Scherma
Scherma, l’Italia qualifica tutte le squadre a Tokyo 2020. Obiettivo minimo, ma non scontato. Il sogno è vincere 4 ori, come a Berlino 1936
Come ha detto recentemente sui social il Presidente del CONI, Giovanni Malagò, l’Italia della scherma ha già “fatto la storia”, anche solo per essere riuscita a qualificare tutte le squadre (e quindi gli atleti individuali, 3 per ogni prova) alle 12 gare presenti ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020, una prima volta assoluta con così tanti eventi da medaglia, per questo sport. Bene. Anzi benissimo. Applausi.
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Magari un obiettivo di questo tipo può essere considerato anche solo minimo, data la tradizione azzurra nella scherma, per i non addetti ai lavori. Non è così e basti pensare che solamente Italia e Stati Uniti avranno almeno una squadra (e tre atleti individuali) a ogni gara, in Giappone, mentre non sono riuscite nell’impresa autentiche corazzate come Francia, Ungheria, Russia, tanto per citare tre Nazioni.
Entrando nei dettagli, e ricordando le 8 medaglie azzurre degli ultimi Mondiali di Budapest 2019 (pur senza ori) cerchiamo di analizzare cosa aspetta l‘Italia da qui a Tokyo e soprattutto cosa possiamo attenderci dalle gare olimpiche stesse, in chiave nazionale.
Con una doverosa premessa: giocando in casa, cioè in Asia, le nazioni del continente più sterminato, in grande crescita da 20 anni a questa parte, saranno ancora più forti di quanto si possa pensare e ultimamente i giapponesi ne stanno dando una seria dimostrazione in Coppa del Mondo. Contano le Olimpiadi, d’accordo, non il circuito internazionale, ma teniamo presente che gli schermidori asiatici, da sempre, sono tra i più bravi a preparare quasi esclusivamente l’appuntamento a Cinque Cerchi, magari tralasciando un po’ gli altri grandi eventi del quadriennio, per presentarsi poi al top sulle pedane olimpiche; in molti casi si stanno poi giovando di tecnici di altissimo profilo provenienti per esempio da Francia (per la Cina) o Ucraina (Giappone), e posseggono anche un serbatoio inesauribile o numericamente importante. Tutto questo per dire che ogni assalto olimpico contro un rappresentante di Corea del sud, Giappone, Cina, ma anche Hong Kong, Vietnam e via dicendo, sarà tutt’altro che scontato, a Tokyo. Anzi, rappresenterà uno scoglio molto duro da superare. Con il ritorno poi della Spagna a discreti livelli, almeno nella sciabola femminile, ecco un’ulteriore Nazione competitiva che si va ad aggiungere alle tante presenti ormai dal molti anni nel panorama internazionale, considerando Nord e Sud America (Canada in crescita), Nord Africa, ovviamente quasi tutta l’Europa e la nazioni dell’ex Unione Sovietica, Estonia, Ucraina, Georgia e Kazakistan in primis. Insomma, la scherma è sempre più globale, sempre più intrigante e sempre più competitiva. Un bene per lo sport in sé. Vincere è più difficile, ma anche più bello e intrigante. Crediamo.
L‘Italia può lavorare al meglio in ottica Tokyo 2020 (avendo già ottenuto la quota completa di qualificazione) per trovare la chimica giusta all’interno delle squadre, fondamentale per vincere anche se poi si tira individualmente. A cinque mesi dal via delle competizioni in Giappone, gli azzurri sono competitivi per conquistare medaglie in ogni gara, questo va detto fugando ogni possibile dubbio. Certamente, il fioretto sarà l’ago della bilancia come sempre da 40 anni a questa parte, in quanto può contare su un numero elevato di atleti competitivi (di fatto, tutti), basta guardare i vari ranking FIE. Tenendo presente però che a livello maschile la competitività globale è altissima (e quindi vincere diventa sempre più difficile), mentre a livello femminile la dominatrice assoluta dell’ultimo quadriennio è russa e si chiama ovviamente Inna Deriglazova, inevitabile favorita n.1 a Tokyo (ma non significa che vincerà per forza lei). Ciò detto, nulla è precluso agli azzurri a maggior ragione considerando il ritorno alla vittoria di Arianna Errigo in Coppa del Mondo e con un’Elisa Di Francisca molto determinata a riprendersi quanto lasciato a Rio 2016, per una stoccata, alla citata russa. La francese Thibus e l’americana Kiefer le avversarie più toste che non si chiamino russe o italiane. Le scelte a livello femminile non saranno affatto semplici per il ct Cipressa, perché dando per scontate le presenze di Errigo, Di Francisca e Volpi, tutte campionesse iridate in passato, per la gara individuale, resta un posto da coprire per la squadra, posto che si contenderanno in quattro, Batini, Cipressa, Palumbo e Mancini, con la prima forse favorita per palmares e per come sta tirando attualmente, ma l’ultima in ascesa. Auguri. Cassarà, Avola, Garozzo e Foconi rappresenteranno sicuramente il quartetto maschile. Attenzione alla squadra americana, sempre al top negli ultimi due anni.
La sciabola uomini italiana è forte, sia a livello individuale (in primis per merito di due atleti, quest’anno, Curatoli e Samele) sia a squadre, anche se in quest’ultimo settore superare la corazzata coreana (del sud) sembra proibitivo. Ma non è detto che l’impresa non possa essere compiuta proprio ai Giochi olimpici (e il titolo a squadre manca da Los Angeles ’84, nella sciabola). A livello femminile, come da un lustro a questa parte, le azzurre avranno il ruolo di outsider nella prova singola (tenendo però presente che Vecchi, Gregorio, Criscio, in ripresa, hanno tutte già vinto in Coppa del Mondo almeno una volta e gli ultimi ori olimpici, Londra 2012, Kim, e Rio 2016, Egorian, sono appunto andati ad atlete non favorite alla vigilia) e, soprattutto in caso di assenza russa, in grado di ottenere qualsiasi risultato nella prova a squadre. La compagine è molto compatta, seppur prova di Loreta Gulotta, e competitiva da un lustro a questa parte. L’inserimento di Battiston tra le titolari è sembrato più che positivo, recentemente, e giova ricordare che nel 2017 le sciabolatrici azzurre hanno vinto titolo iridato ed europeo e da quella stagione sono sempre lì, con le migliori, assieme a Russia, Francia, USA, Korea, Ungheria, Ucraina. Russe principali favorite, ma in caso di loro assenza in Giappone saranno molte le squadre papabili per la vittoria. Tra queste, l’Italia, che pure non viene molto considerata, a oggi.
Il ritorno alla vittoria a L‘Havana della squadra femminile di spada fa ben sperare in ottica Tokyo 2020, anche perché in questo momento le azzurre (bronzo europeo e iridato uscente) per la prova a staffetta possono contare su sei atlete in grado di garantire un livello alto di prestazioni, ovvero Fiamingo, Navarria, Isola (che dovrebbero essere le prescelte per la gara individuale) e poi Rizzi, Clerici e Santuccio. Certo, due tra queste ultime ragazze non saranno convocate per il Giappone e a tirare nell’ultimo anno, infortuni a parte, è stata sempre Clerici, prima indiziata dunque a farlo a Tokyo. Anche la squadra maschile è solida, Cimini e Di Veroli garantiscono ottimi ricambi dopo l’uscita di scena di Paolo Pizzo, mentre a livello individuale, sia maschile che femminile, resta sempre difficile trovare un favorito/una favorita, ma tutti i ragazzi italiani possono giocarsi qualsiasi posizione sul podio ai Giochi. La spada è sempre l’arma più imprevedibile e che si presta maggiormente a sorprese.
Morale, lo diciamo senza problemi, l’obiettivo deve essere in primis quello di migliorare il bottino di Rio 2016, con l’unico oro conquistato da Daniele Garozzo nel fioretto (più tre argenti, ma mancavano fioretto femminile e sciabola maschile a squadre). E poi, magari, sognare i quattro titoli olimpici, che mancano all’Italia dai Giochi di Berlino 1936. Questa squadra, forse mai così competitiva in tutte le armi (anche se non c’è una Valentina Vezzali in grado di garantire sempre un titolo sicuro, se non due) può riuscire nell’impresa.
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gianmario.bonzi@gmail.com
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Foto: Bizzi/Federscherma