Basket
Basket, il baratro delle serie minori: sponsor in fuga e mancati introiti degli spettatori. Tante società rischiano il fallimento
Uno dei problemi della ripartenza della pallacanestro nella stagione 2020-2021 sarà, inevitabilmente, quello delle risorse da trovare. Troppe, ed enormi, le conseguenze della pandemia sull’economia italiana, che vanno a incidere direttamente anche sullo sport. In particolare, il basket italiano è sottoposto a diversi ordini di pericoli, anche in Serie A maschile e A1 femminile, ma soprattutto in quelle minori.
Il problema degli sponsor si lega direttamente alle necessità economiche delle aziende che, normalmente, scelgono di accompagnare le società nell’arco della stagione. Tante di esse avranno i loro buoni problemi, quando terminerà la fase più pesante del lockdown, a far ripartire la loro attività, e avranno anche bisogno di dover concentrare tutte le loro forze proprio allo scopo di ricominciare. Difficile, a questo punto, aspettarsi un forte investimento nel basket, o più in generale nello sport.
A questo si aggiunge un secondo, e non meno importante problema: quello del pubblico. Se si ricomincerà, il rischio è quello di doverlo fare a porte chiuse: molte società non sono in grado di accettare questa situazione, arrivando a preferire un ritorno nei palasport addirittura nel 2021 (c’è di più: la LNP, che gestisce A2 e B, ha messo nero su bianco il fatto di giocare solo a porte aperte). La pallacanestro non è sport che vive di diritti televisivi: i contratti di A con Rai ed Eurosport valgono per circa due milioni di euro, cifre comunque in rialzo rispetto a un passato anche piuttosto recente, ma ben lontane dall’enormità di soldi che giravano negli anni ’80. Gli introiti, per una larga fetta, arrivano dagli spettatori, abbonati o meno. Nelle serie minori il problema è ancora più grave, e si compone di ulteriori situazioni complicate.
In primis, c’è il problema delle tasse gara: in molti ne stanno richiedendo l’abbassamento, al fine di almeno tentare di sostenere una C Gold invece di una C Silver, o una C Silver invece di una D, a livello regionale. Ma non è soltanto questo il guaio. Ce n’è uno forse ancora più sentito: la quinta rata FIP. La Federazione ha stabilito nel 27 maggio la data ultima di pagamento, pena tre punti in meno nel campionato successivo o la perdita del titolo sportivo. Diverse società si sono già mosse per far sentire la propria voce, anche in considerazione delle ragionevoli difficoltà economiche che inevitabilmente arriveranno nell’annata ventura.
Proprio la FIP, però, ha cercato anche di dare una mano, stanziando quattro milioni in aiuti per le società maschili e femminili al fine di aiutarle a iscriversi nella stagione 2020-2021, con possibilità di aumenti in base agli aiuti governativi che giungeranno a favore dello sport. Si tratta di fondi originariamente destinati all’attività delle Nazionali, senior e giovanili, e che, senza più Europei Under 20, Under 18 e Under 16 quest’estate, sono stati dirottati verso la parte del basket italiano in maggiore difficoltà. Inoltre, sembra tracciata la strada che porta alla gratuità dei tesseramenti nelle categorie giovanili. Un settore, quest’ultimo, che rischia peraltro moltissimo, per numerosissimi motivi, tra i quali i problemi delle società stesse e le tante incertezze che avvolgono l’utilizzo delle strutture, oltre al dilemma su quel che sarà dei bambini e ragazzi. Ma questo è un capitolo ancor più grande.
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federico.rossini@oasport.it
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Credit: Ciamillo