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Taekwondo

Ori Olimpici: Carlo Molfetta e la rimonta impossibile a Londra 2012

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E’ l’11 agosto 2012 a Londra, le Olimpiadi britanniche stanno per volgere al termine ma prima di concludersi devono ancora assegnare gli ultimi ori. Il taekwondo ad esempio, sta consegnando, le sue medaglie a Cinque Cerchi nella categoria più pesante quella dei +80 kg al maschile, dove in finale – a sfidarsi – ci sono l’atleta del Gabon Anthony Obame e l’azzurro Carlo Molfetta, arrivato all’ultimo atto al termine di un percorso lungo e tortuoso che l’ha visto superare nell’ordine il tagiko Alisher Gulov, sconfitto per 7-3, il cinese Liu Xiabo, arresosi  di misura per 5-4, e il maliano Dada Modibo Keita, piegato 6-4 all’ultimo istante utile in una fantastica semifinale.

Fa caldo all’interno dell’Excel Exhibition Centre e anche sul tatami la temperatura bollente è palpabile. Nel Bel Paese tutti sono incollati alla tv, anche perchè contemporaneamente Clemente Russo si sta giocando l’oro nei pesi massimi del pugilato contro l’ucraino Oleksandr Usyk (che poi si rivelerà vincitore, ndr).

Presentazioni, ultimi attimi di concentrazione, una sentita stretta di mano, il saluto agli angoli, poi via, si va.

Molfetta parte male, Obame trova subito la misura e con una serie di colpi precisi riesce da subito a impostare il suo ritmo tanto che dopo la prima ripresa si trova in vantaggio addirittura per 6-1. Il secondo round però vede un taekwondoka italiano più presente in grado di accorciare i colpi e la distanza, per arrivare agli ultimi due minuti sotto soltanto 6-3.

Tutto o niente negli ultimi centoventi secondi.

L’italiano va per il 6-4, ma è un fuoco di paglia perchè il rivale africano trova un calcio preciso alla testa che vale il 9-4 a un minuto e mezzo dalla fine: Molfetta va al tappeto, un lampo che sa tanto di ko.
Sembra finita, ma non è così. Obame urla, si sente la vittoria in tasca. A questo punto però succede qualcosa che interrompe la marea. L’head coach dell’azzurro Soon Cheul Yoon prende tempo chiedendo una verifica alla moviola del colpo inflitto da Obame, anche se tutti sanno che l’azione verrà convalidata: quella parentesi di quasi un minuto consente a Molfetta di riordinare le idee.

L’alfiere tricolore ritrova verve. Un calcio dopo l’altro: prima 9-5, poi 9-6 e infine a diciassette secondi dalla fine la “restituzione di cortesia” per il 9-9. Il pubblico è in visibilio per la rimonta. Da lì in poi non succede più nulla. Per assegnare la medaglia d’oro si andrà quindi al golden point.

Due minuti in chi marca per primo un punto vince, ma la tensione la fa da padrone succede poco o nulla. Carlo Molfetta però ha il grande merito di cercare di accendere la miccia, di mostrare reattività e voglia di offendere. Il tempo si esaurisce, tutto si rimette in mano ai giudici che decideranno secondo il principio della preferenza.

L’arbitro riceve i verdetti, richiama al centro i due contendenti indicando Molfetta: per l’Italia arriva la medaglia d’oro. Il pugliese, come un moderno Mennea dopo lo sforzo per il recupero e la vittoria, si inginocchia con le braccia al cielo prima di congratularsi con il suo avversario per l’epica sfida.

Carlo toglie “la corazza” ad Anthony Obame prima di abbracciare l’allenatore del Gabon e riceve successivamente il tricolore per andare a fare festa con Soon Cheul Yoon, a chiusura di uno dei momenti più epici della recente storia italiana alle Olimpiadi.

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michele.cassano@oasport.it

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Foto: Lapresse

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