Biathlon
“Wierer, Moioli e Brignone hanno cambiato il corso della storia” ‘Ambesi Winter Corner’
L’emergenza Coronavirus ha posto fine in maniera anticipata alla stagione 2019-’20 degli sport invernali. Molte Coppe del Mondo si sono concluse in anticipo, mentre svariati Mondiali (volo con gli sci, pattinaggio di figura, short track e curling) sono stati rinviati alla prossima stagione o cancellati. Dunque, termina con un leggero anticipo anche il viaggio di Ambesi Winter Corner, la rubrica di approfondimento e analisi tenuta in collaborazione con Massimiliano Ambesi, la cui XXIII puntata è anche quella finale.
Massimiliano, siamo giunti alla fine del viaggio, almeno per quanto riguarda questo inverno. Qual è la prima cosa che ti viene in mente, riguardando agli ultimi cinque mesi?
“Il dato interessante è che in 20 delle 23 edizioni di questa rubrica c’è stata la possibilità di parlare di almeno un podio italiano tra Grand Prix, Coppa del Mondo e Campionati mondiali. Per essere più precisi, a partire da sabato 2 novembre 2019 fino ad arrivare a sabato 14 marzo 2020, in ogni settimana un atleta azzurro è riuscito a ottenere un piazzamento nelle prime tre posizioni. Non penso che si tratti di un fatto banale perché significa essere stati competitivi sia negli sport del ghiaccio, di norma primi appuntamenti della stagione, che nelle discipline della neve”.
Allora tracciamo un bilancio a tutto tondo della stagione italiana.
“Il rendimento tout-court deve essere considerato più che soddisfacente considerando che con un centinaio di gare in meno a rispetto alle ultime due stagioni è stato pareggiato il conto di 32 successi. Peraltro, il fatto che per la terza volta in quattro anni sia stata infranta la soglia dei 100 podi complessivi rappresenta un’ulteriore testimonianza di qualità. Non mancano chiaramente i rimpianti per i tanti infortuni gravi che hanno penalizzato lo sci alpino e per le numerose cancellazioni. Con tutta probabilità sarebbe stato possibile raggiungere i 40 successi e i 120 podi”.
Se ti dovessi chiedere qual è stata la disciplina dove il bilancio può essere considerato più ricco? Insomma, qual è l’eccellenza in mezzo a tante eccellenze?
“Quanto fatto dallo snowboard con un numero limitato di gare a disposizione merita di essere rimarcato a più riprese. Il gruppo diretto da Cesare Pisoni ha eguagliato il primato nazionale di 12 vittorie stagionali in Coppa del Mondo alternando sul podio la bellezza di 13 atleti. Inoltre, a coronamento di quattro mesi trionfali, sono arrivate le vittorie nelle classifiche generali di Michela Moioli e Roland Fischnaller, senza dimenticare il secondo e il terzo posto finali di Lorenzo Sommariva e Omar Visintin. Difficile fare meglio, ma il rammarico per il calendario sempre meno prodigo di gare rimane”.
Ogni medaglia, però, ha il suo rovescio. Quali sono le note dolenti?
“In questo caso è più complicato esprimersi in un senso o nell’altro. Un discorso è parlare per valori assoluti, il che obbligherebbe a indicare il bob o il salto maschile, altro è ragionare sul potenziale di ciascuna disciplina, che imporrebbe un ballottaggio tra speed-skating e sci di fondo. La scelta non è facile perché sia in un caso che nell’altro i risultati sono stati inferiori alle aspettative della vigilia nonostante qualche soddisfazione non sia mancata. Non parlerei perciò di nota dolente, ma di rendimento non all’altezza delle attese in contesti caratterizzati da un livello medio assai elevato. Tuttavia, entrambi i settori possono contare su atleti in grado di imprimere una svolta e in prospettiva olimpica ci sono concrete possibilità di ambire alle medaglie. Dopodiché ogni discorso è sempre relativo e meriterebbe pagine e pagine di approfondimenti. Per esempio, nello sci di fondo femminile, numerose atlete hanno archiviato nel corso della stagione il migliore piazzamento della carriera, ma, se si guarda agli uomini, De Fabiani non si è confermato sui livelli del recente passato. Nello speed-skating, invece, si è completato l’importante recupero di Nicola Tumolero, fermo dalle Olimpiadi di Pyegongchang, e sono stati ritoccati diversi primati personali, ma nei Campionati mondiali è mancato quel quid in più nelle gare in cui si poteva ambire al podio”.
Se ti dovessi chiedere qual è stata la disciplina rivelazione? Ovvero quella dove sono arrivati i risultati migliori, superando ogni più rosea aspettativa?
“Senza dubbio lo skeleton. La medaglia di bronzo conquistata nella prova a squadre dei Campionati mondiali ha indubbiamente il suo peso, ma allargando in campo si è vista un’incoraggiante crescita con diversi atleti. Sono, infatti, arrivati buoni piazzamenti in Coppa del Mondo e successi nei circuiti minori anche con ragazzi alle prime armi e senza un’esperienza internazionale. Lentamente si sta creando un movimento caratterizzato dalla presenza di atleti di generazioni diverse, che, per un motivo o per l’altro, hanno in ogni caso ancora un’intera carriera davanti. Senza disporre di un budello, eccellere resta difficile. Però, considerando che le Olimpiadi del 2026 saranno in Italia, è ipotizzabile una crescita progressiva in grado di regalare soddisfazioni. In questo momento, lo skeleton è una disciplina che merita attenzione e investimenti”.
Vediamo di assegnare dei premi. Cominciamo dall’ATLETA ITALIANO DELL’ANNO. Parlo del settore maschile.
“Non possono esserci dubbi sul nome di Roland Fischanaller, che, a 39 anni suonati, si è scoperto dominatore del gigante parallelo dopo che per un’intera carriera il piatto forte della casa era stato lo slalom. Il veterano altoatesino ha vinto per la prima volta la classifica generale delle discipline alpine e la classifica di specialità del gigante parallelo. Purtroppo, il sogno di realizzare il Grande Slam è svanito per motivi di contingenza, in quanto a causa delle ultime cancellazioni non c’è stata possibilità di contendere la leadership tra i pali stretti al coetaneo austriaco Prommeger.
Nel corso della stagione, Fischnaller è stato capace di scollinare oltre i 40 podi in carriera e, numeri alla mano, è l’atleta azzurro in attività nelle discipline olimpiche invernali a vantare più successi e più piazzamenti nelle prime tre posizioni.
Negli ultimi mesi, ha saputo domare ogni tracciato e ogni condizione palesando una padronanza della tavola sconosciuta alla concorrenza. In tal senso, si consiglia di rivedere la gara disputata sulla pista olimpica di PyeongChang.
Proprio in ambito olimpico, è finora mancata la soddisfazione di salire sul podio, motivo per cui il leader carismatico del movimento azzurro sarà sicuramente al cancelletto di partenza fino almeno al 2022 con l’obiettivo di diventare il primo ultraquarantenne nella storia dello snowboard a mettersi al collo una medaglia”.
Invece a chi diamo la palma di ATLETA ITALIANA DELL’ANNO. Qui ti aspetto al varco…
“Mi aspetterai a lungo, perché in questo caso è pressoché impossibile scegliere tra Brignone, Moioli e Wierer, citate in rigoroso ordine alfabetico. Tutte hanno lasciato un segno indelebile nelle discipline olimpiche italiane, cambiando il corso della storia”.
Va bene, allora effettuiamo un approfondimento su ognuna di loro. Cominciamo, seguendo l’ordine alfabetico, da Federica Brignone.
“È diventata la prima donna italiana a imporsi nella classifica generale dello sci alpino, nonché la prima a vincere due Coppe di specialità nello stesso inverno, impresa realizzata in passato dal solo Alberto Tomba.
In questa stagione, è stata l’atleta azzurra che ha conquistato più podi e vittorie in Coppa del Mondo nelle discipline olimpiche invernali, uomini o donne non da differenza.
Inoltre, ha stabilito il nuovo primato italiano di punti nello sci alpino, migliorando quanto fatto da Goggia in campo femminile e da Tomba in ambito maschile.
Brignone ha avuto il merito di farsi trovare pronta quando serviva e, sostanzialmente, ha colto l’attimo approfittando dell’assenza forzata di Mikaela Shiffrin. Sul campo, ha effettuato un evidente salto di qualità nella velocità, riuscendo a essere competitiva anche in contesti di gara storicamente meno adatti alle sue caratteristiche e più inclini a quelle discesiste dotate di maggiore scorrevolezza. L’ultimo passo verso la polivalenza totale, dopo essere diventata la seconda donna della storia a vincere quattro combinate di fila, diventa quello di riuscire ad alzare l’asticella anche tra i pali stretti. Tuttavia, al riguardo sorge spontaneo un interrogativo.
Con i tempi che corrono, quanto è opportuno snaturarsi e disperdere energie per andare a cercare punti in slalom, disciplina in cui le posizioni che contano sono precluse alla concorrenza dal duopolio Shiffrin/Vlhova? Non sarebbe consigliabile proseguire nel percorso delle ultime stagioni concentrando le attenzioni su tutte le altre specialità con particolare attenzione alla velocità, contesto in cui ora come ora c’è un livello non eclatante?
Qualunque sia la scelta, il principale obiettivo diventa ora quello di riuscire a eccellere in occasione degli appuntamenti con in palio le medaglie. Quindi, banalmente, vincere laddove finora è mancata la soddisfazione della vittoria”.
Passiamo, sempre seguendo l’ordine alfabetico, a Michela Moioli.
“È diventata la prima donna italiana a conquistare tre successi nella classifica di Coppa del Mondo di una disciplina olimpica invernale.
Nelle sei gare disputate nel corso della stagione, si è imposta in tre occasioni archiviando altrettanti secondi posti quali peggiori risultati. Non ancora venticinquenne ha già raggiunto la rimarchevole quota di 30 podi in Coppa del Mondo ed è pronta ad andare in caccia del titolo mondiale, unica affermazione mancante nel suo sempre più ricco palmares. Il prossimo tentativo sarà a Zhangjiakou, località cinese che ospiterà la rassegna iridata nella seconda metà di febbraio del 2021.
Stagione dopo stagione, la bergamasca ha saputo migliorare laddove concedeva qualcosa alle avversarie, fase di partenza in particolare. Soprattutto, gara dopo gara, è stata capace di fare tesoro di tutto quello che non era andato al meglio, trasformandolo magicamente in punto di forza.
La migliore fotografia della stagione e della sua superiorità sul fronte tattico/strategico si trova nel finale della gara di Veysonnaz, in cui ha saputo beffare le rivali Trespeuch e Brockoff che l’avevano tenuta alle spalle per quasi tutta la prova.
A margine, non può passare inosservato il feeling con la località elvetica, una sorta Kitzbuhel per lo snowboardcross. Moioli nella località elvetica ha, infatti, conquistato 4 delle 13 vittorie in Coppa del Mondo ed è in striscia aperta di ben cinque podi.
La cosa più incredibile è che il meglio deve ancora venire”.
Last, but not least, ti chiedo di parlare di Dorothea Wierer.
“Dorothea Wierer ha disputato una stagione oltre ogni legittima aspettativa passando dallo status di campionessa a quello di fuoriclasse.
La quasi trentenne altoatesina ha raggiunto un traguardo finora tabù per tutte le atlete italiane impegnate negli sport delle neve e del ghiaccio. Per prima nella storia ha, infatti, conquistato due successi consecutivi nella classifica generale di Coppa del Mondo, fatto che nel biathlon femminile vantava solamente due precedenti piuttosto datati.
Non paga, dopo il già trionfale 2019, ha vinto due titoli mondiali nella rassegna iridata di Anterselva, diventando la prima biathleta al mondo a mettersi al collo una medaglia d’oro individuale sulle nevi dove è nata e cresciuta. Per dare una dimensione all’impresa, è sufficiente ricordare come, in ambito italiano, le sole Compagnoni e Belmondo si siano spinte fino a tanto vincendo in due eventi individuali nella stessa edizione.
Wierer è prepotentemente entrata tra le dieci biathlete più forti e vincenti di tutti i tempi e l’ha fatto migliorando progressivamente le prestazioni sugli sci. In questo momento, rappresenta il principale prototipo di vera biathleta. Non è la migliore fondista e non è la più precisa al poligono, ma, tenendo presente anche l’abituale velocità nel rilascio dei colpi, è quella con il migliore equilibrio in assoluto. In più ha assunto piena consapevolezza dei suoi mezzi e quando è servito è stata capace di buttare il cuore oltre l’ostacolo mettendo il campo il 120% di quanto c’era effettivamente a disposizione. La realtà è che non mancherebbe anche spazio per alzare ulteriormente l’asticella. Non va, infatti, dimenticato come le tappe di gennaio siano state condizionate da problemi alla schiena che l’hanno penalizzata nel tiro in piedi. Dopo due stagioni in cui ha sostanzialmente vinto tutto quello che c’era a disposizione potrà iniziare senza particolare ansie la lunga marcia di avvicinamento ai Giochi Olimpici del 2022. A Pechino, Wierer si presenterà al via per chiudere il cerchio e conquistare l’unica vittoria mancante dopo avere fatto il pieno in tutte le categorie in cui ha gareggiato”.
Fin qui abbiamo parlato di atleti affermati. Se invece ti dovessi domandare di indicare una rivelazione in ambito azzurro?
“Spezzerei una lancia in favore di Marta Bassino, che, silenziosamente, ha disputato una stagione quasi in linea con le prime della classe. Parlano per lei in maniera inequivocabile la prima vittoria in Coppa del Mondo e ben sei podi, che assumono maggiore valore perché arrivati in cinque specialità diverse, record assoluto in ambito italiano. La ventiquattrenne di Borgo San Dalmazzo ha intrapreso un interessante percorso di metamorfosi, che in tempi anche abbastanza celeri l’ha trasformata da gigantista di vertice a polivalente di qualità. Nelle discese libere più tecniche e nei supergiganti meno veloci ha dimostrato di potersi disimpegnare ad armi pari con la più qualificata concorrenza facendo sovente segnare i migliori parziali sui tratti più difficili. Il passo avanti consisterà nel trovare maggiore confidenza con l’alta velocità. Alla luce dell’età, ci sono tutti i presupposti per alzare ancora l’asticella e per sognare in grande con il passare degli anni”.
Invece, qual è la delusione principale? Anche tu, come il sottoscritto e René Laurent Vuillermoz, ritenevi Lisa Vittozzi la grande favorita per la conquista della Sfera di cristallo…
“Per coerenza, il primo nome da citare è quello di Lisa Vittozzi, proprio perché in tempi non sospetti l’avevo indicata a chiare lettere quale principale favorita per la conquista della Sfera di cristallo.
Peraltro, definire deludente una stagione con due podi e il decimo posto finale nella classifica generale potrebbe anche apparire una forzatura. Con tutta evidenza, qualcosa non ha funzionato al meglio, visto e considerato che il potenziale dell’atleta non può essere messo in discussione. A conti fatti, c’è stato un calo in termini di percentuali al poligono e non si sono verificati i progressi auspicati sugli sci. Alla luce dell’età, non è il caso di preoccuparsi più di tanto, ma bisognerà capire le reali motivazioni delle difficoltà di questa stagione e al contempo trovare le migliore soluzioni affinché l’atleta possa riacquistare la serenità smarrita. Spostandosi dal biathlon allo sci di fondo, è mancato all’appello Francesco De Fabiani proprio quando tutti si attendevano la sua definitiva esplosione. Probabilmente, solamente atleta e staff tecnico hanno piena cognizione di causa riguardo quanto avvenuto. Però, risultati alla mano, tolte un paio di incoraggianti prestazioni nella seconda metà della stagione, non si è mai vista l’ombra del migliore De Fabiani, sovente dimesso e battuto fin dai primi metri. Anche in questo caso, il potenziale non può essere messo in discussione così come le attitudini di polivalente di successo. Non è escluso che per trovare una soluzione al problema si possa pensare di guardare anche oltre confine. Probabilmente, non sarebbe l’unico a giovarne”.
Abbandoniamo l’Italia e allarghiamo il discorso a tutto l’ambito internazionale. Chi è la DONNA DELL’ANNO?
“Therese Johaug senza e senza ma. Non capita tutte le stagioni di ammirare un’atleta capace di vincere 20 eventi individuali. Il fatto che nella storia ci sia stato un solo precedente, la dice lunga su quanto realizzato dalla trentunenne norvegese. Peraltro, complice la conclusione anticipata della stagione e una disavventura avvenuta nella 30 km. di Holmenkollen, per una sola vittoria non è riuscita a eguagliare il primato della svizzera Conny Kissling, fuoriclasse del freestyle di altra epoca.
La superiorità di Johaug è stata disarmante e la ha consentito di dominare quasi sempre la gare catalogate come “distance”, tecnica o distanza cambia poco. Peraltro, nelle competizioni contro il cronometro è imbattuta dall’autunno del 2018. La ciliegina sulla torta è stata la vittoria nella sprint sui generis di Are, dove, approfittando di un percorso in salita simil Cermis, ha sfatato il penultimo tabù. Per infrangere l’ultimo dovrà vincere un titolo olimpico individuale, ma alla luce di quanto mostrato nelle ultime due stagioni non dovrebbe essere un grosso problema.
Nel frattempo, si è portata a 80 vittorie individuali in carriera, cifra, che in virtù del ritiro del biathleta Martin Fourcade, le consente di essere l’atleta in attività più vincente nelle discipline olimpiche invernali, nonché la nona all-times”.
A chi assegni, invece, la palma di UOMO DELL’ANNO?
“Sul podio salgono il combinatista norvegese Jarl Magnus Riiber, il pilota di bob tedesco Francesco Friedrich e l’asso delle gobbe canadese Mikael Kingsbury
Il primo ha sbriciolato il primato di vittorie stagionali nella sua disciplina, il secondo ha nuovamente vinto tutto quello che c’era a disposizione tra Coppa del Mondo e Mondiali, il terzo ha conquistato la nona Sfera di cristallo consecutiva, portandosi a una sola lunghezza dal record di Conny Kissling, che vinse per dieci anni di fila.
Vado controcorrente e scelgo Kingsbury per due motivi. In primis nessun uomo si era mai imposto nella classifica generale di una disciplina olimpica invernale per nove volte di fila. In secondo luogo, è diventato il primo atleta di sesso maschile ad archiviare almeno 100 podi in eventi individuali di primo livello del freestyle. Il fatto non è banale se si pensa che il numero di gare a disposizione in ogni stagione tra moguls e dual moguls spesso raggiunge a stento la doppia cifra”.
Direi che con questa risposta va, definitivamente in archivio, l’avventura di Ambesi Winter Corner edizione 2019-’20. A nome mio e di tutti i lettori di OA Sport, ti ringrazio per averci voluto tenere compagnia con le tue analisi.
“Figuriamoci, è stato un piacere. Un saluto a tutti e a presto!”
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Foto: Massimiliano Ambesi