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Giro d’Italia 1961: l’impresa a sorpresa di Arnaldo Pambianco e la memorabile vittoria su Anquetil

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Nato a Bertinoro il 16 agosto del 1935, Arnaldo Pambianco, soprannominato Gabanì, fu un campione eclettico, seppur discontinuo. Fu stato capace di eccellere sia nelle corse a tappe che nelle gare di un giorno, arrivando financo a vincere una classica molto sentita in Belgio come la Freccia del Brabante. Il suo più grande trionfo, però, fu la classifica generale del Giro d’Italia del 1961, l’edizione che festeggiava i cent’anni dell’unità del Bel Paese. In quell’occasione, oltretutto, riuscì a battere alcuni tra i migliori corridori di sempre come Jacques Anquetil e Charly Gaul.

Pambianco, in quella Corsa Rosa, parte fortissimo. Nella prima frazione, la Torino-Torino di 115 km, va all’attacco con Miguel Poblet, Franco Balmamion e Aurelio Cestari e guadagna 1’20” sui grandi favoriti della vigilia. Il francese Anquetil, vincitore in carriera di cinque Tour de France e due giri d’Italia, tuttavia, conquista la maglia rosa nella nona tappa, una cronometro di 53 km che da Castellana Grotte va a Bari. Quel dì rifila distacchi enormi. Il secondo, il belga Guillaume Van Tongerloo, arriva a 2’52”. Pambianco lascia per strada circa 4′. Il romagnolo inizierà la sua rimonta tre giorni più tardi, nella Gaeta – Roma di 149 km, ove strappa un minuto al grosso del gruppo e sale al terzo posto in classifica generale.

Due giorni più tardi, nella Ancona – Firenze di 250 km, Gabanì completa il sorpasso. Piove e fa freddo, Anquetil soffre. Pambianco, invece, sta benissimo, attacca e porta via un gruppo di sei atleti. Al traguardo giungono con 1’42” di vantaggio sui primi inseguitori e il romagnolo è la nuova maglia rosa. La situazione resta immutata fino alla terzultima tappa, la Vittorio Veneto – Trento di 249 km, la quale apre una due giorni di frazioni di montagna durissime.

In una giornata da tregenda, la maglia rosa Pambianco viene attaccata da più parti e a ripetizione, ma non cede nemmeno un metro. Alla fine si ritrova a dover inseguire, senza l’aiuto di nessuno, un drappello di sei atleti tra i quali è presente anche il belga Guillaume Van Tongerloo, gregario di Van Looy che è ancora in classifica e minaccia la leadership di Gabanì. Il ravennate, però, benché nessuno volesse aiutarlo, riesce a respingere l’assalto del fiammingo.

Gli avversari, ad ogni modo, nelle interviste del dopo gara gli fanno il funerale. Il giorno seguente, infatti, si affronterà quella cima mitica che è lo Stelvio e tutti credono che sia impossibile per Pambianco, che ha speso tantissimo nell’inseguire Van Tongerloo, resistere agli attacchi di chi è rimasto comodamente alla sua ruota.

Nella penultima tappa del Giro d’Italia 1961, la Trento – Bormio di 275 km, Charly Gaul si invola sulle rampe dello Stelvio, esibendosi in una delle sue ultime grandi danze. A sei km dallo scollinamento attacca anche Anquetil. Il francese in un primo momento stacca Pambianco e per qualche metro è anche maglia rosa virtuale. Gabanì, però, dà un saggio di come si gestiscono le energie. Pian piano, con il suo passo, riprende il rivale e se lo toglie di ruota.

Al GPM Gaul scollina con 3’25” su Pambianco, il quale, a sua volta, precede di 45″ Anquetil. Gabanì si destreggia ottimamente nella viscida discesa dello Stelvio e al traguardo è secondo a 2’07” sull’Angelo della Montagna. E’ l’apoteosi. Il Giro è suo. Financo Anquetil è battuto. E nettamente, per di più. Il fuoriclasse francese, infatti, deve accontentarsi della piazza d’onore in classifica generale a ben 3’45” dal romagnolo.

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luca.saugo@oasport.it

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Foto: Il Foglio

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