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Calcio, Francesco Acerbi contro il nuovo decreto: “Perchè ci si può allenare nei parchi e non nel centro sportivo?”

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Continua serrato il dibattito sulla ripartenza, o meno, del campionato di Serie A. Da un lato squadre e giocatori stanno mordendo il freno per poter tornare in campo e concludere la stagione 2020. Dall’altro il Ministro dello sport Vincenzo Spadafora, che preferisce andare con estrema cautela da questo punto di vista per evitare rischi inevitabili. L’ultimo DPCM ha aumentato, se possibile, la frattura tra i due mondi. La possibilità di tornare ad allenarsi in maniera autonoma e solitaria ha fatto porre alcune domande agli addetti ai lavori, tra questi anche Francesco Acerbi della Lazio.

Il difensore bianco-celeste e della Nazionale ha parlato ai microfoni di Lazio Style Radio: “Sul discorso della ripresa del campionato non voglio entrare nel merito, attendiamo le decisioni che saranno prese – le sue parole riportate dalla Gazzetta dello Sport – È giusto che venga valutato tutto e che ci siano tutte le cautele del caso. La cosa difficile da accettare è che dal 4 maggio potremo ricominciare a fare gli allenamenti individuali, ma non potremo farlo nei nostri centri sportivi. Saremo costretti ad andare a correre nei parchi, insieme a tanta altra gente, con livelli di sicurezza più bassi rispetto a quelli che ci sarebbero all’interno dei centri sportivi, dove le distanze sarebbero rispettate molto più facilmente. Siamo sbalorditi, vorremmo delle risposte”.

L’ex difensore di Milan e Sassuolo sottolinea quale sarebbe lo scenario nel caso della Lazio: “A Formello ci sono sei campi e tanti spogliatoi. E lo stesso vale anche per i centri sportivi delle altre squadre. Ci si potrebbe allenare uno alla volta, in assoluta solitudine, senza neanche vedersi con gli altri compagni. Faccio molta fatica a capire il perché di questa decisione, così come se lo chiedono tanti miei colleghi di altre squadre che sto sentendo in questi giorni”.

Acerbi, quindi, parla a livello nazionale e sul come un calciatore sta vivendo questa sosta forzata: “Nessuno pretende di voler a tutti i costi tornare a giocare. Lo faremo se ci saranno le condizioni e ci atterremo alle decisioni del Governo. Ma vorremmo almeno tornare a lavorare in maniera adeguata. Siamo professionisti che sono fermi da due mesi, vogliamo solo ricominciare ad allenarci individualmente in condizioni migliori di quelle che ci sarebbero andando a correre in un parco. Poi per il campionato si vedrà. È chiaro che a quanti in questo momento piangono la scomparsa dei propri cari non interessa nulla del calcio e del campionato, ma non dobbiamo dimenticare che il calcio è un’industria importantissima di questo Paese”. 

 

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alessandro.passanti@oasport.it

Twitter: @AlePasso

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Foto: Lapresse

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