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Sci di fondo

“Johaug e i norvegesi hanno peccato di superbia. Mondiali giovanili di buon auspicio per l’Italia” Ululato del Bubo’ con Fulvio Valbusa

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La Coppa del Mondo di sci di fondo ha vissuto il weekend dedicato all’Holmenkollen Ski Festival, andati però in scena in tono minore a causa delle restrizioni legate al pubblico come misura di sicurezza per prevenire l’espansione del Covid-19. In campo femminile la 30km si è risolta con un esito a sorpresa, dovuto soprattutto all’incredibile decisione delle norvegesi di non cambiare sci in corso d’opera. Invece fra gli uomini Alexander Bolshunov ha confermato il proprio ruolo di numero uno del mondo indiscusso. Andiamo, dunque, a discutere di quanto avvenuto in compagnia di Fulvio Valbusa, nella XIV puntata della rubrica “L’ululato del Bubo”.

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Bubo, cominciamo dal settore femminile. Frida Karlsson è forte, anzi fortissima. Però vederla recuperare un minuto su Therese Johaug è roba da fantascienza. In ogni caso è capitato, soprattutto perché le svedesi hanno cambiato sci e le norvegesi no. Qual è il tuo commento in merito?
“La Norvegia ha commesso l’errore più clamoroso dell’intera stagione e le è costato carissimo, perché ha perso una gara prestigiosissima. Da quanto ho capito, Johaug avrebbe voluto cambiare gli sci, ma i tecnici le hanno consigliato di arrivare al traguardo. Anche se così fosse, lei non è esente da colpe, perché è l’atleta che va in pista e deve decidere il da farsi, effettuando la scelta che ritiene più opportuna”.

D’accordo con te e Johaug ha ammesso di aver sbagliato. Però qui non parliamo solo di lei, bensì di tutta la squadra. Io mi chiedo come sia possibile che nessuna norvegese abbia deciso di fermarsi e cambiare materiali. Non è assurdo?
“Concordo, mi pare una situazione paradossale. Forse nel box avevano portato materiali preparati con una sciolina diversa e sapevano che non sarebbero stati efficaci? Dubito, perché altrimenti nel box sarebbero state messe due paia, una identica a quella con cui sono partite e un’altra con sciolina diversa, proprio per tenersi aperte entrambe le opzioni. La mia opinione è che i norvegesi abbiano peccato di superbia, pensando che tutte le loro atlete potessero finire la 30 km con la sciolina della partenza. Probabilmente all’inizio dell’ultimo giro lo sci era ancora abbastanza performante e quindi hanno optato per tirare sino al traguardo. Però, in questi casi, non è tanto la velocità a venire meno, bensì la tenuta. Lo si è visto chiaramente nella tornata finale. Johaug aveva adattato la sua sciata alla tenuta dei suoi materiali, spingendo tanto di braccia e accorciando il passo. Le svedesi, invece, potevano tirare il passo senza accorciare. Infatti Karlsson riusciva a effettuare falcate molto ampie in salita. Questo significa avere un grip perfetto, oltre a un ottimo scorrimento. C’è tanta, anzi, tantissima differenza tra uno sci che ha già fatto 25-26 km e uno che ne ha sul groppone solo 5 o 6. Dunque, i norvegesi hanno toppato alla grande. Erano troppo sicuri di loro, atlete e tecnici. Succede anche ai migliori”.

Quale pensi che sia la genesi di quest’errore pazzesco? Insomma, come tu hai detto è l’atleta ad andare in pista. Quindi, secondo la tua esperienza, cosa può aver spinto Johaug e compagne a non effettuare il cambio?
“Allora, i materiali di cui le norvegesi erano dotate in partenza erano molto sicuramente buoni. Nel momento in cui devi decidere se cambiarli, prevale sempre il detto ‘chi lascia la vecchia strada per la nuova, sa quel che perde e non quel che trova’. Pertanto, se lo sci è veloce ed è ancora al 60%, preferisci adattarti ed evitare di cambiarlo, perché hai paura di incappare in un materiale peggiore. Però, se hai materiali al 60% e dietro c’è chi li ha al 95-100%, possono essere buoni quanto si vuole, ma capisci anche tu come non ci possa essere partita. Insomma, i norvegesi hanno peccato di superbia, le svedesi invece hanno avuto coraggio e sono state premiate”.

Passiamo al settore maschile, dove invece nell’iconica 50 km, lo spettacolo ha latitato.
“Si sa, quella di Oslo è sempre una gara molto tattica, soprattutto con condizioni come quelle di domenica. Infatti le polveri si sono accese solo nel finale. Bolshunov ha comunque dimostrato di essere continuo e di avere la maturità agonistica per arrivare al traguardo e mettere ancora una volta in riga un filotto di norvegesi, tra i quali solo Krüger è riuscito a distinguersi”.

Ecco, Krüger secondo e il migliore dei norvegesi in una 50 km in tecnica classica. Krüger! Che qualche anno fa era uno specialista del pattinaggio e in alternato non andava avanti neanche a spingerlo. Come ti spieghi questo risultato? Non è che Bolshunov è così straripante, anche perché il livello dei norge si è un po’ abbassato in questo finale di stagione?
“Evidentemente Krüger è in grandissima forma. Non c’è altra spiegazione, perché come hai detto tu, questo atleta ha sempre fatto tanta fatica in alternato. La motivazione secondo me è atletica, ovvero lui è in una condizione esagerata, e al tempo stesso anche ambientale, cioè ha patito meno di altri le condizioni di domenica”.

Vuoi dire qualcosa sugli italiani e le italiane impegnate a Oslo?
“Non ci si aspettava niente di che. Siamo partiti senza aspettative e senza pretese. Magari De Fabiani poteva puntare a un piazzamento nei primi quindici, ma è rimasto coinvolto nella caduta di Golberg, finendo malamente a terra. Hanno fatto tutti quello che hanno potuto. Le condizioni erano terribili. Comunque onore a tutti, perché hanno stretto i denti e onorato l’impegno sino in fondo”.

Passiamo ai Mondiali giovanili. C’è chi vede la Svezia dominare le prove distance in futuro grazie a Frida Karlsson ed Ebba Andersson. Eppure, ho l’impressione che la Norvegia abbia già in canna il colpo per rispondere. Parlo di Helene Marie Fossesholm. Quali sono i tuoi pensieri su di lei?
“Fossesholm è forte ragazzi, molto forte. È tracagnotta, compatta e questo potrebbe essere un grande vantaggio, perché ormai in campo femminile si punta ad avere ritmi stellari, essendo la strada tracciata da Therese Johaug. Heidi Weng e Ingvild Flugstad Østberg sono state riconvertite, Frida Karlsson è invece nata con questa nuova filosofia. Solo Ebba Andersson mi pare avere una falcata più ampia e potente, più simile a Charlotte Kalla e Natalia Nepryaeva. Detto questo, Fossesholm, come Karlsson, nasce con il credo del ritmo esagerato. Ha un grande futuro di fronte a sé. In una gara di Oberwiesenthal aveva sci che non tenevano minimamente, perché scalciava tantissimo, ma ha vinto comunque con margine. Che motore!”.

Ti faccio una domanda. Quanto può valere Fossesholm in questo momento in Coppa del Mondo?
“Per me già oggi potrebbe inserirsi tra le prime cinque. Infatti me la aspetto subito protagonista l’anno prossimo, quando i norvegesi la lanceranno nel massimo circuito, dopo una preparazione estiva adeguata a reggere l’intera stagione e magari essere al top ai Mondiali di Oberstdorf”.

A proposito di giovani norvegesi. A Konnerud abbiamo rivisto Kristine Ståvas Skistad, la quale un anno fa appariva lanciatissima verso l’èlite del settore sprint. Invece il quarto posto di mercoledì scorso è stato l’unico acuto di una stagione sin qui anonima. Cosa ci dici su di lei?
“Mi pare un’atleta da alti e bassi, lo si è visto proprio nella sprint di Konnerud, dove ha dominato batterie e semifinali, reagendo con cattiveria a chi le si affiancava. Però in finale si è spenta completamente, all’improvviso. Quindi le manca sicuramente qualcosa dal punto di vista mentale, ma al tempo stesso non è a posto fisicamente, perché ha un fisico anacronistico rispetto agli attuali standard norvegesi. Sappiamo che loro puntano sul ritmo e sulla magrezza, mentre Skistad è massiccia e soprattutto non è asciutta come tutte le altre norge. Probabilmente ha un metabolismo che la porta a crescere di peso con facilità, quindi bisognerà studiare un piano alimentare ad hoc. Insomma, il potenziale non è in discussione, ma nel suo caso va sviluppato”.

Infine ti chiedo un commento su quanto avvenuto in casa Italia ai Mondiali giovanili. Sono arrivate quattro medaglie, due a livello under 23 e altrettante nel più significativo ambito juniores. Peraltro, i podi sono stati conquistati sia a livello individuale che in prove a squadre.
“Tutto molto bello, vuol dire che nel movimento c’è un bel sottobosco ed è sicuramente di buon auspicio che i giovani abbiano voglia di confrontarsi con gli avversari degli altri Paesi. È importante siano arrivate anche le due medaglie a squadre, perché al di là dei singoli, significa che i lavoro svolto in ambito giovanile, soprattutto a livello di gruppi militari e sci club, è molto valido. Bene così, portiamoci a casa queste medaglie e speriamo facciano da incentivo in ottica futura”
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ULULATO DEL BUBO – PUNTATE PRECEDENTI
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paone_francesco[at]yahoo.it

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Foto: Davide Glatz

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