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L’Italia è grande: l’imbattibile Settebello di Ratko Rudic che ha segnato un decennio di pallanuoto

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Un oro e un bronzo olimpico, un oro mondiale, due ori europei e una Coppa del Mondo: dieci anni indimenticabili per la pallanuoto azzurra quelli targati Ratko Rudic che esordì sulla panchina dell’Italia nel 1991 e chiuse la sua esperienza con il brutto episodio della rissa a fine gara nella finale per il terzo posto persa alle Olimpiadi di Sydney 2000.

Rudic da giocatore militò nello Jadran (Spalato) e nel Partizan (Belgrado), con il quale vinse 8 titoli nazionali e due titoli europei (nel 1974 e nel 1975), e nella Jugoslavia, collezionando ben 297 presenze con due medaglie di bronzo (1970 e 1974) e una d’argento (1977) ai campionati europei, una medaglia di bronzo (1973) ai campionati mondiali e un argento alle Olimpiadi del 1980 a Mosca. 

L’inizio della carriera da allenatore fu radioso per il tecnico slavo che, approdato sulla panchina della Jugoslavia nel 1984, portò la sua Nazionale ad aggiudicarsi il doppio titolo olimpico: 1984 a Los Angeles e 1988 a Seul, una doppietta storica, inframmezzata dal titolo mondiale conquistato nel 1986. La frammentazione della Jugoslavia a seguito della caduta del muro di Berlino, con conseguenti scontri fra stati ex jugoslavi, lo spinse ad accettare la proposta della Federazione Italiana e nel 1991 prese la guida degli azzurri.

Il primo banco di prova era il più duro e più stimolante, le Olimpiadi di Barcellona, che si disputarono alla piscina Picornell, a due passi dallo Stadio Olimpico e dal Palau San Jordi, sul Montjuic. La formazione azzurra allenata da Rudic era composta da Francesco Attolico, Alessandro Bovo, Alessandro Campagna, Paolo Caldarella, Massimiliano Ferretti, Giuseppe Porzio, Marco D’Altrui, Mario Fiorillo, Ferdinando Gandolfi, Amedeo Pomilio, Francesco Porzio, Carlo Silipo, Gianni Averaimo. Non c’era la Jugoslavia, campione nelle ultime due edizioni, con la firma di Rudic, per via delle sanzioni ONU. Nel girone preliminare l’Italia è inserita nel gruppo B con Ungheria, Spagna, Olanda, Cuba e Grecia. Solo le prime due accedono direttamente alle semifinali. Gli azzurri pareggiano 7-7 con l’Ungheria, battono 6-4 l’Olanda, 11-8 Cuba, pareggiano 9-9 con la Spagna e, nella sfida decisiva per l’accesso in semifinale, superano 8-6 la Grecia.

In semifinale la squadra italiana affronta la CSI, ex Unione Sovietica: partita durissima che gli azzurri riescono a vincere 9-8 grazie a tre reti di Campagna, conquistando la finale con i padroni di casa della Spagna che non lascia scampo agli Stati Uniti, eliminati con il punteggio di 6-4. Il 9 agosto 1992 è la giornata conclusiva dei Giochi della XXV Olimpiade, tutti gli spagnoli reclamano la proverbiale chiusura in bellezza della rassegna a cinque cerchi più trionfale della storia iberica. Tra i diciottomila spettatori accorsi alla caldissima Picornell ci sono anche Re Juan Carlos e il Principe Felipe, a dir poco fiduciosi di poter assistere al partido perfecto dei loro aitanti sudditi in calottina, guidati da un fuoriclasse assoluto chiamato Manuel Estiarte, catalano, ex giocatore di Pescara e Savona. L’Italia del guru Ratko Rudić (alla ricerca dei suoi terzi Giochi consecutivi, dopo quelli vinti con la Jugoslavia a Los Angeles e Seul) ha le sembianze della vittima sacrificale designata.

La partita è tesa – eufemismo – e palpitante, combattuta dal primo all’ultimo minuto con armi d’ogni sorta. Gli azzurri sono sempre davanti (1-0, 3-2, 2-3, 1-2) ma subiscono il gol del pareggio a 37 secondi dallo scadere. Tempi supplementari. Per agonismo, stanchezza e nervosismo, il match si trasforma in una corrida, con colpi al limite del regolamento. Fiorillo ed Estiarte vengono pesantemente a contatto: azzurro espulso, spagnolo in acqua con una profonda ferita al sopracciglio. Primo overtime a reti bianche, a 42 secondi dal termine del secondo, invece, il solito Estiarte trova il gol del quasi oro su rigore. Italia sull’orlo del baratro, pressing a tutta vasca ordinato dal tecnico (croato) dei padroni di casa, Matutinovic, per asfissiare a morte il toro azzurro, ma gli dei dell’Olimpo hanno fatto un’altra scelta… Nonostante la feroce pressione ispanica, Alessandro Bovo riesce a servire un pallone delizioso all’inaffondabile centroboa romano Massimiliano Ferretti che fulmina a modo suo Jesús Miguel Rollán Prada, insieme al nostro Francesco Attolico, il miglior portiere al mondo. Il cronometro segna i -20’’ alla sirena definitiva. Ancora supplementari: zero reti segnate nelle successive tre frazioni di gioco extra.

Continuano i colpi proibiti in acqua, accompagnati dai battibecchi in lingua slava a bordo vasca. La contesa si sblocca solo ad un minuto scarso dalla fine del sesto overtime: progressione di Marco D’Altrui sulla destra, servizio al centro per caterpillar Ferretti. Affondato! Ma gli arbitri, l’olandese Van Dorp e il cubano Martinez, ormai non fischiano più nulla; eppure, prima di scomparire sott’acqua, Ferretti vede e serve Nando Gandolfi, ottimamente smarcatosi sulla sinistra. Tiro infido e palla sotto le braccia dell’estremo difensore spagnolo: 9-8 per noi a 32 secondi dalla fine! Gandolfi esulta mimando il gesto del cow boy che con il suo lazo accalappia il toro per la collottola. Spagna matata. Il tempo restante è lotta greco-romana ed un ultimo brivido (traversa) scivola fulmineo sulla schiena di tutto lo Stivale sportivo. L’Italia conquista il suo terzo titolo olimpico, a 32 anni di distanza dal successo di Roma ‘60, intanto Estiarte piange in panchina. E’ la partita delle partite, che consacra Rudic a immortale: terzo titolo olimpico in tre edizioni dei Giochi consecutive. L’Italia torna sul trono olimpico 32 anni dopo il Settebello di Roma 1960.

Un successo che inaugurerà una serie di vittorie che fanno dell’Italia la vera dominatrice della pallanuoto anni ’90. L’anno dopo, nel 1993, gli azzurri si aggiudicano il titolo europeo a Sheffield battendo ancora la Spagna 10-9 in semifinale e, in finale 11-8 l’Ungheria. L’anno successivo, il 1994, sono in programma i Mondiali al Foro italico di Roma e l’Italia non può fallire l’appuntamento con l’oro iridato. L’attesa e la pressione sono altissime. Gli azzurri nel girone preliminare battono 13-7 il Kazakhistan, 11-10 l’Ungheria e 9-2 il modesto Canada. Nella seconda fase il Settebello sconfigge 7-6 la Russia e 7-4 la Grecia.

In semifinale contro la Croazia è un dominio degli azzurri che volano sul 5-2 a metà gara e si rilassano solo sull’8-3 alla fine del terzo quarto, permettendo ai croati di segnare due reti ininfluenti nell’ultima parte di gara: 8-5 e finale conquistata. Alla piscina del Foro Italico l’avversaria è ancora una volta la Spagna, per quella che è considerata da tutti una rivincita a campi invertiti. Ancora una volta il Settebello, però, dimostra la sua superiorità e stavolta non c’è partita. Gli azzurri fanno la differenza nel secondo quarto mettendo a segno ben quattro reti e non subendone neanche una: all’intervallo l’Italia è avanti 7-2 e manterrà le distanze anche nella seconda parte di gara per il 10-5 finale che consegna l’oro iridato alla squadra di Rudic.

Nel 1995 arriva ancora il titolo europeo per l’Italia che a Vienna si impone 10-9 in semifinale contro la Germania e supera 10-8 l’Ungheria come due anni prima a Sheffield. Sembra tutto scritto per il bis olimpico ad Atlanta ma proprio nel torneo a Cinque Cerchi negli Usa si interrompe il flusso vincente. Rudic convoca Alberto Angelini, Francesco Attolico, Fabio Bencivenga, Alessandro Bovo, Alessandro Calcaterra, Roberto Calcaterra, Marco Gerini, Alberto Ghibellini, Luca Giustolisi, Amedeo Pomilio, Francesco Postiglione, Carlo Silipo, Leonardo Sottani e l’Italia è inserita nel girone B con Usa, Croazia, Grecia, Romania e Ucraina. L’Italia vince tutte le gare (10-7 con Usa, 8-6 con l’Ucraina, 10-8 con Croazia e Grecia, 10-9 con la Romania). Gli azzurri battono nei quarti 11-9 la Russia ma incappano nella prima sconfitta in una grande manifestazione dal 1991 in una semifinale tiratissima contro la Croazia che si impone 7-6 dopo due tempi supplementari. In finale per il terzo posto contro l’Ungheria succede di tutto ma gli azzurri riescono a vincere in modo più che rocambolesco 20-18 dopo due tempi supplementari, mentre la Spagna riscatta la sconfitta casalinga battendo 7-5 in finale la Croazia.

L’ultimo grande risultato degli azzurri di Rudic è il terzo posto europeo a Firenze nel 1999: sconfitta in semifinale con l’Ungheria e successo nella finale per il bronzo contro la Grecia. Un anno dopo arriverà il quarto posto a Cinque Cerchi a Sydney, la rissa e l’esonero per Rudic che andrà a prendersi grandi soddisfazioni da altre parti e tornerà sul trono olimpico nel 2012 a Londra alla guida della Croazia.

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