Rugby
Rugby, Franco Smith non ha risolto i problemi dell’Italia. Ma forse servirebbe un mago
Il Guinness Sei Nazioni non è sceso in campo questo fine settimana e ancora non si sa quanti match si giocheranno il prossimo weekend. Quello che è sicuro è che l’Italia di Franco Smith non andrà a Dublino per sfidare l’Irlanda nel quarto turno del Torneo, mentre è ancora in dubbio la sfida finale contro l’Inghilterra a Roma. Ma i primi tre turni del Sei Nazioni hanno dimostrato che i problemi dell’Italrugby non potevano scomparire come per magia solo con l’arrivo del tecnico sudafricano.
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Il pesante ko, più per il gioco espresso che per il risultato in sé, con la Scozia a Roma due weekend fa ha scoperchiato tutti i limiti degli azzurri. L’Italia ha faticato tantissimo a costruire azioni palla in mano, si è affidata a un paio di ripartenze di Mattia Bellini e Matteo Minozzi per entusiasmare il pubblico dell’Olimpico, ma per 80 minuti sono mancate reali azioni d’attacco costruite e che si siano rese pericolose. I limiti maggiori dell’Italia sono in mediana, cosa ormai nota da anni. Callum Braley non ha saputo fare la differenza, mentre Gullo Palazzani ha mostrato tutti i problemi a questo livello per un giocatore scelto più per la sua adattabilità a vari ruoli che per il valore come numero 9. Tommaso Allan in questo Sei Nazioni è lento, privo di idee, e la soluzione del doppio playmaker, con Carlo Canna a numero 12, non dà i risultati sperati.
Con la Scozia ha deluso anche Luca Morisi, mentre qualcosa di positivo, come detto, si è visto nel triangolo allargato, ma è troppo poco. In mischia gli azzurri non sono più dominanti come una volta, Bigi non è stato perfetto in rimessa laterale, mentre Alessandro Zanni è un pesce fuor d’acqua in seconda linea. Bene Braam Steyn, il migliore in questo torneo sino a ora, mentre delude Sebastian Negri e Jake Polledri fa il compitino, ma poco più. Insomma, un’Italia non certo positiva e che forse può approfittare del lungo stop imposto dal coronavirus per ritrovarsi.
Se Franco Smith nelle prime due partite sembrava poter dare un gioco migliore all’Italia rispetto al recente passato, dopo la Scozia ha invece seguito la falsariga dei suoi predecessori con dichiarazioni di comodo, sinceramente poco in sintonia con quanto si era visto in campo. Nascondere la verità, raccontare di un match giocato alla pari dove si sono avute diverse occasioni non fa bene al tecnico, ma soprattutto non fa bene alla squadra. Ammettere, invece, i limiti delle proprie scelte e della squadra poteva essere un primo colpo di spugna rispetto al passato per cambiare le cose. Difficile, con queste premesse e con i giocatori attualmente nel giro azzurro, immaginarsi nel breve futuro che le cose possano migliorare per l’Italia. Forse servirebbe un mago, probabilmente, ma di certo Franco Smith può fare del suo, magari avendo il coraggio di rischiare scelte azzardate, come puntare su nomi più giovani o esclusi sino a oggi per provare a risolvere almeno i problemi più urgenti. Cioè dare un gioco a questa squadra.
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duccio.fumero@oasport.it
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Foto: LaPresse