Biathlon
Biathlon, la NextGen maschile. I cinque Under22 più promettenti: fra di loro due italiani
È primavera, il periodo dell’anno in cui il mondo vegetale si rinnova e genera nuova vita. Dunque, quale momento più appropriato per andare a vedere quale può essere la NextGen del biathlon? Occupiamoci del settore maschile, facendo i nomi dei cinque atleti nati dal 1998 in poi che promettono meglio in assoluto.
È doveroso fare un paio di premesse. In primo luogo non si vede all’orizzonte nessun erede di Johannes Bø o di Martin Fourcade. Infatti non va dimenticato come il norvegese e il francese, a 20-21 anni, fossero già in grado di vincere in Coppa del Mondo e di mettersi al collo medaglie olimpiche o mondiali. È anche vero che nell’ultimo decennio l’orologio del biathlon sembrerebbe essersi spostato in avanti, ovvero il tempo necessario per maturare nella disciplina appare dilatato rispetto al recente passato. In seconda istanza va rimarcato come non sia stato semplice limitare a cinque la short-list dei nomi da citare. I candidati per entrare nella cinquina erano almeno otto, dunque è stato necessario tagliarne tre, i quali verranno comunque nominati al termine dell’articolo. Esaurito il preambolo, andiamo a vedere qual è il quintetto più promettente del panorama del biathlon maschile. Non vi è la presunzione di fare classifiche, dunque verranno citati dal più giovane al più anziano.
GIACOMEL Tommaso (ITA)
Classe 2000, nella stagione appena terminata il trentino è già stato in grado di scrivere la storia, diventando il primo atleta nato nel XXI secolo a marcare punti in Coppa del Mondo grazie al 27° posto della sprint di Nove Mesto. Peraltro, non si è trattato di un fuoco di paglia, poiché l’azzurro ha concluso in trentanovesima piazza anche l’inseguimento di Kontiolahti disputato la settimana successiva. Il potenziale è notevole; il suo tiro da “o la va o la spacca” ricorda molto quello di Emilien Jacquelin, ormai diventato un big della disciplina, e promette di essere una seria minaccia per le coronarie degli appassionati italiani negli anni a venire.
BIONAZ Didier (ITA)
Classe 2000, nell’inverno 2019-2020 ha fatto faville nella tappa di Ibu Cup della Val Martello, sfiorando il podio. Portato in Coppa del Mondo tra Nove Mesto e Kontiolahti, ha subito dimostrato di valere le prime sessanta posizioni nel massimo circuito. Al momento è più acerbo del già citato Giacomel, ma in prospettiva potrebbe avere un potenziale quantomeno analogo. Il valdostano deve infatti ancora formarsi completamente dal punto di vista fisico e ha un tiro più “educato” rispetto a quello del trentino. Si vedrà come evolverà la carriera di entrambi, di sicuro in Italia non si vedevano due coetanei tanto promettenti da più di un decennio, ovvero dal periodo in cui gli junior di riferimento erano Lukas Hofer e Dominik Windisch.
KHALILI Said Karimulla (RUS)
Classe 1998, ha saputo vincere in ogni dove a livello giovanile. È già salito sul podio in Ibu Cup e, portato in Coppa del Mondo, ha immediatamente fatto il proprio ingresso in zona punti. Da tempo non si vedeva un russo così giovane riuscire a essere competitivo nel massimo circuito e il pedigree di Khalili, ragazzo di chiare origini afgane, lascia intendere che possa diventare, nel corso degli anni, un atleta di primo piano. La sua sfortuna è quella di doversi barcamenare all’interno di un sistema caotico, in perenne conflittualità interna e peraltro ormai entrato in crisi. Difficile crescere con tranquillità in un ambiente del genere. Se sarà in grado di non farsi soffocare dal marasma della Russia del biathlon, allora avrà l’opportunità di diventare un big della disciplina.
SØRUM Vebjørn (NOR)
Classe 1998, questo norvegese si è sinora visto molto poco in ambito internazionale. Eppure, quando è stato schierato ha sempre lasciato il segno. A parte i tre ori iridati junior, conquistati nell’arco di due diverse stagioni, ciò che ha impressionato maggiormente è stato il suo impatto con l’Ibu Cup, dove ha subito dimostrato di valere le prime dieci posizioni, arrivando addirittura a vincere una supersprint. Il ragazzo va tenuto d’occhio, perché per adesso è passato sottotraccia, ma ha tutti i connotati della bomba pronta a esplodere da un momento all’altro. D’altronde, considerando quanto è produttivo il sistema-Norvegia, non sarebbe sorprendente vederlo salire prepotentemente e rapidamente di colpi.
BAKKEN Sivert Guttorm (NOR)
Classe 1998, Bakken ha sinora avuto, rispetto al coetaneo Sørum, più opportunità a livello internazionale, dimostrando a ripetizione la pasta di cui è fatto. Zitto zitto, quest’atleta ha già raccolto quattro vittorie e otto podi in Ibu Cup! Di spazio nella squadra norvegese di Coppa del Mondo ce n’è poco, perché la concorrenza è elevatissima, ma dalla prossima stagione i nati nel 1998 non saranno più junior e, di conseguenza, avranno uno status differente. Dunque potranno impegnarsi a tempo pieno a livello senior. Viste le premesse, non sarà inopinato vederli sovvertire le gerarchie interne della squadra scandinava in tempi relativamente brevi.
Dunque, questi sono i cinque under-22 più promettenti. Per la cronaca, i tre “tagliati” sono Alex Cisar, Danilo Riethmüller e Niklas Hartweg. Perché chi scrive ha deciso di non inserirli nella short-list?
Perché lo sloveno è un tiratore di livello eccelso ed è risaputo che sparare bene aiuta a emergere a livello giovanile. Tuttavia, essere competitivi in Coppa del Mondo è un altro paio di maniche. Al riguardo, sono parecchi gli esempi di ragazzi e ragazze estremamente precisi capaci di ottenere grandi risultati in ambito junior, salvo poi non riuscire a fare la differenza nel massimo circuito. Si vedrà se Cisar salirà di colpi anche nel fondo nel prossimo futuro. Riethmüller, invece, nonostante un palmares di tutto rispetto a livello giovanile, appare ancora molto incostante. Il potenziale non è in discussione, ma per il tedesco potrebbe essere necessario del tempo prima di riuscire a metterlo a frutto appieno, tanto più che in casa Germania la tendenza recente è quella di maturare tardi. Riguardo l’elvetico, infine, vero è che ha dominato l’Ibu Cup junior, tuttavia non si è mai confrontato in contesti più qualificati. Pertanto, sarà da verificare con avversari di livello superiore.
In conclusione, sappiamo bene come i valori delle nuove leve possano cambiare con la completa maturazione agonistica. Atleti e atlete considerati potenziali dominatori del circuito non sono mai stati in grado di lasciare il segno nel biathlon che conta, mentre viceversa degli autentici “brutti anatroccoli” hanno saputo tramutarsi in cigni.
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Foto: Ufficio stampa Newspower