Tokyo 2021

Olimpiadi Tokyo 2020: perché spostarle genererebbe un effetto boomerang. Sovrapposizioni e affollamento dei calendari: i nodi da sciogliere

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Premessa. Scontata forse, ma doverosa: la salute prima di tutto. E’ anche il motto del Comitato Olimpico Internazionale, sia chiaro, nonostante le critiche ricevute negli ultimi giorni per aver confermato (al momento) i Giochi di Tokyo 2020 (24 luglio-9 agosto).

Difficile districarsi nella giunga attuale delle supposizioni sul possibile spostamento di data e tantomeno capire se il CIO stia appunto solo temporeggiando, in attesa delle indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, per esempio, oppure abbia veramente già pronto un piano B. Non annunciabile, crediamo, fino ai primi di giugno, perché se mai la situazione dovesse migliorare per quella data, e nel frattempo i Giochi fossero già stati annullati, posticipati o cancellati, le ripercussioni e i rimpianti sarebbero enormi. Difficile che accada, ma sicuramente a Losanna stanno tenendo conto anche di questo.

C’è una Nazione chiave in ogni discorso legato ai Giochi di Tokyo 2020. E’ da naturalmente quella degli Stati Uniti d’America. Tutto ruota attorno a Donald Trump e al Network televisivo NBC, che ha stanziato 4.000.000.000 di dollari per i diritti televisivi olimpici. ll primo, presidente americano, potrebbe anche dichiarare (non subito) la rinuncia dei ‘suoi’ atleti ai Giochi, per mancate condizioni di sicurezza, e a quel punto a catena, salterebbe tutto, ma quanto meno il Comitato Olimpico Internazionale sarebbe “sollevato” dall’ingombrante peso decisionale, nel senso che in qualche modo ricadrebbe appunto sugli Stati Uniti. In seconda battuta, rimandare le Olimpiadi al 2021 o addirittura al 2022, per quella che sembra a molti la decisione più logica, potrebbe però provocare una perdita non indifferente di introiti da parte del CIO stesso, che vive dei soldi delle televisioni e poi quei soldi li rinveste distribuendoli a comitati organizzatori e federazione ,ondiali. Ma se, come calcolato, dovesse arrivare un probabile recessione nei prossimi anni, gli introiti diminuirebbero di parecchio rispetto a quelli previsti nel 2020.

Fra un anno, cioè nel 2021, gli Americani, che abbiamo visto essere l’ago della bilancia, ospitano i Mondiali di atletica a Eugene, ad agosto, e non hanno nessuna intenzione di rinunciarvi, anche perché i contratti, televisivi e commerciali, sono già in atto; il 2022 avrebbe il pregio di portare con sé una finestra estiva “libera” da grandi eventi (a parte Giochi del Commonwealth e Pan Pacifici di nuoto, che andrebbero spostati, così come gli Europei a Roma 2022) con le Olimpiadi invernali previste a febbraio e i Mondiali di Calcio a novembre. Ma attenzione: lasciar passare 6 anni tra un’Olimpiade estiva e l’altra (da Rio 2016 a, ipotizziamo, Tokyo 2022) costerebbe carissimo al CIO in termini di penali assicurative, contratti commerciali, rimborsi di biglietti, e anche credibilità perché da qui a due anni molti atleti top, già in procinto di ritirarsi al termine di questa stagione, non si presenterebbero più. E se le casse del CIO si svuotano, si svuotano di conseguenza anche quelle delle Federazione internazionali e nazionali, a catena.

Morale: spostare i Giochi in un altro anno? E’ più complicato di quel che si pensi. Ma potrebbe anche diventare una soluzione obbligata.

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: LaPresse

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