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Calcio, la ripresa del campionato: una partita tra salute ed economia in un contesto critico

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Sono giorni complicati o, per meglio dire, sono settimane complicate. Chiusi entro le mura domestiche si cerca in ogni modo di occupare il tempo e chi ha un proprio lavoro sfrutta la soluzione “smart working”. Un’opzione che però non vale per tutti e nel mondo dello sport le ricadute economiche della pandemia tristemente nota sono pesanti.

Nella giornata di ieri undici Federazioni Sportive Italiane hanno scritto un comunicato stampa congiunto indirizzato al Governo, chiedendo di intervenire in maniera tempestiva e strutturale per sostenere le società sportive che rischiano di sparire a causa della crisi economica scaturita dall’emergenza sanitaria. Tra le Federazioni firmatarie spiccano quelle di Ginnastica, Sport Invernali, Scherma, Canottaggio. Come si legge nella nota, per un movimento che influisce (considerandone anche l’indotto) per il 3,8% del PIL, i provvedimenti dell’esecutivo sono al momento insufficienti. Legato a questi aspetti economici c’è anche il calcio e la domanda che tutti si stanno ponendo è la seguente: giusto riprendere gli allenamenti e il campionato?

Se si va ad analizzare gli aspetti essenzialmente economici, le ripercussioni su un’interruzione dell’attività sarebbero rilevanti non solo per la disciplina, ma per lo stesso Paese. Di fatto, prendendo in considerazione la Serie A, si parla di una produzione di ricavi di circa 3 miliardi di euro annui, generando un indotto di 8 miliardi a beneficio dell’intera piramide calcistica, oltre a una contribuzione fiscale e previdenziale di 1 miliardo di euro. Numeri davvero notevoli.

Tiene banco però l’emergenza sanitaria. Di fatto i contagi, seppur in numero inferiore, ancora vi sono nel Bel Paese e l’assenza di un vaccino obbligherebbe le società a doversi attrezzare in maniera particolare per seguire un protocollo che non sarebbe alla portata di tutti. Per essere ancor più precisi, potrebbe essere gestibile solo dai club della massima serie. E poi la sicurezza dei principali attori in campo: come gestire uno sport di contatto in ambiente aperto? Possono i calciatori essere così tranquilli sul rettangolo verde, senza che il pensiero del virus possa cambiare le carte in tavola? Se lo sono chiesti, tra gli altri, Francesco Totti e Claudio Ranieri. Spetterà al Governo l’ultima parola, con un’opinione pubblica fortemente critica nei confronti del “Pallone”, descritto come il “Principe Giovanni” della situazione.

 

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giandomenico.tiseo@oasport.it

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Foto: LaPresse

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