione un po’ strana, non si sapeva bene cosa fare fino a quando hanno deciso di rimandare tutti a casa. Ma è giusto così. L’idea di recuperare a ottobre le due partite che mancano è particolare e complicata, perché i match si dovranno giocoforza incastrare prima dei test match di novembre, con il Sei Nazioni successivo che arriverà poco dopo. Sarà quasi un nuovo Mondiale come tempi, con i nazionali impegnati da ottobre a marzo, e sarà anche un problema per i club. Per noi giocatori sarà un anno pesante, senza soste, ma spero sinceramente che si recuperino tutte le partite che si devono recuperare, perché è un bene per noi giocatori, per il pubblico, ma anche per il movimento“.

Con Treviso avete vissuto una stagione difficile dopo gli ottimi risultati di un anno fa. Probabilmente la stagione si chiude qui, come vivi l’impossibilità di lottare fino alla fine per i playoff e la Champions Cup?

Come detto, spero che alla fine si possano recuperare le partite che stiamo saltando. La stagione, effettivamente, è stata un po’ altalenante, con alcune buone partite che non si sono tradotte in vittorie, o in punti per noi. La posizione in classifica lo testimonia, siamo indietro nella corsa playoff, ma se si dovesse riprendere il Pro14 ci sarebbero ancora scontri diretti e partite in casa che ci terrebbero in gioco. Questo testimonia che, nonostante tutto, alla fine qualcosa di buono sicuramente c’è stato visto che siamo ancora in corsa per le semifinali. Prima dello stop arrivavamo dalla bella e importante vittoria a Newport, poi giustamente si è fermato tutto. Dovesse finire l’emergenza e riprendessimo, poi, ci sarebbe da rifare una mini preparazione e sarebbe una situazione strana per tutti, magari certi valori salterebbero“.

Da atleta professionista come stai vivendo questo momento proprio da un punto di vista di preparazione fisica e allenamento? Come ci si allena senza avere “un obiettivo” davanti a sé?

Mentalmente certe volte possono mancare un po’ di stimoli, ti passa il pensiero di dire “sì, vabbè, oggi non faccio niente”, però alla fine penso, e credo valga per tutti gli atleti professionisti in questo momento, che ci si possa anche prendere più cura del proprio corpo, visto che sono settimane che ci alleniamo senza impatti fisici. Quindi ti alleni, ma ti focalizzi soprattutto sul prenderti cura di te, del tuo corpo, del mantenimento della forma e del recupero magari di quegli acciacchi che ti trascini dietro durante la stagione e lo fai anche senza stimoli immediati“.

Torniamo al Sei Nazioni. Come sono stati questi primi mesi sotto Franco Smith? Cosa è cambiato rispetto alla gestione O’Shea, qual è stata invece la continuità tra i due?

Il nuovo allenatore ha portato nuove idee molto precise, un sistema mirato con allenamenti e preparazione delle partite molto chiaro. È importante per i giocatori entrare subito nei nuovi sistemi e abituarsi alle nuove metodologie ed è stato fatto. Poi portarlo in campo, soprattutto con queste avversarie, è difficile per quanto tu sia entrato in sintonia con l’allenatore. Comunque qualcosa di buono in campo credo si sia visto, forse non quello che speravamo e non con la continuità di tutti e ottanta i minuti, ma si è visto. Ci vuole tempo, ma sono convinto che il lavoro pagherà“.

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Foto: Ettore Griffoni – LPS

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