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Sci alpino, quando la Coppa del Mondo femminile si assegna in volata. I precedenti e i distacchi minimi della storia

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Hirscher Veith Pentaphoto

Pronti a vivere un’emozione lunga tre giorni? O magari, chissà, anche solo una manche, l’ultima, quella di sabato prossimo, quando calerà il sipario ad Åre sulla Coppa del Mondo femminile 2019-2020, con 8 gare in meno rispetto al calendario originale, ma tante favole intriganti da raccontare comunque, in primis quella di tre atlete, Federica Brignone, Mikaela Shiffrin, Petra Vlhova, in lotta per la classifica generale.

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La storia della sfera di cristallo forgiata in quel di Arber-Zwiesel, giunta al 54esimo epilogo consecutivo, è ricca di finali thrilling, colpi di scena, situazioni ribaltate in poche porte all’ultima manche dell’ultima gara, recuperi, emozioni, passioni. In una parola: epopea. Proviamo a inquadrarla meglio, con una premessa, doverosa: la classifica generale ha vissuto principalmente sul dominio di grandi nomi, protrattosi anche per anni, vedi quello di Annemarie Moser-Pröll, piuttosto che di Vreni Schneider (soprattutto nella stagione 1988-1989), Petra Kronberger, Katja Seizinger, Lindsey Vonn o Michaela Shiffrin, mentre altre atlete hanno saputo imporsi con ampio margine pur vincendo magari “solo” una volta, come Rosi Mittermaier, Pernilla Wiberg, Alexandra Meissnitzer, Renate Götschl o Tina Maze, autrice dell’attuale record assoluto di punti (2.414, da quando esiste questo sistema, cioè dall’annata 1991-1992) nel 2013.

Agli albori del circuito, nel 1967 (va detto che le prime due stagioni di Coppa, cioè quelle 1966-1967 e 1967-1968 hanno visto le rispettive gare disputarsi solo in un anno solare, il 1967 nel primo caso e il 1968 nel secondo. Dalla stagione 1968-1969 il calendario è scattato finalmente o a inizio dicembre o, successivamente anche prima, come accade ai nostri giorni, a ottobre), la canadese Nancy Greene superò la campionessa olimpica francese Marielle Goitschel nella gara conclusiva, avendo a disposizione solo la vittoria (che ottenne, a Jackson Hole, Stati Uniti, in slalom, il 26 marzo 1967) per il gioco degli scarti. Alla fine scavalcò la rivale in classifica e la lasciò a soli 4 punti, per tanti anni il differenziale più basso tra prima e seconda classificata. Il primo vero dominio fu quello di Annemarie Moser-Pröll, che conquistò cinque coppe consecutive dal 1970-1971 al 1974-75, salendo sempre sul podio finale con un italiano, o Gustav Thöni o Pierino Gros. Ma attenzione: nella stagione 1971-1972 Françoise Macchi, 20enne francese di grandi speranze e già messasi in evidenza a 18 anni, vinse quattro delle prime sette gare (per altro consecutive), era in testa alla classifica generale e si sarebbe giocata la sfera di cristallo fino all’ultimo istante se non fosse stata costretta a chiudere la carriera subito, a causa di un gravissimo infortunio subito poco prima dei Giochi Olimpici di Sapporo, durante un allenamento sul monte Eniwa, quando era già in Giappone. Sfortuna nera. Per lei e per la Francia.

Nel 2004-2005 solo tre punti, alla fine, sperarono Anja Pärson dalla grande rivale, la croata Janica Kostelic (finì 1359 a 1356) e quello divenne lo scarto minore tra due sciatrici al termine della stagione, replicato poi nel 2010-2011, quando, in un mare di polemiche per la cancellazione di due gare su quattro alle Finali di Lenzerheide, una ‘tremolante di paura’ Maria Riesch respinse nello slalom l’assalto del lanciatissimo ‘squalo’ Vonn, lasciata poi a sole 3 lunghezze, appunto, 1728 a 1725, due punteggi clamorosi. E’ lecito pensare che se almeno una delle due gare cancellate, superG e gigante, si fossero disputate, l’americana avrebbe completato il sorpasso trovandosi ora in bacheca 5 (e non 4) Coppe del Mondo.

E chi non ricorda le ultime magiche porte di Vreni Schneider alle Finali di Bormio ’95 (quelle del trionfo di Alberto Tomba), proprio nell’ultima manche dell’ultima gara, uno slalom speciale, poche ore dopo il superG disputato nello stesso giorno e vinto dalla grande rivale Katja Seizinger, quando rimontò e superò Pernilla Wiberg di soli 25 centesimi, trionfò (non avrebbe potuto permettersi nemmeno un secondo posto!) e si prese la Coppa per soli 6 punti sulla tedesca, lasciata in lacrime? Per altro la stessa Schneider nella stagione precedente, ancora vittoriosa, si era giovata dell’infortunio occorso a Pernilla Wiberg prima delle Finali di Vail, quando era assolutamente in corsa per il successo nella Overall…

L’ultimo precedente, il più entusiasmante di tutti, è recente: finali francesi a Meribel (sede di gara per i Giochi 1992), annata 2014-2015, un gigante al termine della stagione. L’allora Anna Fenninger (ora Veith), a quota 1453 punti, inseguiva sua maestà Tina Maze (1471, ma la slovena arrivò ad avere a gennaio anche quasi 300 punti di margine sulla rivale). Le due si ritrovarono incredibilmente prime e seconde, nell’ordine, a metà gara, situazione mai verificatasi prima e dal pathos assurdo. L’austriaca seppe mantenere i nervi saldi, prendendosi tappa e Coppa, con la slovena (terza poi, dietro anche Eva-Maria Brem) seconda in classifica per 22 punti.

Come finirà in Svezia per la stagione 2019-2020?

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gianmario.bonzi@gmail.com

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Foto: Pentaphoto.

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