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L’Italia è grande: le pioniere d’oro del basket femminile e la magia agli Europei del 1938

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C’è un dettaglio da ricordare quando si parla del basket in Italia. Ad introdurlo nel nostro Paese, traducendo le regole di James Naismith, fu una donna, una professoressa di Siena, Ida Nomi Pesciolini, nel 1907. Fu lei a far esibire le ragazze della Mens Sana in Corpore Sano (proprio la stessa società che, molte decine di anni dopo, sarebbe apparsa rilevante nel settore maschile) in un concorso ginnico a Venezia: è quella la prima volta in cui è stato mostrata la pallacanestro in Italia.

31 anni dopo, fu proprio l’Italia a ospitare i primi Europei femminili, mentre quelli maschili avevano già visto la luce nel 1935. Si giocava ancora, e lo si sarebbe fatto per almeno altri vent’anni, su campi all’aperto, benché quelli al chiuso stessero già prendendo piede. In particolare, nel 1938, a ospitare la manifestazione continentale fu precisamente il terreno di gioco del Muro Torto, a Roma. Un luogo, questo, che per tanti anni ha rappresentato la storia stessa del basket capitolino e in particolare della Ginnastica Roma, che vinse per quattro volte il campionato italiano maschile prima della Seconda Guerra Mondiale.

La pallacanestro femminile, in Italia, aveva mosso i primi passi a livello di organizzazione dei campionati nel 1924. Non, però, per iniziativa dell’allora Federazione Italiana Basketball (il nome Pallacanestro e l’acronimo FIP sarebbero apparsi solo a inizio Anni ’30), ma della FIAF, Federazione Italiana Atletica Femminile, che mise in piedi la prima edizione della massima serie, vinta dal Club Atletico Torino. Erano anni in cui il torneo tricolore si disputava addirittura in giornata unica, con pochissime partecipanti. Il passaggio sotto l’egida FIP avvenne nel 1930, il che completò il processo di unificazione del basket italiano. Il primo campionato FIP (Divisione Nazionale) lo vinse la Ginnastica Triestina, ma già dal 1933 fu a Milano che l’attività femminile fu spesso premiata, prima con la Canottieri e poi con l’Ambrosiana-Inter (che, nell’epoca in cui dovette variare il nome, aveva aperto anche sezioni di pallacanestro), che rilevò sostanzialmente in blocco la precedente. In totale queste due squadre si spartirono sette scudetti di fila.

Parallelamente, si era iniziata a sviluppare l’attività della Nazionale femminile, che arrivò a giocare gli Europei con queste giocatrici: Bruna e Nerina Bertolini (Ambrosiana-Inter), Giovanna Bortolato (GUF Trieste), Elsa Cenci (GUF Firenze), Flaminia Theodoli, Vittoria Ceriana Mayneri (Ginnastica Roma), Anita Falcidieno (Giordana Genova), Anna Maria Giotto, Pia Punter e Piera Verri (Audax Venezia). Allenatore era Silvio Longhi. Il periodo scelto fu quello di ottobre, dal 12 al 16. Era un basket diverso, appena passato dalle Olimpiadi di Berlino 1936, con regole spesso ben lontane dall’essere quelle odierne: l’area che oggi si definisce pitturata era molto più piccola, l’idea del tiro da tre punti non era ancora apparsa, nemmeno in sogno, a nessuno e soprattutto non c’era il cronometro per la durata prestabilita delle azioni (arrivato nel dopoguerra), con le immaginabili conseguenze sui punteggi, all’epoca bassissimi se si confrontano con il gioco odierno.

Fu con queste premesse che gli Europei si aprirono. Partecipavano cinque squadre appena: Italia, Francia, Polonia, Lituania e Svizzera, con quest’ultima relegata a più debole del lotto (e infatti perse tutte e quattro le partite del girone unico). Gli orari delle partite erano due: alle 21 la prima, alle 22 la seconda. Le azzurre aprirono contro la Lituania, e persero per soli due punti (23-21), in una partita molto combattuta che fu contrassegnata anche da un autocanestro di Piera Verri nelle fasi calde del secondo tempo. L’Italia finì sotto 23-19, Bortolato segnò il 23-21, ma fallì il tiro della parità. Di quella Lituania fece parte Paulina Radziulyte-Kalvaitiene, che fu anche detentrice di un imponente numero di record nazionali dell’atletica leggera. La Francia, poco prima, aveva battuto la Svizzera per 43-18.

Nel secondo incontro ci fu il pronto riscatto: la Polonia fu battuta 27-19, Bortolato, dopo gli 8 punti della sera precedente, ne realizzò 7, ma stavolta con maggiore aiuto della squadra, che già il giorno prima si era distinta per un gioco particolarmente veloce. Il primo tempo si era già chiuso sul 13-4, con Pia Punter e soprattutto Flaminia Theodoli, che il Muro Torto lo conosceva bene, in evidenza. Ci fu anche il superamento della doppia cifra di vantaggio, prima di una reazione polacca che ebbe come protagoniste Halina Bruszkiewicz (“la bella Elena” nelle cronache dell’epoca e per gli accorsi) e Zdiszlawa Wiszniewska. Parallelamente la Lituania, senza eccessivo sforzo, sconfisse la Svizzera per 28-10. Il terzo giorno, che fu di riposo, vide il secondo dei tre match di cartello, Lituania-Francia, andare alle baltiche per 20-14 dopo una battaglia in cui emerse quella stessa Genovaite Miuleraite che bene aveva fatto anche con l’Italia, mentre la Polonia dispose delle elvetiche per 34-6. A quel punto la Lituania era prima con un bilancio di 3 vittorie e 0 sconfitte, poi Francia, Italia e Polonia con 1-1 e Svizzera con 0-3.

L’Italia entrò, dunque, nella quarta giornata con la necessità di battere la Svizzera per restare in corsa, approfittando del riposo per la Lituania. Fu il successo più netto dell’intera manifestazione, un 59-8 (stando ai giornali di allora, perché quel risultato è stato tramandato come 58-8) nel quale Flaminia Theodoli realizzò 11 punti secondo alcune fonti, 12 secondo altre. La sostanza non cambia: fu la miglior realizzatrice di serata. Rimase in corsa per la vittoria finale anche la Polonia, che sconfisse la Francia per 24-19 dopo aver dominato il primo tempo. La classifica, a questo punto, era la seguente: Lituania (3-0), Italia e Polonia (2-1), Francia (1-2), Svizzera (0-4).

Si giunse così alla serata decisiva con la Lituania che, con una vittoria, avrebbe conquistato il titolo. Non fece i conti, però, con un particolare imprevisto: la Polonia. Cosciente di avere ancora delle carte da giocare, nella prima delle due partite in quella sera del 16 ottobre al Muro Torto, mise in piedi un’ottima difesa che mandò in tilt l’attacco lituano, come già aveva fatto con quello francese, chiudendo il primo tempo avanti 10-7. Il secondo fu vibrante, incerto fin quasi all’ultimo. Se da una parte fu un Wiszniewska show, dall’altra fu protagonista, oltre a Miuleraite, Stefanija Astrauskaite, che portò anche in vantaggio le baltiche, ma furono ancora Wiszniewska, Edita Holfeier, Irena Jasnikowska e Helena Gruszczynska a rendersi decisive per il 24-21.

Toccò dunque all’Italia, che dovette affrontare la Francia. Una squadra, quella transalpina, che si reggeva moltissimo sulle prestazioni di Lily Colin, quell’anno campionessa nazionale con il Linnets Saint-Maur (che in teoria esiste ancora, ma si è fuso con il VGA nel 1982), e di Janine Garnier (che nei resoconti del tempo fu confusa, per assonanza, con Marie-Louise Gravier, che invece combinò poco nel torneo). Aveva però dei difetti: loro due erano le uniche in grado di segnare con costanza, e la fase difensiva non era esattamente delle migliori. Visto il risultato di pochi minuti prima, le azzurre spinsero subito sull’acceleratore, in particolare con Bertolini, Theodoli e Bortolato, andando subito sul 5-0. Dopo i primi quattro minuti di smarrimento, la Francia prese a giocare, e anche bene, riducendo lo svantaggio fino al 10-7. Il primo tempo si chiuse sul 14-10, ma fu nel secondo che l’Italia scappò via con tanta Giotto, ma furono un po’ tutte a dare un grande contributo. Il divario aumentò enormemente, finendo per diventare di 16 punti alla fine: 34-18.

L’Italia aveva appena raggiunto Lituania e Polonia in testa alla classifica, con 3 vittorie e una sconfitta. Si laureò Campione d’Europa perché, nella graduatoria avulsa, la differenza canestri la premiò: +6 (contro il -1 delle lituane e il -5 delle polacche). Fu grande festa al Muro Torto, per quello che rimane ancora oggi l’unico successo continentale della Nazionale femminile. Giunsero, in seguito, due soli altri podi: nel 1974 con il terzo posto in un’altra edizione italiana e nel 1995 con la sconfitta in finale contro l’Ucraina.

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federico.rossini@oasport.it

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