MotoGP
MotoGP, Piloti immortali: Franco Uncini, l’ultimo re azzurro della 500 prima dell’avvento di Valentino Rossi
Era il 26 settembre 1982. Il Gran Premio di Germania della 500 concludeva la stagione e, nonostante una caduta, eleggeva Franco Uncini campione iridato della classe regina. Sul circuito di Hockenheim un italiano saliva in vetta al mondo per il secondo anno consecutivo (dodici mesi prima c’era riuscito Marco Lucchinelli), e per molti anni nessuno riuscirà più ad eguagliarlo. Ci penserà Valentino Rossi nel 2001, quasi venti anni dopo, nell’ultima annata della classe 500, prima di passare alla versione MotoGP. Un passaggio di consegne non da poco.
Franco Uncini, dunque, entra di diritto nel Gotha dei piloti italiani più importanti e vincenti di sempre. Il marchigiano, nato a Civitanova Marche il 9 marzo 1955 (ma cresciuto a Recanati) sbarca ufficialmente nel Motomondiale a soli 21 anni dividendosi tra 250 e 350 sempre con la Yamaha, dopo diversi titoli italiani con la 750. La prima stagione, quella del debutto, del 1976, lo vede in una manciata di apparizioni nella quarto di litro con il migliore risultato un sesto posto nel Gran Premio di Spagna sul circuito del Montjuic. Nella 350, invece, concluse con un secondo posto nel Gran Premio delle Nazioni che si disputò al Mugello, quindi un terzo posto nell’ultimo atto del Montjuic.
Anche negli anni successivi Uncini disputò due campionati in contemporanea. Nel 1977 si divise tra classe 250 con la Bimota-HD e Bakker-H e la 350 su Harley-Davidson. Nella prima centrò un ottimo secondo posto finale con 72 punti complessivi, alle spalle del lughese Mario Lega che si aggiudicò il titolo. Per Uncini arrivarono due successi (a Imola e in Repubblica Ceca) quindi un secondo posto ad Assen e un terzo a Hockenheim. Poche soddisfazioni, invece, nella 350 con un quinto posto nella gara olandese a impreziosire una stagione con appena 11 punti. Si passa quindi al 1978: nella 250 tre podi (Jarama, Mugello e Spa) lo collocano all’ottavo posto finale nel campionato vinto dal sudafricano Kork Ballington, mentre nella 350 nelle poche apparizioni si segnala la piazza d’onore nel Gran Premio d’Austria del Salzburgring.
Si arriva al 1979, l’anno del grande salto. Dalla 250, infatti, Franco Uncini passa alla 500, proseguendo anche nella 350 (con una sola apparizione, un ritiro, nel Gran Premio del Venezuela). Nella classe regina, invece, l’esordio con la Suzuki (che non abbandonerà fino alla fine della carriera) è di tutto rispetto. Quinto posto complessivo con 51 punti con il primo podio nel Gran Premio di Jugoslavia di Cavle, assieme a due quarti posti, un quinto e tre sesti. Dal 1980 il nostro portacolori si concentra solamente su questa categoria, unendo qualità e costanza di risultati in maniera impeccabile e migliora ancora. Quarto posto in graduatoria generale con tre podi totali. Si inizia con il secondo posto all’esordio nel Gran Premio delle Nazioni di Misano, quindi dopo una fase poco fortunata, arrivano i terzi posti di Assen e del Gran Premio di Finlandia ad Imatra.
Il 1981 sembra poter essere l’anno dell’assalto al titolo, ma la buona sorte volta le spalle a Uncini che totalizza ben sei ritiri e nessun podio in un’annata quanto mai negativa tra infortuni e cadute. Dal momento più complicato va ad aprirsi una grande opportunità. Lucchinelli, campione del mondo, passa alla Honda, per cui per il marchigiano il ruolo di punta di diamante in Suzuki diventa inevitabile. Fiducia ampiamente ripagata, tanto che nel 1982 arriva il tanto atteso titolo mondiale. Un’annata che ha dell’incredibile. Dopo il quarto posto all’esordio in Argentina, arriva subito il successo in Austria al Salzburgring. Dopo lo “sciopero” del Gran Premio di Francia di Nogaro, per il nostro alfiere parte un filotto di risultati eccezionali. Terzo a Jarama, quindi doppietta Misano-Assen, prima del terzo posto di Spa che fece da preludio alla seconda doppietta Jugoslavia-Silverstone. Nelle ultime prove non arrivarono che tre ritiri, ma ormai il margine su Graeme Crosby, Freddie Spencer, Kenny Roberts e Barry Sheene era ormai incolmabile, con un +27 punti finale davvero notevole.
Il titolo, solitamente, fa svoltare la carriera di un centauro. Nel caso di Uncini, invece, la sua prende una china ben poco positiva. Ovviamente stiamo parlando del terribile incidente di Assen nel 1983. Dopo un avvio di campionato con tanti piazzamenti, ma senza podi o successi, il calendario propone la gara olandese. Uncini chiude una curva, ma la sua Suzuki lo disarciona, purtroppo rimanendo in traiettoria. I primi due piloti sono in grado di evitarlo, mentre lui cerca istintivamente di mettersi in salvo compiendo un balzo verso il lato sinistro della pista. Purtroppo, proprio in quel momento, si materializza Wayne Gardner, che colpisce in pieno Uncini, a cui salta via addirittura il casco. Una scena quanto mai scioccante, che sembra far temere il peggio, con il marchigiano che rimane a terra privo di conoscenza. Il coma fu inevitabile, ma ne uscì brillantemente, pronto per la stagione 1984.
1984 e 1985 furono le sue due ultime stagioni in 500, senza guizzi particolari, nemmeno un podio. Un finale di carriera non alla pari delle annate precedenti. Anche per questo motivo Uncini decide di dire “basta” e appendere i guanti al chiodo. Un’epopea intensa quanto rapida nel Motomondiale con 79 Gran Premi corsi, 7 vittorie, 21 podi complessivi, 8 pole position, 3 giri veloci e, soprattutto, un titolo mondiale nella classe regina. Il “predecessore” di Valentino Rossi, ma con 19 anni di anticipo.
Il suo nome e quello del mondo delle moto, tuttavia, sono rimasti ben saldi l’uno con l’altro. Dal 1992, infatti, Franco Uncini ha iniziato a occuparsi di sicurezza, divenendo anche delegato dei piloti. Dal 2013, infine, è stato nominato responsabile della sicurezza dei GP da parte della FIM. Inoltre è stato insignito del titolo di “MotoGP Legend”, un attestato che viene conferito solamente ai più grandi di sempre e, non ultimo, anche del Collare d’oro al merito sportivo nel 2019. Un binomio Uncini-moto che davvero è inscindibile, per una vita dedicata alle due ruote e, soprattutto dopo il terribile incidente di Assen, alla sicurezza di chi corre nel Motomondiale.
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alessandro.passanti@oasport.it
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Foto: Wikipedia Franco Uncini