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Basket
Basket, le statistiche e i numeri dei migliori italiani della stagione di Serie A. Aradori, Alessandro Gentile e Abass spiccano, ma non solo
La Serie A 2019-2020 è finita. Nessun vincitore, nessun vinto, ma soltanto la consapevolezza di ciò che avremmo potuto vedere e non abbiamo invece visto: la fase calda della stagione, i playoff scudetto, le grandi battaglie sui parquet. Nonostante questo, qualcosa rimane, oltre naturalmente ai filmati: i dati statistici relativi alle prestazioni dei giocatori. In particolare, è tempo di verificare come siano andati i giocatori italiani in quest’annata incompiuta.
Premessa: in questa sede andiamo a considerare non soltanto i giocatori italiani, ma anche quelli di formazione italiana, e che dunque figurano come tricolori nei roster. Quando si verificherà questo caso, si andrà a definire, oltre ai primi tre per categoria, anche i successivi che sono eleggibili per la Nazionale.
La prima statistica che andiamo a vedere è quella della media punti in stagione. Tra gli italiani, al primo posto c’è Pietro Aradori, che con la Fortitudo Bologna ha messo a segno 16.8 punti a gara (terzo miglior dato in assoluto, peraltro). Seguono Alessandro Gentile (Dolomiti Energia Trentino), a quota 15.1, e Awudu Abass (Brescia), con 14.1. Se si va a guardare il dato rapportato a un’ipotetica permanenza in campo per 40 minuti, però, il discorso cambia: in sostanza, guardando l’utilizzo medio dei giocatori il più “prolifico” diventerebbe Gentile davanti ad Aradori, e al terzo posto spunterebbe il nome di Tommaso Laquintana. Il giocatore della Germani Brescia in campo ci è rimasto 15 minuti a gara, ma ha segnato 7.7 punti, indice di quanto abbia saputo ben sfruttare quel che gli ha messo a disposizione coach Vincenzo Esposito.
Proseguiamo con i rimbalzi totali. La classifica totale è dominata dagli americani, anche se nessuno raggiunge la doppia cifra di media. Il primo italiano, in questo caso con la doppia nazionalità, è Amar Alibegovic (Virtus Roma), a quota 7.2, seguito da Jeff Brooks (5.7, Olimpia Milano), che lo è diventato per matrimonio, e da Paul Eboua (5.3, Carpegna Prosciutto Pesaro), anche lui italiano di formazione, ma nato in Camerun. I due italiani eleggibili per l’azzurro successivi a Brooks sono dunque Giampaolo Ricci (4.9, Virtus Bologna) e Simone Zanotti (4.7, ancora Pesaro). Rapportando il tutto sulla proiezione dei 40 minuti, Alibegovic resta primo, ma lo seguono Christian Burns (Milano, ma non ha giocato che 7.6 minuti di media quest’anno) e Leonardo Totè (anch’egli in quota Victoria Libertas). Particolare da segnalare: Totè ed Eboua sono secondo e sesto nelle medie dei rimbalzi offensivi (3 e 2.6 rispettivamente).
Il capitolo assist permette di scoprire che Luca Vitali è secondo, in mezzo al duo Markovic-Teodosic delle V nere, nella classifica assoluta. Il play di Brescia ha chiuso la stagione a quota 6.6 per gara; non ripete il primo posto dello scorso anno, ma è sempre il miglior italiano, e precede Andrea De Nicolao (3.8, Reyer Venezia, sempre ottimo in uscita dalla panchina) e Marco Spissu (3.7, Dinamo Sassari). Sui 40 minuti le cose cambiano: Luca Vitali è primo assoluto, davanti a De Nicolao e all’intramontabile Peppe Poeta, che a Reggio Emilia ha continuato a dar sfoggio della propria esperienza dall’alto dei suoi 34 anni.
Arriviamo ora alle palle recuperate, dove la graduatoria generale vede l’ultima leadership di Aaron Craft prima del ritiro, largamente preannunciato a stagione in corso. In questo caso il miglior azzurro è Awudu Abass, con 1.2, mentre c’è un nutrito gruppo a quota 1 di media con Giampaolo Ricci (Virtus Bologna), Simone Fontecchio (Reggio Emilia) e Tommaso Baldasso (Virtus Roma). Girando la statistica sui 40 minuti, dati sorprendenti ma non troppo: il leader diventa Lorenzo Bucarelli, che alla Dinamo Sassari ha sì giocato 3.4 minuti a gara, ma è stato spesso inserito da Gianmarco Pozzecco in alcuni finali di quarto esattamente per rubare palloni o comunque mettere intensità difensiva. Seguono Alessandro Pajola (Virtus Bologna) e Amedeo Della Valle (Olimpia Milano), altri due che in difesa sanno come spendersi, a riprova del fatto che cambiando modo di leggere questo dato emergono anche considerazioni interessanti.
Il contraltare è quello delle palle perse, un dato che per qualcuno è fisiologicamente più alto in funzione del tipo di gioco e dell’utilizzo (e che, quindi, va preso con un certo beneficio d’inventario). Ne perde 2 a incontro Luca Vitali, poi ci sono Michele Ruzzier (Vanoli Cremona) e Alessandro Gentile a 1.9. Sui 40 minuti, invece, le maglie nere spettano a Roberto Rullo (Virtus Roma, per la verità davvero molto sfortunato quest’anno con gli infortuni), Peppe Poeta e Lorenzo Bucarelli.
Si passa alle stoppate, regno di Kevarrius Hayes nella stagione. Degli azzurri, il più in alto è Leonardo Totè con 1.1 ad allacciata di scarpe, seguito da Raphael Gaspardo (Brindisi) con 0.8 e da due Paul, Biligha ed Eboua (0.7), l’uno di Milano, l’altro, come abbiamo visto, di Pesaro. Totè, Biligha e Gaspardo sono sul podio italiano anche rapportando il dato su un’ipotetica media di 40 minuti a gara. In termini di falli subiti, invece, a guadagnarsi la scena sono ancora i tre big che hanno spesso spazio anche in Nazionale: Aradori, Alessandro Gentile e Abass, rispettivamente con 4.6, 3.4 e 3.3 come dati.
Capitolo percentuali dalla lunetta: nessuno raggiunge lo stratosferico 90%, ma due azzurri si avvicinano molto e sono i primi due anche della classifica assoluta in questo senso. Si tratta di Michele Vitali (Dinamo Sassari) e Abass, con l’89.8% e l’89.2%. Poco distante c’è Aradori, con l’84.9%.
Da due, invece, il miglior azzurro, pur mediamente lontano dalla vetta generale, è Amedeo Tessitori (Treviso), con il 54%, davanti ad Amar Alibegovic con il 53.9% e a Pietro Aradori con il 51.4%; dietro di loro Alessandro Gentile con il 50.9%. In generale sono 30 i giocatori che sono saliti oltre il 50%.
Da tre c’è un dominio da dividersi a metà tra l’Italia e la Dinamo Sassari. Del Banco di Sardegna sono i primi due, Michele Vitali (50.6%) e Marco Spissu (46.9%), con Simone Fontecchio (Reggio Emilia) al 44.3% e “Pippo” Ricci (Virtus Bologna) al 43.8%.
La percentuale totale di tiri dal campo, che li ricomprende tutti, è invece appannaggio di Amar Alibegovic con il 49.7%. Dietro al figlio di Teo (e fratello di Mirza e Denis), autentico cittadino del mondo nato negli Stati Uniti, cresciuto in Italia, ma nazionale della sua Bosnia-Erzegovina, ci sono Alessandro Gentile (47.7%), Aradori (44.9%) e Abass (44.7%).
La percentuale reale (che comprende, oltre ai tiri dal campo, anche i liberi) vede invece alla testa, per l’Italia, Michele Vitali (64.5%) davanti ad Abass (57.4%) e Aradori (56.1%).
Ultima, ma non meno importante, la statistica che riguarda la valutazione, quella che, in sostanza, determina il ruolo di MVP in partita (in teoria anche per una manifestazione, a livello numerico, ma possono entrare successivamente in gioco altre valutazioni che dai numeri, in buona parte giustamente, esulano). La valutazione si ottiene sommando le voci statistiche positive e sottraendo quelle negative del tabellino. Il miglior italiano, in questo senso, è Aradori, con una media di 16.4, davanti ad Abass (14.8), a Michele Vitali (14.5) e ad Alessandro Gentile (14.2). Proiettando il tutto sui 40 minuti teorici, però, le cose cambiano, con Michele Vitali a precedere Alessandro Gentile e Laquintana, che ancora una volta appare proprio in considerazione dell’apporto dato a Brescia: non tanti minuti, ma spesi bene.
Naturalmente, va sempre detta una cosa: i numeri nel basket sono sì importanti, ma a volte non dicono tutto. Per cui, se non c’è dubbio sul fatto che Aradori, Alessandro Gentile e Abass abbiano effettivamente giocato un campionato da protagonisti, le cifre tendono in qualche modo a sottovalutare l’importanza di diversi giocatori. Per esempio, in queste classifiche, a livello di primi tre, non compare spesso Marco Spissu, che però è ormai il faro in cabina di regia del Banco di Sardegna di Pozzecco, così come non si registra in maniera sufficiente il ritorno a livelli che gli competono di Amedeo Della Valle e la capacità di Riccardo Moraschini di dimostrare che l’esplosione, meritatissima, di Brindisi non era capitata per caso, anzi.
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Credit: Ciamillo