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Snowboard, Michela Moioli: “Mio nonno è positivo al coronavirus. Spero di poterlo vedere ancora”

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Quello di domenica 15 marzo sarebbe dovuto essere per Michela Moioli il giorno del trionfo, dei festeggiamenti, visto che la 24enne nativa di Alzano Lombardo è in testa alla classifica di snowboardcross con 900 punti di vantaggio su Belle Brockhoff. Purtroppo l’azzurra non potrà affrontare l’ultima tappa della Coppa del Mondo con la mente sgombra, anzi.

Tramite il suo profilo instagram, infatti, Michela Moioli ha fatto sapere che il nonno Antonio, classe 1935, è ricoverato in una clinica di Bergamo perchè positivo al coronavirus. Con un lungo post la campionessa olimpica di Pyeongchang ha dichiarato tutto il proprio amore per il nonno: “Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo. Antonio, classe 1935. È il tipico bergamasco DOC. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto.  Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza“.

Michela Moioli spera, ovviamente, di poter riabbracciare nonno Antonio e ha rivolto un pensiero a tutte le persone che stanno vivendo questo dramma: “Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli ( tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro. Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari : diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto“.

 

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Loro sono i miei nonni, Antonio e Andriana. Mia nonna la conoscete, perché spesso appare nelle mie storie e nei miei racconti. Il nonno non lo conoscete ed oggi vorrei raccontarlo. Antonio, classe 1935. È il tipico bergamasco DOC. Ha passato la sua vita lavorando, crescendo 4 figli, senza mai far mancar nulla alla sua famiglia. Vacanze, viaggi, benessere, una bella casa. Ha lavorato finché è riuscito e ha guidato finché ha potuto. Negli ultimi anni ha rallentato, è diventato più schivo e solitario. Ai pranzi di famiglia ascolta silenzioso la conversazione, sembra essere con la testa da un’altra parte ma poi, quando meno te lo aspetti, lancia una frase d’effetto che zittisce tutti. Il nonno c’è, è presente e apre la bocca solo al momento giusto. “Fa finta di non sentire”, dice la nonna, “li sculta chel che ga oia” (ascolta quello che ha voglia). Ad oggi mio nonno è ricoverato nella clinica Gavazzeni a Bergamo, positivo al Coronavirus. Da qualche giorno aveva un po’ di raffreddore e quindi, seguendo le indicazioni del medico, è rimasto tranquillo sul divano. Durante la notte però è caduto, rompendosi il femore, obbligando cosi la nonna a chiamare l’ambulanza. Non so se i miei nonni si sono salutati in quel preciso momento e non sappiamo come andrà a finire. So che mio nonno ha 84 anni, è ricoverato ed è SOLO. Nessuno può andare a trovarlo, nemmeno la nonna o i figli ( tutti in quarantena ora). Non vedo mio nonno da 3 settimane e spero di poterlo vedere ancora. Spero che il suo cuore e i suoi polmoni siano più forti di questo Virus, spero che tenga duro. Penso a tutti quei nonni che sono in questa situazione. Mariti e mogli divisi, senza potersi abbracciare o salutare per un’ ultima volta. Penso ai figli, ai nipoti ed ai pronipoti. I nonni sono lì da sempre. Hanno vissuto le guerre, la fame e cose che noi neanche sappiamo. Sono come dei grandi alberi secolari : diamo per scontato che ci siano, ma poi, quando li tagliano, ci mancano. Lasciano un vuoto. Questo è quello che questo virus ci sta facendo: ci mette in ginocchio lasciando il vuoto ovunque e dentro di noi. Non avremmo mai pensato che tutto questo sarebbe successo a noi. ⬇️⬇️⬇️

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salvatore.serio@oasport.it

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Foto: Lapresse

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