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Canoa
L’Italia è grande: Antonio Rossi, il fenomeno della canoa e la collezione di ori olimpici
Da disciplina sconosciuta, o quasi, a sport nazionale almeno per un decennio: la canoa deve la sua esplosione di celebrità a livello maschile soprattutto ad un ragazzone di Lecco, Antonio Rossi, piombato sulla scena mondiale nel 1992 con la prima medaglia della storia azzurra della canoa maschile alle Olimpiadi e protagonista nelle successive tre edizioni delle Olimpiadi dove non è mai sceso dal podio, collezionando a livello olimpico tre ori, un argento e, appunto, un bronzo.
Oreste Perri, splendido campione del mondo nel 1975 nel K1 a Belgrado, primo occidentale a battere i campioni dell’Est in uno dei loro terreni preferiti, fu l’apripista di un movimento destinato qualche anno dopo a conquistare una pioggia di medaglie. Perri non riuscì a salire sul podio olimpico collezionando un quarto posto nel 1976 e un quinto nel 1980 ma accumulò la giusta esperienza per creare da allenatore, un decennio più tardi, un vero e proprio squadrone, in grado di sfidare alla pari il mondo e fondato sulla potenza e sulla classe di Antonio Rossi, che ruppe l’incantesimo, in coppia con Dreossi, nel 1992 a Banyoles conquistando un bronzo storico per la canoa azzurra.
Quattro anni dopo la squadra italiana di canoa si presenta agguerrita all’appuntamento a Cinque Cerchi. La stagione precedente Rossi e il veterano Scarpa (già in gara a Los Angeles nel 1984, dodici anni prima) avevano conquistato l’oro mondiale a Duisburg nel K2 1000, dopo due argenti consecutivi nelle stagioni precedenti e il calo progressivo di qualità dei movimenti dell’Est europeo permetteva alla squadra azzurra (composta anche da Beniamino Bonomi) di sognare. Rossi e Scarpa, tra cui non è mai corso buon sangue, si presentarono al via della finale olimpica da grandi favoriti, avendo fatto segnare il miglior tempo sia in batteria che in semifinale.
Il 3 agosto è un giorno storico per la canoa azzurra perchè nella prima finale arriva quello che fino a quel momento era il miglior risultato di sempre: l’argento di Beniamino Bonomi nel K1 1000 alle spalle del norvegese Knut Holmann, quattro volte campione mondiale ed argento di Barcellona. Pochi minuti dopo tocca ad Antonio Rossi e Beniamino Scarpa farsi trovare pronti all’appuntamento con la storia con la finale del K2 1000: nella prima parte di gara sono i pluricampioni tedeschi Bluhm/Gutsche a fare l’andatura e a guadagnare un leggero margine di vantaggio. i 500 metri i tedeschi sono davanti con 0″47 centesimi su Staal/Nielsen e 0″89 sulla coppia azzurra che rompe gli indugi e inizia una rimonta spettacolare, un crescendo che permetterà alla coppia azzurra di imporsi con un vantaggio di quasi un secondo e mezzo sui tedeschi che resistono al ritorno dei sorprendenti bulgari Dushev/Kazanov.
Il giorno dopo Antonio Rossi ha la sua seconda possibilità con la finale del K1 500. Il canoista lombardo non adotta la stessa tattica della finale del K2 anche perchè l’avversario più pericoloso è il norvegese Holmann che vuole il bis dopo aver battuto Bonomi nel K1 1000 e che ha nel finale il suo punto di forza. Rossi parte veloce, mette alle corde il rivale e transita ai 250 metri con un vantaggio importante ma chi si aspetta il calo finale dell’azzurro viene deluso. Rossi tiene il ritmo alto fino all’ultima pagaiata e respinge l’assalto del rivale vincendo in 1’37″423 il suo secondo oro ad Atlanta. Nella stessa giornata arriverà l’argento di Bonomi e Scarpa nel K2 500 a completare un’edizione olimpica indimenticabile e probabilmente irripetibile per la canoa azzurra.
Il dopo Atlanta è tutt’altro che festante in casa Italia. Daniele Scarpa lancia accuse di utilizzo di sostanze illecite e se ne va dalla Nazionale sbattendo la porta ma le prove non ci sono. Antonio Rossi si trova senza compagno per il K2 ma nella stagione successiva forma assieme a Luca Negri un equipaggio in grado di proseguire la striscia di successi iniziati due anni prima: arriva un titolo iridato nel K2 1000 a Dartmouth e uno nel 1998 a Szeged. Nel 1999, però, con i Mondiali in Italia a Milano, si rompe il binomio tra Rossi e Negri (che se ne esce accusando anche lui per l’utilizzo di sostanze illecite, tirando però in ballo il Liposom che illecito non è) e la nuova coppia che va a formarsi è quella composta da Rossi e Bonomi.
Sono loro che daranno l’assalto all’oro olimpico di Sydney e lo centreranno con un successo nettissimo nella gara del K2 1000. Raggiunta senza problemi la finale, Rossi e Bonomi si prendono la scena dal primo all’ultimo metro di gara e rifilano un secondo e mezzo di distacco agli svedesi Nilsson e Oscarsson. Il bronzo va agli unghersei Bertfal/Vereb. Le immagini che restano di quella vittoria sono il bagno di Bonomi e le dichiarazioni di Rossi a fine gara: “L’ultimo anno è stato un mezzo disastro, eravamo giù di morale, i risultati non arrivavano. Perri però ha insistito: abbiate pazienza, ce la faremo. Siete in gamba, non mollate. Questa è una vittoria che parte da lontano, una vittoria sofferta“.
La storia olimpica di Antonio Rossi non finisce neppure qui, neppure dopo tre ori consecutivi. Il campione lombardo non lascia, prosegue, nonostante tutto, nonostante una caduta in bicicletta che gli provoca diverse fratture e lo costringe ad una rincorsa difficoltosa alla qualificazione, Antonio Rossi ottiene il pass per la sua quarta Olimpiade ad Atene, sempre in coppia con Beniamino Bonomi. Stavolta però ad avere la meglio sono gli svedesi Nilsson e Oscarsson che piegano la resistenza degli azzurri, comunque ottimi secondi nell’ultima recita del K2. Rossi parteciperà anche alla sua quinta Olimpiade, a Pechino 2008, alla guida del K4 ma fallirà di un secondo l’en plein di podi a Cinque Cerchi classificandosi al quarto posto.
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