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Alexia Runggaldier, biathlon: “Gareggiare per arrivare 40ma: non ne valeva più la pena. Il mio corpo dava segnali strani”

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L’azzurra Alexia Runggaldier, attraverso i propri canali social, nella giornata di ieri ha annunciato il suo ritiro dal biathlon ad appena 28 anni, reduce da una stagione difficile nella quale non è riuscita a rientrare nel gruppo di Coppa del Mondo, ottenendo comunque due podi in Ibu Cup, nella mass start 60 della Val Ridanna e nella short individual di Brezno-Orsblie (Slovacchia). Abbiamo contattato la gardenese classe 1991 delle Fiamme Oro, che è stata bronzo nell’individuale iridata a Hochfilzen (Austria) del 2017, a poche settimane dallo splendido podio realizzato qualche settimana prima in Coppa del Mondo ad Anterselva, terza sempre nell’individuale davanti al pubblico di casa.

Alexia, innanzitutto partiamo dal tuo post di ieri che annunciava il tuo ritiro. Cosa ti ha spinto a prendere questa decisione?

“La decisione non è maturata durante questo periodo a casa, ci pensavo spesso durante la stagione. Non riuscivo più a mantenere la tranquillità durante le gare, mi mettevo troppa pressione, da qualche stagione non riuscivo ad esprimermi ai livelli che ho dimostrato di poter raggiungere in passato. Da lì mi è sorto il dubbio se avessi ancora le motivazioni per continuare e non sono arrivati i risultavi che speravo, tutto questo mia ha aiutato a prendere questa decisione. Durante la preparazione estiva avevo buonissime sensazioni ma nella stagione agonistica non riuscivo ad esprimere tutta la mia energia, il mio corpo mi dava dei segnali strani e non trovavo né la costanza né l’equilibrio giusto durante le competizioni. Sapevo già durante gli Europei di Minsk che sarebbero state le mie ultime gare”.

Le motivazioni sono molto simili a quelle che ha riportato nelle scorse settimane Thierry Chenal, che a sua volta ha deciso di chiudere in anticipo la sua carriera. 

“Sarebbe stato bello poter salutare tutto l’ambiente del biathlon ai Campionati Italiani di Anterselva, dal momento che ci sarebbero stati anche gli esponenti dei gruppi sportivi militari e con tutti gli atleti e gli allenatori. Purtroppo è andata così ma spero e penso che ci sarà ancora occasione per vedere tutti in futuro”.

Il tuo obiettivo per questa stagione era quello di poter partecipare ai Mondiali di Anterselva, il mancato raggiungimento di questo traguardo ha influito sulle tue decisioni?

“Sicuramente era il mio target, però vedendo che non riuscivo ad esprimermi al livello che volevo, nonostante i podi conquistati in Ibu Cup a Ridanna e Brezno-Osrblie, sapevo che non sarei stata competitiva in Coppa del Mondo. Poter gareggiare ai Mondiali di casa per ottenere un quarantesimo posto, perchè quello era il risultato che potevo ottenere nella mia condizione, non sarebbe stato giusto: è stato più corretto per me continuare in Ibu Cup”.

Nella stagione 2016/2017 sono arrivati i migliori risultati della tua carriera, su tutti il bronzo ai Mondiali di Hochfilzen nell’individuale. A differenza di Anterselva, in quell’occasione è arrivato anche il 20/20. Poi memorabile il rientro a casa, con il cannone di bronzo per l’innevamento che ti ha regalato il comune di Santa Cristina.

“E’ stata una stagione bellissima, mai mi sarei aspettata di arrivare così in alto. Certo, l’anno precedente avevo fatto un passo in avanti sugli sci, ma gara per gara è stato un crescendo di condizione. Sono state delle bellissime emozioni. Anche questo inverno il cannone è stato utilizzato molto ed è prezioso per innevare parte della valle, ogni volta che lo vedo penso che qualcosa di buono ho fatto nella mia carriera”.

Per quanto riguarda la Val Gardena, tu sei entrata in squadra di Coppa del Mondo nelle ultime stagioni in cui gareggiava Michela Ponza e in questa stagione ti sei allenata in squadra B con Irene Lardschneider, con la quale sei diventata molto amica. Cosa le puoi consigliare per il suo futuro?

“In Val Gardena è più apprezzato sicuramente lo sci alpino, ma negli anni c’è sempre stato un riferimento per il biathlon internazionale, prima con Michela, poi il testimone è passato a me e ora toccherà a Irene. Sono contentissima di aver trascorso quest’ultimo anno della mia carriera con lei, anche perchè ci siamo allenate spesso insieme a casa, così come nel gruppo della squadra B. Le auguro di poter arrivare in alto perchè è molto ambiziosa e fa le cose per bene, è forte e deve solo arricchire la consapevolezza nei propri mezzi, stagione dopo stagione la acquisirà e potrà regalarsi delle belle soddisfazioni”.

Che cosa invece ti mancherà di più delle gare?

“Il brivido di quando sei in gara e arrivi all’ultimo poligono per poterti giocare un risultato importante, l’emozione di poter gareggiare in un mix di fatica e adrenalina. Già in questa quarantena mi mancano quelle sensazioni”.

Cosa farai da grande e cosa hai in mente per il tuo futuro?

“Sinceramente non ci ho ancora pensato. Spero di poter dare una mano nel corpo delle Fiamme Oro e poter rimanere nell’ambiente ma è troppo presto per dirlo, devo pensarci bene”. 

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nicolo.persico@oasport.it

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