Pallavolo
L’Italia è grande: 1990, 1994, 1998. Quando la Generazione dei Fenomeni dominava il mondo del volley
L’Italia è grande, una Nazione forte, gloriosa, vincente, che ha fatto la storia dello sport a livello internazionale, una potenza poliedrica invidiata da molti e in grado di trionfare nei contesti più variegati. In questo momento molto difficile per il nostro Paese, alle prese con l’emergenza coronavirus e con lo sport totalmente fermo, in cui c’è bisogno della massima unità, riviviamo alcune delle imprese più belle del nostro passato.
Lorenzo “Mister Secolo” Bernardi. Andrea “Muro” Giani. Andrea “Lucky” Lucchetta. Samuele ‘O Fenomeno’ Papi. Ferdinando “Fefé” De Giorgi. Andrea “Bazooka” Gardini. Andrea “Zorro” Zorzi. Andrea “il Nano” Anastasi. L’irriducibile Marco Bracci, l’immancabile Pasquale Gravina, il tonico Luca Cantagalli, il divino Paolo Tofoli. Giusto per citarne alcuni. Semplicemente, la Generazione dei Fenomeni, la Nazionale in grado di fare esplodere l’amore per la pallavolo nel nostro Paese, una corazzata invincibile capace di scrivere pagine memorabili dello sport italiano che si ricordano a distanza di quasi tre decenni, una vera e propria armata che ha rivoluzionato il modo di giocare e di vedere il volley, portandolo nella casa di tutti gli italiani con una forza dirompente. Un gruppo anomalo e fuori dall’ordinario, straordinario non soltanto per una caratura tecnica ai limiti della fantascienza e dell’irrealtà ma soprattutto unico per carisma, grinta, compattezza, voglia di combattere per il bene comune e soprattutto con una fame di vittorie che non si placava mai.
Era l’Italia che superava la cultura degli alibi, era la Nazionale di Julio Velasco, lo squadrone del Guru che ha spedito in orbita il nostro volley e lo ha mandato in una nuova dimensione, entrando nella cultura popolare e affascinando un’intera cultura popolare. Era la pallavolo “a 15”, quella del cambiopalla, quella in cui si muoveva il punteggio soltando segnando sul proprio servizio, quella senza libero e quella delle partite interminabili. Era l’universo delle Generazione dei Fenomeni, il soprannome coniato dal giornalista Jacopo Volpi che prese in prestito il titolo di una celeberrima canzone degli Stadio per esprimere quanto fosse grande quello squadrone vestito d’azzurro: non soltanto un sestetto base straripante ma anche una panchina lunghissima, uomini in grado di intercambiarsi tra loro e di vincere in qualsiasi contesto, senza fermarsi davanti a niente e nessuno.
Tutto molto semplice: il Pianeta del volley era ai piedi dell’Italia. Campioni del Mondo nel 1990, 1994, 1998. Una tripletta d’antologia, un tris consecutivo eguagliato successivamente soltanto dal Brasile, un’apoteosi totale di un’Italia grande e memorabile di cui non bisogna mai dimenticarsi. Si incomincia in Brasile dove l’Italia si presenta da Campionessa d’Europa (l’anno precedente vinse a sorpresa, centrando subito l’obiettivo con Velasco in panchina). Nella fase a gironi arriva la netta sconfitta per 3-0 contro Cuba, non ci sono grosse aspettative sugli azzurri che però nella fase a eliminazione diretta si scatenano: doppio 3-0 a Cecoslovacchia e Argentina, poi pazzesca semifinale contro i padroni di casa decisa al tie-break e nell’atto conclusivo la vendetta su Cuba (3-1) per salire sul trono del Pianeta il 28 ottobre 1990.
Quattro anni dopo la replica in Grecia dove l’Italia si inventa una cavalcata sconfiggendo Russia, Cuba e Olanda in una fase a eliminazione diretta dominata in lungo e in largo. La Generazione dei Fenomeni non delude mai, nel frattempo vince anche gli Europei del 1993 e del 1995, fa incetta di World League ma fallisce sempre l’appuntamento con la gloria eterna: l’oro olimpico. Il massimo alloro a cinque cerchi sfuma ad Atlanta 1996 perdendo una surreale finale contro l’Olanda, non arriva a Sydney 2000 dove ci si deve accontentare di un bronzo da Campioni d’Europa 1999 e da Campioni del Mondo 1998 (la magia di Bebeto in Giappone, col 3-0 alla Jugoslavia in finale dopo l’epocale 3-2 nella semifinale col Brasile).
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stefano.villa@oasport.it
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Foto: Valerio Origo