Ciclismo
Milano-Sanremo 1999: Marco Pantani stacca tutti sulla Cipressa. Quando l’arte di un attacco resta per sempre nei cuori
Nella giornata di ieri si sarebbe dovuta disputare la 111ma edizione della Milano-Sanremo. In queste ore, in questi giorni, in queste settimane, Milano, Sanremo, l’Italia, sono deserte, silenziose, strette nella morsa del Covid-19. Lo spettacolo del grande ciclismo deve attendere, come del resto la Classicissima di primavera, quella più attesa da parte dei tifosi italiani. Così non possiamo fare altro che rivivere i momenti più belli delle edizioni passate, le imprese, gli scatti memorabili, come quello di Marco Pantani sulla Cipressa alla Milano-Sanremo del 1999. Immagini rimaste negli annali, uno degli attacchi più affascinanti della storia della Classicissima.
Erano già trascorsi oltre 265 chilometri dalla partenza, dopo le solite fughe interminabili. La gente sul ciglio della strada urla, vede l’attacco da parte di un portacolori della Mercatone Uno. L’uomo più atteso era Marco Pantani, ed è proprio lui ha rilanciare sulla Cipressa. Dietro Michele Bartoli, in divisa Mapei-Quick Step, non può fare altro che restare a guardare: non ce la fa ad inseguire il Pirata, ha la tracheobronchite, non se la sente. Marco, il re della montagna, non può temere uno strappo come la Cipressa; e infatti la divora. Va via come una scheggia, il gruppo è attonito; tutti i tifosi sono in estasi. Pantani prova a vincere la Milano-Sanremo quando mancano 26 chilometri al traguardo. Il plotone è allungato, a ranghi ridotti, ma Bartoli si riprende dalla falciata di Marco, lo raggiunge Alexander Gontchenkov, e arrivano anche Rolf Sorensen e Maximilian Sciandri. Quel che è rimasto del plotone non ci sta, e il vantaggio del romagnolo si riduce a vista d’occhio: tutti vogliono la Sanremo. Il vantaggio su Bartoli e Gontchenkov si riduce a 6″, 14″ sul duo Sorensen-Sciandri, 18″ sul gruppo.
Pantani è lo sportivo più popolare d’Italia, quello più amato, quello che arrivava da un 1998 contraddistinto dalla doppietta Giro d’Italia-Tour de France, e ogni sua pedalata, ogni suo scatto è magia. Pantani scollina tutto solo a 20 chilometri dal traguardo di Via Roma. Lo attendono tre chilometri e mezzo di discesa, una picchiata verso l’Aurelia. Il Pirata sbaglia una curva, la prende larga, si rialza e torna a spingere sui pedali. Marco ci crede, mentre da dietro rilancia Paolo Savoldelli. Si forma un gruppetto, ci sono anche Bartoli con Paolo Bettini, Léon Van Bon e Maarten Den Bakker, Marcus Zberg, Zbigniew Spruch e Mario Aerts. Pantani rallenta, si arrende, ma non del tutto, perché va alla ricerca di un nuovo scatto per impaurire Bartoli. Quest’ultimo manda Bettini all’attacco. Si avvicinano anche Erik Zabel, Frank Vandebroucke, Davide Rebellin, Andrei Tchmil. Bettini molla il colpo, come del resto Pantani. Tutto da rifare. Il finale è ingarbugliato. Sul Poggio vola Gabriele Colombo, vincitore nel 1996. Zberg lo riprende nel finale. Arriva il moldavo Andrei Tchmil, che anticipa Zabel, guadagna 30 metri, li regge nonostante la paura di esser ripreso, e fa sua la novantesima edizione della Milano-Sanremo, l’ultima prima dell’avvento degli anni duemila.
Tutto incredibilmente bello, ma mai quanto l’attacco di Marco Pantani sulla Cipressa, il momento più bello del giorno, quello della speranza di gloria del Pirata, dei tifosi, dell’Italia intera. Più tardi andrà in scena il Giro d’Italia, un’altra edizione a suo favore, che lo vedrà fino a Madonna di Campiglio come l’autentico dominatore. Poi subentrerà la cattiveria umana, gli attacchi mediatici di una storia che già tutti sappiamo e che farà di tutto per metterlo in un angolo. Purtroppo ci riuscirà fino a quel tragico 14 febbraio 2004. Per chi lo ha amato, restano nella memoria soltanto le immagini più belle e gloriose del Pirata. È il modo più giusto ed onesto per ricordarlo e per renderci conto di quanto siamo stati fortunati ad aver avuto un Campione come lui. Il più amato, e mai dimenticato.
MILANO-SANREMO 1999 – L’ATTACCO DI MARCO PANTANI SULLA CIPRESSA
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lisa.guadagnini@oasport.it
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Foto: LaPresse