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Oltre Cinquecerchi
Hantavirus, che cos’è il nuovo incubo che arriva dalla Cina. Si genera dai topi, ma non dovrebbe scatenare una pandemia
Il coronavirus ha colpito tutto il mondo ed è dilagato ovunque, stiamo parlando di una pandemia che ha praticamente fermato tutto il Pianeta: oltre tre miliardi di persone costrette a casa per evitare i contagi, oltre 400mila persone contagiate, il numero dei morti cresce giorno dopo giorno. L’Italia è nell’occhio del ciclone e sta affrontando l’emergenza, è il Paese con il maggior numero di deceduti e il secondo per numero di contagi dopo la Cina, Nazione in cui questo incubo è incominciato. Covid-19 ha proliferato a Wuhan e in tutta la Regione dello Hubei tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020, arrivando poi in Europa nel cuore dell’inverno e facendo letteralmente dei danni.
COS’È HANTAVIRUS? IL NUOVO INCUBO PROVENIENTE DALLA CINA
Nelle ultime ore è giunta la notizia che un uomo è morto su un bus in Cina a causa dell’hantavirus e si è subito pensato a un nuovo rischio globale, da aggiungersi al coronavirus. Fortunatamente non è così, non si tratta di un virus nuovo visto che è conosciuto già dagli anni ’50. Gli hantavirus sono anzi molto comuni, vengono associati alla febbre emorragica con sindrome renale e sono presenti in molte parti del mondo nei roditori selvatici, che li eliminano con urine e feci.
La trasmissione avviene per lo più tra roditori e infatti è molto raro che questo virus possa trasmettersi da un uomo all’altro (nessuno degli altri 32 passeggeri del pullman è risultato positivo). Un uomo, per contrarre hantavirus, dovrebbe venire a contatto con feci, urine, salive di topi infetti oppure essere morso da questi animali.
In sostanza non bisogna preoccuparsi di hantavirus come ha ribadito anche il Yand Zhanqiu, virologo all’Università di Wuhan, in un’intervista rilasciata al Global Times. I casi, nel corso della storia, si sono verificati per lo più tra maggio-giugno e ottobre-dicembre in alcuni villaggi di Cina, Russia e Corea. Nelle forme lievi l’incubazione è di due settimane e spesso non ci sono sintomi, mentre nelle varianti sintomatiche si registrano febbre elevata, cefalea, lombalgia e dolori addominali. Mortalità massima fino al 15% secondo i dati del Cdc di Atlanta.
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stefano.villa@oasport.it
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Foto: Lapresse