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Calcio, Gabriele Gravina: “Non firmerò mai il blocco, sarebbe morte del movimento”

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Tanti indizi fanno una prova.Il campionato di calcio di Serie A sembra che non terminerà e si verso la chiosa anticipata. Sono questi i segnali che arrivano dal ministero dello Sport e dalla Sanità, per bocca di Vincenzo Spadafora e di Pierpaolo Sileri. La posizione del Governo, in attesa di comunicazioni ufficiali, pare orientata verso uno stop come in Francia e quindi quali potrebbero essere i possibili scenari?

Il più probabile è quello di uno Scudetto non assegnato e una Serie A a 22 squadre. Come è noto, l’Uefa ha fatto sapere alle singole federazioni che in caso di impossibilità a terminare la rassegna nazionale si dovranno comunicare i posizionamenti per l’Europa a tavolino, su una base “meritocratica”. Mentre per le retrocessioni, si potrebbe appunto pensare a un congelamento dell’attuale graduatoria con Benevento e Crotone promosse dalla B. Ovviamente questi scenari hanno un costo di non poco conto per le casse del “Pallone”. E’ su queste basi che si sviluppa la grande contrarietà del presidente della Figc Gabriele Gravina che, a margine del meeting online organizzato dall’Ascoli Calcio, ha dichiarato che: “Non firmerò mai per il blocco dei campionati, perché’ sarebbe la morte del calcio italiano. Con la chiusura totale il sistema perderebbe 700-800 milioni di euro. Mi auguro che il mondo del calcio, che ha un impatto altamente sociale nel nostro Paese, possa ripartire con minori individualismi. Il piano B in caso di stop definitivo del calcio? Il mio senso di responsabilità mi porta ad avere un piano B, C, D. Ma se esso deve far rima con ‘è finita’ dico che, finché sarò presidente della Figc, non firmerò mai per il blocco dei campionati. Io sto tutelando gli interessi di tutti.

Sento dire che dobbiamo aspettare il contagio 0 e il vaccino in questo modo in pratica ci stanno dicendo che non potremo disputare neanche il campionato 2020/2021. Quando sarà pronto il vaccino? Quando sarà disponibile? C’è differenza tra il gioco del pallone nelle piazzette e negli oratori e l’industria calcio, che è un’altra cosa. Ai calciatori con famiglie cosa diremo? Che magari per i prossimi 2-3 anni dovranno cambiare mestiere? Ogni giorno devo rintuzzare attacchi e la gente non capisce o fa finta di non capire. Ribadisco ancora una volta il concetto: io la firma su un blocco del campionato non la metterò mai. Se non ragionassimo come sistema, la ripartenza per i club avrebbe dei costi fissi ingenti. Non ci saranno incassi dai botteghini, ci saranno meno sponsor perché le aziende sono in difficoltà, la valorizzazione del prodotto correrebbe il rischio di avere meno peso specifico, ci saranno meno diritti televisivi. Dobbiamo fare una riflessione: non è il caso di fare una riforma, intesa come modalità di sviluppo sostenibile e non solo per quanto riguarda il format playoff/playout? E’ questo il tema su cui dobbiamo concentrarci: siamo gli unici in Europa ad avere cento squadre professionistiche e non si possono più sostenere. Questa è la mia progettualità e lo dico da imprenditore, non da politico, io non so fare politica; sono portato a fare i calcoli ed a capire le criticità delle Leghe. Il vero imprenditore deve alzare l’asticella della qualità“, ha concluso Gravina.

A questo punto si preannuncia una battaglia tutta politica? Vedremo.

 

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Foto: LaPresse

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