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Canottaggio

L’Italia è grande: i fratelli Abbagnale e le ali di legno che hanno fatto sognare un popolo

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Chissà se le gesta epiche di Carmine e Giuseppe Abbagnale raccontate dall’oxfordiano Guido Oddo, o dal pacato Paolo Rosi, oppure dal poeta del trotto Alberto Giubilo, avrebbero avuto nell’immaginario collettivo della spumeggiante Italia post-austerity degli anni ’80 lo stesso spazio dirompente conquistato grazie alle grida belluine, al trascinamento quasi animalesco di Giampiero Galeazzi che canottiere lo è stato in gioventù e dunque viveva ogni sfida dei fratelloni originari di Pompei e di stanza a Castellammare di Stabia come se fosse la sua sfida in acqua.

Galeazzi ha creato i personaggi televisivi ma Giuseppe e Carmine Abbagnale ci hanno messo il cuore, la forza, il carattere, la determinazione che solo i campioni immensi, immortali possiedono e che hanno fatto innamorare l’Italia intera per oltre un decennio, quello che li ha visti ininterrottamente per tre cicli olimpici essere lì a lottare per il gradino più alto del podio, raggiunto per due volte e fallito nella terza occasione, in quei duecento metri che fecero da crepuscolo comunque luminosissimo di carriere straordinarie.

Una coppia perfetta, due fisici imponenti con un terzo, tutt’altro che incomodo (almeno fuori dalla barca perchè la sua posizione nell’imbarcazione non era affatto agevole: Peppiniello Di Capua, lo scugnizzo timoniere che i fratelloni amavano gettare in acqua dopo ogni trionfo, con un dolce sopruso a cui Di Capua, personaggio molto più dei due Abbagnale, si sottoponeva con il sorriso furbetto dell’attore da commedia napoletana.

Il primo exploit targato Giuseppe e Carmine Abbagnale è del 1981: a Monaco di Baviera la coppia di fratelli campani domina la gara iridata del Due con. Con il tempo di 7’43”73, 2”49 più veloci della Germania Est e 3”30 della Gran Bretagna, gli Abbagnale rompono un sortilegio iridato che durava da 13 anni, dalla vittoria di Baran e Sambo (tim. Cipolla) nelle acque messicane di Xochimilco, riportando l’Italia sul gradino più alto del podio l’anno dopo a Lucerna e fermandosi al terzo posto nel 1983 a Duisburg.

Il 1984 è l’anno delle Olimpiadi “monche” di Los Angeles per via del boicottaggio del blocco sovietico e i fratelli d’Italia si presentarono da grandi favoriti alla loro prima avventura a Cinque Cerchi. Una gara senza storia, un dominio incontrastato quello di Giuseppe e Carmine Abbagnale che rifilarono agli avversari distacchi abissali: i rumeni (unici ‘superstiti’ del boicottaggio di tutti gli stati dell’ex Unione Sovietica) giunsero al traguardo con quasi sei secondi di ritardo, mentre addirittura a sette secondi chiusero gli atleti statunitensi che, nonostante il calore del pubblico amico, si dovettero accontentare del terzo posto.

Nei tre anni successivi gli Abbagnale non scesero mai dal podio iridato conquistando due ori (Hazewinkel 1985 e Copenhagen 1987, chiudendo al secondo posto alle spalle di altri due miti assoluti del canottaggio mondiale come Holmes e Redgrave che poi scriveranno altre pagine indelebili di questa disciplina. A Seul, nel 1988, ci sono tutti gli avversari e il banco di prova è quello “definitivo” per entrare nella leggenda per la coppia azzurra. Holmes e Redgrave portano a casa l’oro del Due senza ma saranno al via, assieme al timoniere Sweeney, anche nella finale del Due con e per gli Abbagnale sono l’equipaggio da battere, assieme a quello della Germania Est composto da Mario Streit e Detlef Kirchoff.

Giuseppe e Carmine migliorano il loro primato scendendo sotto i 7’ netti nella prima delle due semifinali, in programma il 22 settembre ’88, conclusa in 6’56”62 davanti ai tedeschi dell’Est. In finale due giorni dopo gli azzurri sono al centro del campo di regata, in acqua-3, mentre Holmes e Redgrave sono in acqua-2, i bulgari in acqua-4 ed i tedeschi orientali in acqua-5. Giuseppe (capovoga) e Carmine Abbagnale partono fortissimo e sorprendono gli avversari, primi fra tutti i britannici che, al contrario, erano soliti essere molto performanti in avvio. A metà gara, l’Italia è avanti con 3”28 di margine sull’armo bulgaro, gli inglesi sono terzi a 5”25 ed i rumeni quarti a 5”66 di distacco.

Agli ultimi cinquecento metri lo scenario cambia rapidamente con i tedeschi che hanno conservato grandi energie per il finale che iniziano una rimonta travolgente e vanno a riprendere tutti i rivali, tranne gli azzurri, risalgono anche Holmes e Redgrave ma Giuseppe e Carmine Abbagnale nonostante la prima parte di gara indiavolata, mantengono un vantaggio sufficiente per non andare in crisi e con 2″ di vantaggio respingono l’assalto dei tedeschi e qualcosa in più su Holmes e Redgrave, per quella che è l’unica sconfitta di quest’ultimo in sei Finali olimpiche disputate.

La leggenda dei fratelli di Castellammare di Stabia e di Peppiniello Di Capua è tutt’altro che conclusa, perchè nei tre anni successivi, all’apice della loro potenzialità atletica e della loro celebrità, Giuseppe e Carmine Abbagnale trionfano per tre volte al Mondiale, Bled 1989, Lake Barrington 1990 e Vienna 1991. Inevitabile che a Barcellona 1992 tutti i fari siano puntati sull’armo che punta ad un leggendario tris olimpico. Giuseppe Abbagnale, tra l’altro, viene scelto come portabandiera ma ad infastidire i “fratelli d’Italia” sono i “fratelli di Inghilterra” che hanno preso il posto di Jonathan e Greg Searle, con il timoniere Garry Herbert, Stavolta non basta la partenza a razzo della coppia azzurra che si presenta davanti all’altezza delle tribune del lago di Banjoles ma subisce il ritorno travolgente dei britannici e cede con un solo secondo di distacco, vedendo svanire il sogno dei tre ori consecutivi.

L’altro sogno svanirà l’anno successivo, dopo l’ultimo argento mondiale a Racice: il Due con viene depennato dal programma olimpico e di fatto si sfalda la coppia più vincente del canottaggio italiano. Giuseppe decide di abbandonare l’attività, mentre Carmine riesce nel 1994 a portare a casa un argento mondiale insieme a Gioacchino Cascone, chiudendo l’epopea della famiglia (da non dimenticare Agostino, per tre volte sul gradino più alto del podio olimpico) più vincente del canottaggio italiano.

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