MotoGP
MotoGP, la FIM annuncia: “Se sarà necessario correremo fino a gennaio 2021 per concludere la stagione”
Il coronavirus ha stravolto tutto i calendari dello sport di questo 2020. Tra questi, ovviamente, anche quello della MotoGP. La speranza di tutti, dopo che il mondo sarà tornato alla normalità, sarà quella di concludere la stagione del Motomondiale nella maniera più completa possibile. Non sarà semplice disputare e recuperare tutte e 20 le gare, ma come ha spiegato a motorsport.com Jorge Viegas, presidente della FIM (Federazione Internazionale Motociclistica) si stanno studiando numerose opzioni. La situazione non è semplice. “Non voglio drammatizzare ulteriormente. Non sono un virologo; non spetta a me dire cosa può o cosa accadrà in futuro. Presiedo una Federazione sportiva, che gestisce anche altre attività motociclistiche. Il nostro obiettivo è essere in grado di proseguire tutte le nostre attività”.
Le decisioni, ad ogni modo, sono imposte dalla politica. “Sì. Seguiremo sempre le indicazioni dei governi e dell’Organizzazione mondiale della sanità. Riconosciamo che la diffusione della malattia deve essere fermata. Purtroppo, ora esiste uno stato di panico generale. E il peggior pericolo è questo: isteria collettiva”.
Come si potrà risolvere la situazione di tutti questi rinvii e cancellazioni? Si correrà anche in inverno? “Sì, se necessario. Se diversi altri eventi saranno annullati e se dovremo riprendere a correre molto più tardi, faremo il possibile per mantenere dei campionati degni di questo nome. Se è necessario, andremo fino a gennaio 2021. Per noi, non è un tabù”.
Anche a livello economico ci saranno ripercussioni? “Certo, e se usciamo dal nostro piccolo mondo motociclistico per un momento, dobbiamo preoccuparci delle conseguenze globali. Le fabbriche vengono chiuse, le scuole chiuse, tutta l’attività economica rallenta. Ci saranno conseguenze, ma sono ancora difficili da quantificare”.
La priorità sarà data alla MotoGP rispetto a Superbike o Motocross? “No. Le cose non sono in conflitto tra i nostri diversi campionati, che rappresentano la grande diversità del nostro sport. In tutte le attività umane, le gerarchie sono create dal pubblico, questo è anche il nostro caso”.
Quando si poteva ragionare solamente sulla pista, il problema più spinoso era la positività di Andrea Iannone. “Il presidente della FIM non ha nulla a che fare con il processo. È stato esaminato dagli avvocati per le due parti, che hanno inviato i vari documenti che ritengono necessari e un comitato di tre giudici, tutti molto esperti, presto prenderà la sua decisione. Successivamente, ci sarà la possibilità di presentare un ricorso al TAS, sia da parte di Iannone che del suo datore di lavoro, Aprilia, se la sanzione è considerata troppo severa; o da parte dell’Agenzia mondiale antidoping (WADA) se ritiene che la sanzione non sia sufficiente”.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Lapresse