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Nuoto, Emanuele Merisi e il bronzo di Atlanta 1996. Il pioniere della futura generazione d’oro italiana

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Il dorsista più forte della storia del nuoto italiano è nato a Treviglio, in provincia di Bergamo nel 1972, ha partecipato a quattro olimpiadi, ha vinto cinque medaglie europee, salendo sul podio continentale per dieci anni consecutivi ma, tranne un Europeo in vasca corta, si è dimostrato allergico alla medaglia d’oro, avendo fatto incetta di secondi e terzi posti, comunque prestigiosi.

Fu il caso della sua prima e unica medaglia olimpica, arrivata ad Atlanta 1996, quattro anni prima dell’esplosione a Sydney del movimento azzurro con i vari Rosolino, Fioravanti e Brembilla, di cui si può considerare a pieno titolo un vero e proprio antesignano. Ad Atlanta Merisi arrivò da grande favorito sulla distanza dei 200 dorso: miglior tempo stagionale (1’57″5), prestazioni di grande spessore, la piena maturazione in una carriera che fino a quel momento lo aveva visto salire sul podio continentale tre anni prima a Sheffield (bronzo nei 200 dorso) e fallire invece gli obiettivi delle due stagioni precedenti con la doppia eliminazione ai Mondiali in casa di Roma e il sesto posto nel 1995.

Merisi arriva ad Atlanta da numero uno, o comunque tra gli atleti più attesi, forte del miglior tempo stagionale e nelle batterie tutto sembra mettersi sui binari giusti per l’azzurro, che dà la caccia al primo oro azzurro nella storia del nuoto (che arriverà solo quattro anni dopo e non per merito suo). Nelle prove di qualificazione alla finale (allora con accesso secco per i primi otto) crollano un paio degli avversari più temuti da Merisi, il russo Selkov e il tedesco Braun, a cui si aggiunge la rinuncia del finlandese Sievinen, forse deluso dai “suoi” 200 misti, poche ore prima, argento, dietro il magiaro Czene.

A impensierire Merisi restano, di fatto, solo i due statunitensi, William “Tripp” Schwenk e Bradley Bridgewater: due compagni di scuola e di college in Florida il cui percorso è stato parallelo fin dalle prime bracciate della carriera. Fino alla stagione precedente il più forte dei due era considerato Schwenk, che aveva ottenuto anche i risultati migliori ma ai Trials di aprile Bridgewater aveva battuto per la prima volta il compagno, amico e rivale con un vantaggio di 24 centesimi. Merisi ha il compito di non farsi staccare troppo dai rivali nella prima parte di gara e di piazzare la progressione vincente: questa è la tattica studiata per lui da Alberto Castagnetti ma il bergamasco non riesce a rispettare le consegne e ai primi 100 è nettamente staccato dai due “litiganti” americani, che, va detto, non sono certo due fenomeni e sarebbero alla portata del miglior Merisi. A metà gara si capisce bene che la rimonta dell’azzurro sarà quasi impossibile e infatti la progressione di Merisi nella vasca finale basta sì, ma per il bronzo visto che il polacco Sikora e il giapponese Itoi non riescono a tenere il suo ritmo. 

La vittoria va all’outsider Bridgewater che riscatta una vita di sconfitte con il compagno e rivale Schwenk battendolo di 45 centesimi con il crono di 1’58″54. Merisi chiude con un 1’59″18 più alto del record stagionale ma entra comunque nella storia del nuoto italiano per aver portato al tricolore la sesta medaglia olimpica dopo quelle di Novella Calligaris, Luca Sacchi e Stefano Battistelli.

Nella stessa stagione Emanuele Merisi, che aveva già partecipato alle Olimpiadi del 1992 a Barcellona, conquisterà il suo unico oro in carriera, negli Europei in vasca corta a Rostock, aggiungendo un bronzo nei 100 dorso. Merisi impreziosirà al suo palmares i due argenti europei a Siviglia 1997 ed Helsinki 2000 e il bronzo continentale a Istanbul 1999 e con altre due partecipazioni olimpiche: a Sydney 2000 (quinto nei 200 dorso) e ad Atene 2004 (eliminato in semifinale nei 200 dorso).

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