Canottaggio
Canottaggio, Matteo Lodo: “Vogliamo una medaglia alle Olimpiadi nel 2021. In futuro potrei passare alla remata di coppia”
Dopo aver conquistato il bronzo a Rio 2016 nel quattro senza senior, Matteo Lodo ha centrato con Giuseppe Vicino il pass olimpico (non nominale) nel due senza senior per le Olimpiadi di Tokyo 2020: l’atleta delle Fiamme Gialle ha parlato con OA Sport del momento storico molto delicato che stiamo vivendo e delle attese circa la rassegna nipponica.
Cosa comporta per te lo slittamento delle Olimpiadi al 2021? Il DT Cattaneo punta su te e Vicino per il 2 senza. Saresti pronto anche per il 4 senza?
“Lo slittamento delle Olimpiadi è stato sicuramente una decisione difficile ma giusta, perché la situazione è sotto gli occhi di tutti e non c’erano i presupposti per affrontare i Giochi nel migliore dei modi. La salute ed il bene delle persone vengono prima di qualsiasi sport e di qualsiasi evento, quindi è stato giusto così. Per quanto riguarda la barca abbiamo un lungo percorso davanti, di almeno un anno, ci siamo tolti tante soddisfazioni col due senza, ma nello sport da qui ad un anno tantissime cose possono cambiare: stati fisici, infortuni e, perché no, anche avversari. Qualsiasi barca per andare a prendere un bel risultato andrà bene“.
Hai già al collo il bronzo di Rio. Quale sarà l’obiettivo per il prossimo anno?
“Sicuramente l’obiettivo che si dà ogni atleta è di andare a prendere le medaglie, perché quelle rimangono. Eravamo in un buon periodo, abbiamo fatto alcune buone prestazioni e c’erano i presupposti per riprovarci. Da qui ad un anno speriamo di arrivare ai Giochi pronti come lo eravamo adesso, anzi, dato che abbiamo un anno di allenamenti davanti, anche meglio, perché no“.
I fratelli croati Sinkovic arriveranno ai Giochi a più di 30 anni: sono battibili?
“Fino a 32-33 anni un anno in più non fa molta differenza quando sei un atleta di altissimo livello, e loro lo sono per doti innate e per la dedizione che mettono in allenamento. Diverso sarebbe stato se avessero avuto 36-37 anni, ma i Sinkovic sono atleti straordinari: hanno vinto nel quattro di coppia, nel doppio e nel due senza, non penso che per loro un anno in più sia un problema“.
Per te è impensabile poter passare in futuro alla remata di coppia, un po’ come hanno fatto i Sinkovic, ma con un percorso al contrario?
“Perché no, mi piacerebbe. Anche trovare nuovi stimoli fa sempre bene, sarebbe una cosa divertente provare a remare di coppia e magari provare a dire la mia anche lì, chi lo sa“.
Le Olimpiadi rappresenteranno per te e Vicino la chiusura di un cerchio dopo l’oro iridato del 2017 ed una lunga serie di infortuni?
“Sicuramente, perché comunque purtroppo a febbraio 2018 Giuseppe Vicino si è fatto molto male alla schiena, si è dovuto operare di ernia del disco ed ha saltato tutta la stagione, mentre io ho concluso sul quattro senza, poi nell’inverno successivo mi sono fatto male io e sono stato fermo fino ad un mese prima del Mondiale. Adesso eravamo arrivati al punto giusto della preparazione, per fortuna non avevamo avuto alcun infortunio, speriamo che da questo punto di vista tutto possa continuare così fino all’anno prossimo per arrivare preparati al 100%“.
Come ci si allena in questo periodo, senza poter affinare l’affiatamento con Vicino e senza avere un obiettivo preciso nel mirino?
“Alle prossime Olimpiadi arriverà al meglio chi con la testa avrà retto bene in questa situazione: adesso siamo ognuno a casa propria con il remoergometro, che è l’unico strumento che si può usare per la remata, e rimanere concentrati a far fatica da soli non è facile, vedendo un obiettivo così distante. Quando saremo tornati in barca l’affiatamento tornerà presto: con Giuseppe Vicino remiamo insieme dal 2011, quindi ritrovare il feeling non sarà un problema“.
In che modo stai vivendo questo periodo in cui tutta l’Italia è zona protetta?
“Vivo dentro casa con la mia famiglia, per quanto possa e riesca mi alleno, ho il remoergometro, la bike, faccio il massimo con quello che ho e spero che la situazione passi il prima possibile. La Federazione è stata molto disponibile con noi atleti, chi aveva bisogno di attrezzature poteva prenderle in prestito: tutti abbiamo almeno un remoergometro, e da quel punto di vista il 90% del nostro allenamento fisiologico è soddisfatto. Almeno noi remiamo, siamo più fortunati rispetto ad atleti di altri sport, che magari non possono neppure simulare il gesto atletico“.
Quanto è stato importante per la tua carriera l’ingresso nelle Fiamme Gialle?
“Io devo tutto alle Fiamme Gialle, ho iniziato sin dalle giovanili con loro, quando avevo undici anni, passando per allievi e cadetti, poi ragazzi e junior, ho vinto Europei e Mondiali di categoria, da lì ho fatto i concorsi e poi sono entrato nella Guardia di Finanza. E’ una cosa fondamentale, perché mi permette di dedicarmi totalmente all’allenamento da mattina a sera e di avere comunque uno stipendio. Le Fiamme Gialle sono come una seconda casa per me, essere cresciuto con loro è un’esperienza bellissima, che non ha prezzo. Essere in un corpo militare permette ad un atleta di alto livello di dedicarsi esclusivamente allo sport come lavoro”.
Hai 25 anni: intendi arrivare fino ai Giochi di Parigi 2024, e magari andare oltre?
“A meno di infortuni pesanti remerò finché sarò competitivo! Tutto quel che ti dà questo sport non ha prezzo: viaggiare, vedere altri posti e confrontarsi sempre con gli avversari sono tutte voglie che non passeranno mai! Non mi sono dato un limite, fino a quando ce la farò fisicamente darò il massimo per questo sport, poi al momento giusto dirò basta anch’io. Finito il quadriennio si tireranno le somme: è uno sport faticoso e logorante, ma finché arriveranno ancora i risultati si andrà avanti. Spero di avere ancora molto da dare a questo sport!“.
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roberto.santangelo@oasport.it
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Foto: Federcanottaggio