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Tennis, la lunga sosta penalizza Federer, Nadal e Djokovic e serve un assist alla Next Gen
La pandemia di coronavirus, partita nel mese di dicembre dalla provincia cinese dell’Hubei e rapidamente diffusasi in tutto il pianeta, ha improvvisamente obbligato il mondo dello sport a fermarsi e a rinviare eventi programmati per i prossimi mesi, su tutti le Olimpiadi di Tokyo. Chiaramente è stato coinvolto anche il tennis, che ha risentito dei primi effetti del Covid-19 il 9 marzo con la cancellazione del Masters 1000 di Indian Wells, seguita poi a ruota dalla decisione del Consiglio direttivo dell’ATP di sospendere tutti gli eventi prima per sei settimane e poi fino almeno al 7 giugno.
A vedere il propagarsi del contagio, lo stop rischia di protrarsi anche oltre quella data e, difatti, il Roland Garros, che avrebbe dovuto disputarsi dal 24 maggio al 7 giugno, ha già comunicato lo slittamento al periodo che va dal 20 settembre al 4 ottobre, mentre si attendono a breve notizie ufficiali sul terzo Slam della stagione, Wimbledon, originariamente in calendario dal 29 giugno al 12 luglio e destinato verosimilmente al rinvio o alla cancellazione. Insomma, è un 2020 travagliato e sussiste il rischio concreto che la stagione possa essersi già conclusa con mesi e mesi di anticipo. In attesa di capire l’evolversi della situazione, l’ATP ha saggiamente scelto di congelare i ranking e di bloccare il conteggio delle settimane da numero 1 di Novak Djokovic.
Provando a concentrarci sull’aspetto puramente tecnico, appare ovvio che i tennisti maggiormente penalizzati da quella che si preannuncia come una lunga sosta sono coloro che non sorridono guardando la loro carta d’identità: in primis Roger Federer e in seconda battuta Rafael Nadal e Novak Djokovic. Lo svizzero compirà 39 anni il prossimo 8 agosto, mentre il maiorchino e il serbo tra maggio e giugno toccheranno rispettivamente quota 34 e 33 primavere. Federer, recentemente scivolato al numero 4 del ranking, aveva deciso di sottoporsi a un intervento chirurgico al ginocchio destro già prima del dilagare del coronavirus e avrebbe saltato in ogni caso la stagione sulla terra rossa: non è un mistero che il fuoriclasse nato a Basilea avesse messo nel mirino come primo obiettivo stagionale l’oro olimpico, medaglia che non è mai riuscito a conquistare nelle precedenti edizioni dei Giochi. Lo slittamento di un anno della rassegna nipponica certamente non depone a suo favore ma, se il fisico continuerà ad assisterlo, c’è da stare certi che il Re non mancherà all’appuntamento anche nel 2021.
Se i Big Three rischiano quindi di pagare, specialmente sotto l’aspetto atletico, la perdita di un anno pesante, a beneficiarne potrebbe essere la Next Gen, da anni alla ricerca del sorpasso ai danni dei veterani e della conseguente affermazione ai vertici del circuito. A parte l’ormai ventiseienne Dominic Thiem, balzato al terzo posto della classifica qualche settimana dopo aver sfiorato il trionfo agli Australian Open, i giovani più promettenti sono ancora a caccia della continuità: Stefanos Tsitsipas, dopo aver vinto le Finals 2019, non ha brillato a Melbourne ma è poi riuscito a difendere il titolo a Marsiglia, Daniil Medvedev è incappato in un inizio di stagione piuttosto negativo, il nostro Matteo Berrettini ha visto pochissimo il campo a causa di un persistente fastidio addominale, Alexander Zverev deve ancora migliorare tanto sul piano del gioco. L’aspetto anagrafico è però dalla loro parte e lo stop forzato potrebbe agevolarli nel tentativo di colmare la distanza che li separa dai Big Three, finora apparsi piuttosto lontani per capacità di reggere la pressione e per costanza di risultati.
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antonio.lucia@oasport.it
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Foto: LaPresse