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L’Italia è grande: Roberto Baggio, il Divin Codino

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“Ma Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore. Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…”. Il celebre pezzo di Francesco De Gregori, intitolato “La leva calcistica della classe ’68”, si adatta perfettamente a Roberto Baggio, uno dei talenti più cristallini del nostro calcio, rimasto celebre anche per il rigore sbagliato nella finale dei Mondiali del 1994. Andiamo a ripercorrere la storia del Divin Codino, numero 10 che, nonostante i numerosi infortuni, ha illuminato la scena del calcio nostrano per due decenni.

Roberto Baggio, nato a Caldogno il 18 febbraio 1967, debutta a soli 16 anni in Serie C con la maglia del Lanerossi Vicenza: curiosamente, segna il suo primo goal in campionato contro il Brescia, quella che sarà la sua ultima squadra prima di appendere le scarpette al chiodo. Nella stagione 1984/85 il suo talento sboccia e, realizzando 12 reti, conduce i veneti alla promozione in Serie B. La Fiorentina gli mette gli occhi addosso e lo acquista per 2,7 miliardi di lire ma, proprio a due giorni dalla firma, in una delle ultime partite del campionato Baggio subisce la rottura del crociato anteriore e del menisco destro: infortunio, il primo di una lunga serie, molto grave, che però non persuade la società toscana a recedere dal contratto.

La Fiorentina, convinta del valore del giocatore, lo attende pazientemente per più di un anno e il 21 settembre 1986 Baggio esordisce in Serie A contro la Sampdoria. La sfortuna continua a perseguitarlo e, ad appena una settimana dal debutto, Roby deve fare i conti con una lesione del menisco. Non si abbatte e riesce a tornare in campo a fine stagione, siglando il primo goal nella massima serie con uno splendido calcio di punizione a Napoli. L’annata 1987/88 è quella in cui Baggio si rivela alla Serie A, collezionando 34 presenze e 9 reti, di cui resta memorabile quella messa a segno contro il Milan di Sacchi dopo aver superato in dribbling tutta la retroguardia rossonera. Nella stagione 1988/89, nonostante qualche contrasto con il nuovo allenatore Sven Goran Eriksson, forma una coppia d’attacco micidiale con Stefano Borgonovo: la B2 sigla 29 goal e trascina la Viola in Coppa Uefa. Nella stagione seguente, quella che porta al Mondiale casalingo, la Fiorentina vive un campionato difficile, ma Baggio si mantiene su alti livelli, come dimostra il secondo posto nella classifica cannonieri (17 reti) alle spalle del solo Marco Van Basten.

Baggio è ormai pronto per il salto di qualità e, nonostante sia fortemente legato all’ambiente viola, decide di accettare la corte della Juventus, che sceglie di puntare molto su di lui, come dimostra l’investimento di 25 miliardi di lire. Ai Mondiali di Italia ’90 Baggio non parte titolare, ma ha comunque modo di mettersi in mostra: in particolare, lo fa nel match della fase a gironi contro la Cecoslovacchia con una perla di rara bellezza e nella finale per il terzo posto contro l’Inghilterra con la rete che apre le marcature. Terminate le “notti magiche”, può cominciare la nuova avventura con la Juventus, dove prende la maglia numero 10. In realtà, la stagione 1990/91 non è particolarmente felice per i colori bianconeri, ma Roby si salva, come testimoniano i 14 centri in Serie A e soprattutto le 9 reti in Coppa delle Coppe, dove si laurea capocannoniere. Fa scalpore, però, il primo ritorno a Firenze, partita in cui Baggio si rifiuta di calciare un rigore e a fine partita mette al collo una sciarpa viola, suscitando la rabbia dei tifosi juventini.

L’anno seguente sulla panchina della Juventus arriva Giovanni Trapattoni. Sebbene i due abbiano un rapporto controverso, Baggio si esalta e la stagione 1992/93 è quella della definitiva consacrazione: i 21 goal in campionato e le magie in Coppa Uefa, poi vinta dal club piemontese, gli valgono il soprannome di Raffaello dall’avvocato Agnelli e, soprattutto, il Pallone d’Oro nel dicembre 1993. Si arriva, dunque, ai Mondiali di Usa 1994. L’Italia parte male e, dopo la sconfitta inaugurale contro l’Irlanda, rimane in 10 contro la Norvegia per l’espulsione di Pagliuca: Sacchi decide di sostituire proprio Baggio, che lo guarda con stupore e delusione. Il campionato del mondo prende una piega completamente diversa a partire dal minuto 88 della sfida contro la Nigeria, valevole per gli ottavi di finale: sotto 1-0, il Divin Codino pareggia i conti con un destro chirurgico e nei supplementari realizza il rigore della vittoria. Baggio vive uno stato di esaltazione e le sue perle, prima contro la Spagna e poi contro la Bulgaria, trascinano l’Italia in finale. Nell’ultimo atto contro il Brasile, però, dopo un abulico 0-0, spedisce alto l’ultimo rigore e decreta così il trionfo della Seleção.

L’arrivo di Marcello Lippi alla Juventus pone Baggio in secondo piano: nell’estate del 1995, dopo aver vinto il primo scudetto della carriera, lascia Torino e comincia il proprio personalissimo Giro d’Italia. La prima tappa è il Milan, dove vince il secondo campionato di fila da comprimario: l’arrivo di Sacchi sulla panchina rossonera non depone a suo favore e fa emergere vecchie ruggini, costringendo il Divin Codino a lasciare Milano. La seconda tappa è Bologna, dove vive una stagione straordinaria mettendo a segno 22 reti e costringendo Cesare Maldini a convocarlo per i Mondiali 1998. Dal momento che Del Piero è inizialmente infortunato, ha la chance di partire titolare e fa bene, segnando due goal contro Cile e Austria e facendo registrare il record di reti di un italiano in Coppa del Mondo (9, poi eguagliato da Vieri). Negli ottavi di finale contro la Francia, però, Del Piero è di nuovo disponibile e Baggio finisce in panca: l’eliminazione degli azzurri decreta la fine della sua storia ai Mondiali.

L’esperienza seguente è all’Inter, dove resta per due stagioni di alti e bassi, mentre l’ultima tappa è Brescia, città in cui sembra destinato al tramonto e in cui vive invece una nuova giovinezza, esaltando gli appassionati di tutta Italia con giocate da urlo e chiudendo con l’eccezionale media di 45 gol in 95 presenze. L’ultimo saluto con la maglia della Nazionale risale al 28 aprile 2004 nella partita a Genova contro la Spagna, nella quale riceve la meritata standing ovation del pubblico di Marassi. L’ultima apparizione in Serie A, invece, è datata 16 maggio 2004: Baggio chiude con la bellezza di 205 centri nel massimo campionato italiano.

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antonio.lucia@oasport.it

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Foto: LaPresse

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